Mi sto rotolando per la stanza, sdraiata a pancia in giù sul pouf più rattoppato e malmesso del dormitorio, a pensare a quanto inutile sia la mia esistenza, da più o meno due ore e mezza. Fuori piove. Di solito mi piace la pioggia. Ma oggi no, oggi è uno di quei giorni in cui la pioggia mi è odiosa quanto l'opinione sulle donne di Schopenhauer, quel vecchio bastardo che ci ha paragonate alle seppie.
Osservo le gocce inseguirsi sul vetro della finestra per poi bagnare la pietra del davanzale, il soffitto, le pieghe della tappezzeria, le lucine che decorano le tende rosso vermiglio, il legno dei baldacchini che scricchiola nella penombra, i bauli aperti che vomitano vestiti ai piedi dei letti, il disastro di libri sparpagliati per terra, i tappeti, le mensole vuote, i rigonfiamenti nei boxer dei modelli sulla parete, le lancette dell'orologio che mi tichettano nella testa.
Mi viene in mente una frase di Schopenhauer, che a dispetto di tutto, ho sempre trovato particolarmente azzeccata: la vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia. E per quanto mi costi ammetterlo, è in momenti come questo che mi accorgo che il bastardo delle seppie aveva ragione. Non sulle donne ovviamente, ma sulla vita.
È come se fossi sospesa nel nulla, stile ameba. Non faccio niente, non penso a niente, non sento niente. In realtà ho studiato tanto nell'ultimo periodo, ho letto tanto, ho passato nottate intere in biblioteca a cercare a vuoto una risposta. Come trovo risposte a domande che non so pormi? Per la verità non sono neanche fiera di essermi presa a testate contro l'anta dell'armadio sei volte, nel tentativo di raggiungere una qualche illuminazione divina rispetto a Rimnysm, ma ormai è fatta. Ora ho un bernoccolo gigante e sembro un unicorno.
Arraffo della pergamena dalla mia tasca sinistra, sfilo una penna dal groviglio rosso e pietosamente esplosivo dei miei capelli e abbozzo una lettera per mia madre. Sai mamma, nonostante io sia tornata ad Hogwarts mi sento più sola che mai. Ma poi la accartoccio. Non voglio che si preoccupi... Soprattutto ora che ho bisogno che mi tenga informata.
Ascolto distrattamente quelli che sicuro sono Matt e Baston tossire violentemente, di sotto, nella Sala Comune, ma non me ne preoccupo troppo, se sentirò silenzio tra qualche minuto vorrà dire che stanno crepando soffocati, e allora, e solo allora, alzerò le mie chiappe da questo pouf. «Avvertitemi quando state per morir-» grido, ma la frase mi muore in gola.
«Non crederai mai a quello che è successo!» la porta si spalanca di colpo e Dominique e Lola entrano come due furie, i vestiti sgualciti e bagnati, i visi puntellati di graffi e le espressioni da indemoniate (a quest'ultima in realtà ci sono abituata) mentre si cimentano in un discorso che non riesco a seguire.
Distinguo le parole mani lunghe, rissa, bulgari, Troll, Fred, signora Shrek, James, Troll, Shrek, Fiona, Fiona, Mamma, Harold, Ciuchino! Okay forse Fiona, mamma e Harold le ho aggiunte io ma posso giurare di aver sentito parlare di Shrek e Ciuchino.
E poi ancora Hogsmeade, esplosione, McGranitt, Scorpius, li ammazzerà, omicidio, merda, Rose, vai a fermarlo. Camminano avanti e indietro per il dormitorio, le mani nei capelli e le gonne strappate che svolazzano sulle gambe fasciate da una calzamaglia che puzza inspiegabilmente di bruciato, vaneggiando tutto questo e aspettandosi che io capisca. Tiro fuori dalla tasca destra della tuta il telefono e compongo velocemente il numero di Rachel.
«Pronto?» sussurro, portandomi il telefono all'orecchio e fissando quelle due leggermente inquietata.
«E poi SCABOOM! La strada! SCABOOM! L'ufficio postale! Ma gliele abbiamo suonate di santa ragione, Morgana puoi dirlo» esulta Lola, battendosi una mano sul petto.
«Rachel rispondimi ti prego» bisbiglio ancora una volta, rotolando sul pouf, il più lontano possibile da loro.
«Incredibile quanti usi si possano fare di un lampione, nevvero Rose?» gli occhi azzurrissimi di Dom mi hanno puntata.
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What's in a name? That which we call a Rose
FanfictionGli opposti si attraggono. Come no. È una di quelle tante stronzate che leggi nei biscotti della fortuna o che senti in quei podcast smielati tenuti da guru del sesso in andropausa. Anche in alcuni romanzi rosa, a dirla tutta, ma solo se ti piaccio...