Hai tutta la mia notte

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Rachel

Io ho una filosofia.

Una volta Rose ha citato, nel periodo in cui non faceva altro che parlare di autori i cui i cognomi fanno rima con 'koski', Charles Bukowski per l'appunto, il quale era convinto che un uomo aveva solo un'alternativa, e cioè vivere una vita frenetica o diventare un barbone. Ed è lì che mi sono detta: ma porca merda Rachel, tu questo manco lo conosci ed è riuscito a riassumere la tua intera esistenza in tre righe.

In effetti è stato quando i miei genitori sono morti che l'ho sentito per la prima volta. La visione. Il battito. La pellicola. Il vaso in frantumi. Quel susseguirsi di momenti e di vite che avrei vissuto. La sensazione di dover fare tutto e niente e di tenere la mente impegnata. O sarei impazzita.

Anche se in effetti, forse, ancora un po' pazza lo sono. Però ehi, io preferisco non chiedermi perché sia diventata un po' matta, ma piuttosto perché non lo sia diventata completamente... Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante... È meglio chiedersi che cos'è che ti fa restare intero.

Poetico non è vero? Eh, ma sono due ore che contemplo l'armadio con addosso solo l'accappatoio... Mi è sembrato abbastanza d'obbligo uscirmene con qualcosa di esistenziale. Anche se credo di aver sentito una cosa simile alla TV una volta, ma dato che - per la miseria - l'orologio del telefono segna le sette e trentacinque del mattino, ed io non mi ricordo neanche come mi chiamo, è semplicemente escluso che adesso mi metta anche a citare la fonte.

Aspetta un secondo. Le sette e trentacinque?! Merda, mi devo muovere. Mi sdraio per raggiungere, senza scendere dal materasso, il comodino e tiro fuori le mutande, il reggiseno e le calze.

Infilo tutto alla rinfusa, saltellando per la stanza e scattando in aria nel momento in cui la sveglia di Roxanne tuona sul suo comodino. Le teste delle mie compagne di stanza si alzano di scatto, i capelli pinzati tra le labbra, la bavetta che da un angolo della bocca si spalma sui cuscini e le espressioni frastornate.

<<DOMINIQUE IL BAGNO È MIO FIGLIA DI PUT->> urlano quasi tutte in coro, prima di essere interrotte dal rimprovero di Ali e dai sospiri di Lucy.

È una specie di tradizione, la guerra al bagno. Una tradizione che vede vincere da cinque anni ormai, sempre la Weasley-Delacour (la quale bara palesemente visto che il baldacchino suo e della Paciock è il più vicino al cesso). Ragion per cui, è dal settembre del primo semestre ad Hogwarts che mi sveglio con l'urlo 'Dominique il bagno è mio figlia di puttana', nelle orecchie o sulle labbra, s'intende.

Augusta sbuffa sonoramente e si stende sopra al letto lamentandosi come al solito, Lola si rintana sotto le coperte, Lucy si specchia nel suo pigiamino con le farfalle e Alice scende la scaletta del letto a castello insultandoci ad alta voce.

Roxanne balza agilmente fuori dalle coperte e si lancia a placcare Rose per le caviglie, venendo però investita da Lily che le taglia la strada, appesa alla tenda del suo baldacchino, tipo Tarzan, e atterrando invece sulla mia migliore amica che si spiaccica contro il pavimento sotto al peso della piccola Potter. Dominique, percorre quei cinque centimetri che la separano dalla vittoria in tutta tranquillità, sventola il dito medio e poi si chiude alle spalle, con un tonfo fortissimo, la porta del bagno.

<<Merda!>> impreca Rose, alzandosi in piedi, scollandosi la cugina di dosso e posando gli occhi su di me <<hai già fatto la doccia?>> domanda incredula, grattandosi quel suo crespo cespuglio rosso e sbattendo le ciglia confusa. Si girano tutte nella mia direzione con la stessa espressione strabiliata.

What's in a name? That which we call a RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora