Cattivi ragazzi e dove trovarli

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Albus

«Eccoli...» piego il gomito dietro la testa e fingo di stiracchiarmi intanto che li osservo attraversare il corridoio centrale della Sala Grande l'uno a pochi metri dall'altra, le guance rosse per la corsa e le uniformi sottosopra.

Quindi sfioro la porzione di coscia che la gonna indaco di Rachel lascia scoperta e le restituisco il sorriso malizioso quando alza gli occhi nella mia direzione. È così bella al mattino.

Si sporge leggermente all'indietro per poterli guardare, la coda rosa penzolante e gli orecchini a forma di fungo che tintinnano e luccicano. Ed io la contemplo eccitato mentre porto alle labbra il mio bicchiere di succo di zucca mattutino, per un attimo, dimenticando i miei doveri di migliore amico che comprendono invece il tentare di non ridere difronte a quella che tra poco sarà una dettagliata esposizione della serie di sfortunati eventi che – e qui Scorpius fingerà di trovare molto interessante il tovagliolo – hanno portato al succhiotto sul collo della mia adorata cuginetta.

«Dove sei stata tutta la notte Rosie?» le domanda con noncuranza Rachel, spalmandosi della marmellata di mirtillo su un toast e dando una gomitata ad Alice, nascosta dietro la Gazzetta del Profeta.

«Biblioteca» bofonchia, sprofondando sulla panca di legno accanto a Fred e soffiandosi via dal viso i ciuffi rossi che le ricadono disordinatamente sulla fronte.

«E tu Scorp?» chiedo, fissandolo prendere posto accanto a lei.

«Dormitorio delle ragazze di Tassorosso» replica, sostenendo abilmente la mia occhiata di sfida e allentandosi il nodo già mezzo sfatto della cravatta.

Scambio un'occhiata complice con la mia ragazza (l'occhiata 'a loro due pensiamo dopo') e abbasso lo sguardo sulle sue dita che al momento pinzano il velluto nero dei miei pantaloni. La osservo posare il mento sul palmo della mano destra e invece continuare a stuzzicarmi con la mano sinistra. Sfoggia la sua espressione da finta santarellina, e lo sa, quanto mi ecciti vederla mordersi il labbro o giocare con i capelli in quel modo, con quell'aria innocente.

«Oh Potter!» la voce squillante di Dominique mi obbliga a dimenticare i miei pensieri a luci rosse e a prestare attenzione a mio fratello mentre si siede con l'eleganza di un elefante asmatico accanto a me.

«Quante volte dovrò ripetertelo?» sbuffa mia cugina, prendendo posto vicino a Scorpius e muovendo la cascata bionda dalla spalla alla schiena «non puoi dire fatto il misfatto ogni volta che finiamo di far-» Rachel scalcia sotto il tavolo e si schiarisce la voce, indicando con un cenno del capo i due bimbetti a pochi metri da noi, gli occhioni grandi e le faccine rosse.

Domi scrolla le spalle e mima a James un 'non finisce qui'.

«Ehi Al» ribatte invece lui, riempiendosi la bocca con una manciata di piume di zucchero «ogni tanto ci pensi che alcuni animali probabilmente hanno bisogno degli occhiali ma noi non lo sapremo mai visto che non sanno parlare?»

«Ma perch-»

«Certo che sì!» si intromette Lily, seduta alla destra di Fred, le treccine rosse e il maglione con la L ricamata «ci pensavo anche io l'altro giorno così ho infilato a Errol un paio di quegli occhialini che i babbani usano per andare in piscina»

«Ogni tanto mi domando com'è che siamo parenti» borbotto, scuotendo la testa rassegnato e versandomi altro succo di zucca.

«A proposito» esclama Fred, alzando la testa dalla sua lista della spesa per Zonko e mettendosi in disordine i dreads «le persone di solito non sono sempre sepolte con degli abiti eleganti?»

What's in a name? That which we call a RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora