Domenica 13 Marzo, ore 5.18
Hogwarts
___«Grazie per avermi accompagnata»
«Ma ti pare, io venderei l'anima per te, Alice Paciock»
La osservo camminare accanto a me, gli occhi color cannella tanto simili alle vene arancioni delle foglie che pendono sulle nostre teste, il gilè grigio sopra la camicia, le maniche alzate e la chioma castana in ordine (ma solo grazie alla spilla) nonostante il vento che ci soffia contro.
«È che sai, di questi tempi, con gente come Munter a zonzo, non mi va di girarmene da sola sul tardi... Un giorno di questi Rose, dovresti insegnare a tutte noi a spaccare qualche culo»
Ridacchio, prendendola a braccetto e ansimando per la fatica della salita. «Non te l'ha già insegnato Roxy? Se la conosco, questo è decisamente materiale da primo appuntamento»
Arrossisce e mi scocca una finta occhiata di rimprovero.
«Come sta andando a proposito?» domando col fiatone, portandomi una mano alla fronte per contemplare la Guferia, anche se in contro luce.
«Bene» mormora, affondando il viso sulla mia spalla «davvero bene» rialza il capo e mi punta addosso quelle sue iridi dorate «e Rox è semplicemente perfetta, dolce, premurosa... E poi mi lascia il mio tempo e sento che le sto permettendo di conoscermi in un modo in cui forse nemmeno io conosco me stessa»
«Woah» la studio attentamente mentre sorride «non ti ho mai vista così»
«Potrei dire la stessa cosa di te»
«Eh?» chiedo, fermandomi e incrociando le braccia al petto, ma il vento si porta via la sua risposta.
Lascio momentaneamente cadere l'argomento, mi aggrappo al mancorrente della scalinata in marmo incastonata tra le rocce che sostengono la Torre Ovest e la salgo al fianco di Alice. Arrivate in cima, varchiamo la soglia e il solito meraviglioso odore di cibo per gufi e cacca d'uccello ci investe.
«Errol» lo chiamo e lui, finalmente libero degli occhialini da piscina, mi raggiunge, posizionandosi su una balla di fieno davanti a me. Un paio di civette lo stanno scrutando rapite quindi per fargli fare bella figura gli liscio le penne. Ecco, ora sono diventata la spalla in amore di un volatile. Grandioso.
Sospiro, tiro fuori la risposta mia e di Hugo alla lettera di mia madre e gliela lego alla zampa.
«Che diceva?» mi domanda Ali con aria ansiosa.
«Che è preoccupata per me»
«Beh lo eravamo tutti» distoglie lo sguardo e posa i gomiti sul davanzale che dà sull'esterno.
«Cosa intendi?» domando, imitandola.
«Ehm» si volta nella mia direzione «diciamo che fino solo a due settimane fa... Insomma tu... Rose per tutto gennaio e febbraio facevi dormitorio - lezioni, lezioni - biblioteca, biblioteca - dormitorio... Hai smesso di uscire con noi... Eri come... Spenta» si tortura il lembo della camicia bianca che fuoriesce dal gilè e abbassa lo sguardo.
«Ho smesso di uscire con voi perchè non volevo essere di troppo... Tu e Rox, Jamie e Domi, Rach e Al, Fred e Lola, Lily e Lys... E poi dovevo prepararmi per i G.U.F.O»
«Lo so, lo so» si sporge verso di me e mi prende le mani tra le sue «ma non eri di troppo, non lo sei e non lo sarai mai... Devi ficcarti in quella testa che alla gente piace stare con te, soprattutto con la nuova te»
«La nuova me?»
«La Rose che va alle feste dei Serpeverde, che finisce in punizione, che fa amicizia con Gabriella Nott, che non esita a gonfiare di botte i bulli... La Rose che spesso e volentieri se la svigna con Scorpius Malfoy»
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What's in a name? That which we call a Rose
FanfictionGli opposti si attraggono. Come no. È una di quelle tante stronzate che leggi nei biscotti della fortuna o che senti in quei podcast smielati tenuti da guru del sesso in andropausa. Anche in alcuni romanzi rosa, a dirla tutta, ma solo se ti piaccio...