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London, 1970.

Allison accettò svogliatamente di andare all'appuntamento con Adam

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Allison accettò svogliatamente di andare all'appuntamento con Adam. Aveva insistito fino alla nausea per un'intera settimana e quella sera si era detta di dargli una chance. Passò a prenderla dal suo appartamento alle otto in punto. Non la fece aspettare un minuto di più, e nemmeno lei. Così arrivarono in quel locale notturno, il Crown and Anchor, occupando un tavolo molto distante dal palco. "Se vuoi ci avviciniamo, se desideri ascoltare la band". "No no, preferisco anche io stare lontana dal casino" gli aveva detto, agitando le mani "Possiamo parlare più tranquillamente senza il fracasso della chitarra elettrica nelle orecchie". Allison annuì, ordinando una birra. Ci furono dei lunghi minuti di silenzio prima che la band iniziasse a suonare. Nonostante si fossero seduti lontani, il suono echeggiò nel locale impedendo ad Adam di parlare. Allison gli fu grata, poiché lo stava odiando ogni secondo di più. Le venne in mente di trovare una scusa per poter andare in bagno, e da lì scappare dalla finestra, ma resistette alla tentazione solo dopo che la canzone partì dal piccolo palco. Uno dei componenti presentò gli altri facendone i nomi. Nel pubblico, un ragazzo domandò dove fosse finito il cantante che c'era prima. "Chi sono?" domandò lei per farsi sentire da sopra la musica. "Chi?". "Quelli che cantano. Li conosci?" Adam fece spallucce, chiedendole se volesse un'altra birra. Lei accettò solo per farlo andare via e così raggiungere il pubblico per potercisi addentrare. Arrivò sotto al palco, ammirando il cantante che aveva una voce soave, melodiosa. Ascoltando le strofe e assaporando il suono della batteria di sottofondo, Allison iniziò ad apprezzare la band, la loro musicalità. Trattavano un genere nuovo, emozionante. Sembrò essere il loro debutto, visto che la maggior parte delle persone presenti applaudì come se non avesse mai ascoltato nulla del genere prima d'ora. 

Alla fine della canzone, lei venne tirata via da Adam. "Dio, sei sparita all'improvviso. Ho temuto che ti fossi data alla fuga". "Volevo ascoltare la band. Sono davvero bravi". "Sono rumorosi" sbottò Adam, porgendole il boccale di birra. "Appena finisci quella, andiamo via. Qui non si può parlare". Allison non voleva parlare, voleva sentire la musica senza farsi distrarre. Non ci sarebbe stato un secondo appuntamento con quel tipo rozzo, ma quella sera volle accontentarlo quindi lo seguì in un altro locale, guardando la band un'ultima volta prima di salire le scale. Un taxi li prese al volo, portandoli al Ye Olde Cheshire Cheese in Fleet Street. Camminarono su diversi gradini prima di raggiungere l'ingresso. Lì l'aria era leggermente diversa, e soprattutto più quieta. "Bene, perfetto" Adam si sfilò il giaccone,prendendo anche quello di Allison. "Qui si può parlare. Prendiamo un tavolo". Lei lo seguì, tenendo il muso lungo e il volto contrito. Quando il barman passò da loro, fu solo Adam ad ordinare. "Sei certa di non volere un'altra birra?"."Ne ho bevute abbastanza finora. Se ne prendessi un'altra, domani non mi sveglierei in tempo". "Hai lezione?". Allison annuì. "Quando torno a casa, devo rimettermi sui libri. E, a proposito..." sollevò lo sguardo verso l'orologio a muro "...è già molto tardi. Dovrei rincasare, sennò rischio di essere bocciata". "Dai, altri dieci minuti". Lei accettò di restare, ordinando una tazza di caffè. Quella l'avrebbe tenuta sveglia abbastanza a lungo, e soprattutto non l'avrebbe fatta addormentare al suono della voce del suo accompagnatore petulante. Appoggiò il mento sul palmo della mano, annuendo quando poteva, scuotendo la testa quando non era d'accordo con lui. 

Improvvisamente qualcuno urlò dal pianerottolo

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Improvvisamente qualcuno urlò dal pianerottolo. Dei passi veloci percorsero le scale. "Joe, prepara sei boccali di birra. C'è da festeggiare". Allison volse lo sguardo, ritrovando i quattro componenti della band all'ingresso. Con loro una ragazza bionda e una bruna. Si andarono a sedere al tavolo, ottenendo le sei birre in pochi minuti. "Incredibile. Non possiamo avere il silenzio nemmeno qui". Adam digrignò identi, sconvolto. "Sono quelli della band". "Ah sì? Sono rumorosi persino quando non suonano" lo vide lasciare una banconota da venti sterline sul tavolo. "Finisci il caffè e andiamo via". Allison alzò gli occhi al cielo. "Va bene, puoi smetterla di darmi ordini? Non sono la tua galoppina". Adam strabuzzò gli occhi. "Come dici?". "Sì, basta. Non ce la faccio più. Vuoi sempre parlare, ma se io non volessi parlare?". Il ragazzo non replicò. Pagò le sue due birre e il caffè, afferrando il giaccone per poter andare via. Lasciò Allison da sola, finalmente in pace con sé stessa. Si raddrizzò sulla sedia, sollevata. Poi tornò a guardare quelli della band, vedendo uno di loro andare verso il bancone. Lei prese tutto il coraggio possibile, allontanandosi dal tavolo per poterlo raggiungere. Gli occhi di lui la squadrarono dalla testa ai piedi non appena gli fu accanto. "Ehilà" disse, con un tono flebile e malizioso, facendole immediatamente capire che ci stava provando. "Ciao, sei il batterista di quella band che ha suonato stasera?". "In carne ed ossa, dolcezza. Siamo gli Smile. Vuoi un autografo?". Allison fece una smorfia. "Non siete così famosi, ma siete stati particolarmente bravi. I miei complimenti". "Ti ringrazio..." il ragazzo prese tempo. Sembrò parecchio giovane, ma era già abile con la batteria. Tornò a squadrarla, soffermandosi sulla sua scollatura. "Devi guardarmi ancora per molto o posso andarmene?". Il biondo si scusò, afferrando un boccale di birra con la mano destra. "Mi dispiace. Posso sapere il tuo nome?". Per un attimo pensò di non dirglielo, ma qualcosa in lui le ispirò fiducia. Non poteva essere peggio di tutti gli altri ragazzi che aveva incontrato. "Allison, Allison Zielinski". L'altro si presentò come Roger Taylor. Aveva lunghi capelli biondi e occhi azzurri. 

"Zielinski

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"Zielinski. È un cognome polacco, dico bene?". Lei annuì. "Non mi prendere per un intelligentone. Lo so perché il mio professore di Biologia si chiamava così". "Perché è mio padre". Roger sgranò gli occhi. "Dici sul serio?". Allison si limitò a fare di sì con la testa. Non sempre accennava al fatto che suo padre fosse un professore di un prestigioso college di Londra. "Comunque peccato, io adoro gli intelligentoni" ammiccò, girando i tacchi per poter tornare al tavolo. In pochi secondi Roger le fu accanto, chiamandola Allie. Solo sua madre la chiamava così. "Lo sono, sono un secchione. Mi sono laureato in biologia giusto quest'anno". "Quest'anno? Non dirmi che hai venti anni?". Roger disse di averne ventuno. "Non li dimostri. Te ne avrei dati venticinque, credimi". La ringraziò, offrendole una birra. "No, mi dispiace. Devo andare adesso. Devo svegliarmi presto domani" afferrò la giacca, infilandosela lungo le braccia. "Vai anche tu al college?". "Sì, e ne avrò per altri tre anni. Dopodiché mi laureerò anche io". Gli fece un cenno con la testa, avanzando verso la porta. "Aspetta, vorrei rivederti". "Non vado a letto con gli aspiranti musicisti, mi dispiace" lo guardò un'ultima volta in quei luminosi occhi azzurri, ammirando la sua chioma del colore del sole. Sorrise, scendendo le scale per poter prendere un taxi. La canzone del pub echeggiò la sua mente per tutta la notte, intanto che tentò di studiare il mattone che era il libro di Chimica. 

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora