Il salice piangente delle fate

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Piano terra, corridoio, Hogwarts
4 Marzo, ore 5.28 PM
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«Ohi, l'avete sentito dei due tizi mascherati che le hanno suonate a Munter e ai suoi?»

«Mmh» mi massaggio il collo a disagio e cerco di evitare lo sguardo di Albus, la giacca di pelle sulla camicia dell'uniforme, i capelli corvini in disordine e il braccio posato sulle mie spalle.

«Due geni del male» borbotta divertito Malfoy accanto a me e io vorrei rifilargli un'occhiataccia, lo vorrei davvero, peccato che di recente il mio corpo se ne sbatta le palle di quello che dice il mio cervello perciò invece gli batto il pugno di nascosto. Gli batto il pugno.

«Rose tu non hai idea di chi possano essere, non è vero?» il tono di voce inquisitorio di Rachel alle mie spalle mi fa sobbalzare. Frusta l'aria con quella sua coda rosa spumeggiante, la gonna bianca, un paio di libri stretti al petto e un lungo maglione verde.

«Thomas!» gli occhi di mio cugino si illuminano.

«Potter» lo saluta, tirandosi sulle punte per baciargli la guancia.

Approfitto di questo momento tra loro due per sfilare via da sotto l'ala di Al, afferrare Malfoy per la cravatta e marciare con lui al seguito nella folla di studenti diretti verso la Sala Grande. Onestamente non so perché abbiano richiamato con così tanta urgenza noi del quinto, tutto quello che sono riuscita a capire è che la McGranitt ha incaricato la Golfean, non ho idea di che cosa, ma il fatto che almeno ci sia la mia professoressa preferita mi tranquillizza.

«Ci farai scoprire, testa di rapa» sibilo invece a Scorpius, mollandogli la cravatta ma continuando ad affiancarlo.

«Oh andiamo, dov'è finita la mia partner criminale? Già ti sei pentita?»

«No che non mi sono pentita» soffio, impartendogli un buffetto sulla spalla senza ovviamente muoverlo di mezzo centimetro «è solo che ci terrei a non farmi espellere»

Si ferma di scatto e mi soppesa per qualche secondo. «L'ho capito il tuo problema, sai?»

«Ma davvero?» alzo gli occhi al cielo e riprendo a camminare.

«Tu Weasley non sai divertirti» mi segue e si batte una mano sulla fronte, come a rimarcarne l'ovvietà.

«Non mi dire» sbuffo, risistemandomi la tracolla accanto al colletto della lunga camicia a scacchi neri, bianchi e marroni.

«Riflettici bene, passiamo cent'anni da vivi e un'eternità da morti... E tu hai sprecato ogni singola serata dell'ultimo mese in biblioteca»

«E tu a feste clandestine a leggere di nascosto Hemingway»

«Come ti pare, ma vuoi dirmi che non ti sei divertita stanotte, con me?»

Ora sono io a fermarmi.

La tentazione di dire si, si è stata la miglior serata della mia vita, e mi sento viva solo quando sono con te, e mi odio per questo, perché al posto di odiare te, ora odio me stessa, quindi grazie tante Scorpius Hyperion Malfoy, perché probabilmente non ti ho ancora superato e quasi certamente provo ancora qualcosa per te, qualcosa che mi impedisce di pensare a nient'altro al mattino che ai tuoi zigomi e alle tue mani e (occasionalmente) alle tue mutande e quindi davvero, mi stai distruggendo, perché invece di impiegare le mie energie per trovare la forza di accettare che sono un fallimento totale, che il caso Rimnysm verrà archiviato e che sono un fallimento totale (l'ho già detto, lo so) ora sei tu al centro dei miei fottutissimi pensieri, ed è colpa tua, affascinante bastardo dagli occhi di ghiaccio.

What's in a name? That which we call a RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora