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Farewells, 1991

Farewells, 1991

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Nonostante fosse costretto a restare a riposo per molte ore al giorno, lui volle comporre un'altra canzone che chiamò Mother Love. La registrò in tre giorni ma con il peggioramento della malattia, chiese a Brian di concluderla per lui aggiungendo la parte mancata che Freddie non era riuscito a registrare. Mary tralasciò i suoi doveri di moglie e madre per un po', andando a fargli visita anche cinque giorni a settimana, trascorrendo diverse ore con lui. Le domandò scusa diverse volte, per come l'aveva trattata e per come aveva chiuso la loro relazione. "Non è stata colpa tua, Fred. Ti ho perdonato anni fa". "Sei ugualmente l'amore della mia vita, lo sarai sempre". Mary sorrise, tenendogli la mano stretta nella sua. Oltre lei, pochi altri gli fecero visita in quelle ultime settimane. Tra questi il suo chef personale, che era anche un suo grande amico, e Peter Freestone, il suo assistente. Roger, John e Brian non gli fecero visita così spesso. Erano affranti, soprattutto John che si dimostrò il più sensibile. Allison si occupò prevalentemente del piccolo, ma un giorno di novembre riuscì a fargli visita, scoprendo che il peggioramento delle sue condizioni di salute gli avevano fatto perdere la vista e gli impedirono di alzarsi dal letto. Riconobbe ugualmente la voce dell'ospite. "Allie, sei tu?" lei gli si avvicinò, accarezzandogli la guancia. "Sono qui, Fred". "Hai portato il mio figlioccio?". 

"No, stava riposando. È a casa con Roger". Freddie strizzò le palpebre e lei notò delle lacrime che gli rigarono le guance. Alzò lo sguardo verso Jim che preoccupato se ne stava appoggiato alla porta. Lo vide tirare su con il naso prima di lasciarli soli. "Ti voglio bene, lo sai?". "Certo che lo so, Fred. Tu, i Queen, mio figlio. Siete i miei amori più grandi. Mi avete migliorato la vita. Sono orgogliosa di avervi conosciuto quel giorno. Vi amo infinitamente". Restò al suo fianco per qualche ora. Jim le disse che doveva riposare, quindi annuì sporgendosi su di lui per baciargli la fronte. "Tornerò a trovarti, Fred". Quando fu in auto, accese la radio impostando Innuendo ad alto volume. Era sola, affranta perciò si lasciò andare, scoppiando in un pianto liberatorio che la bloccò nell'abitacolo per un paio d'ore. Intorno a lei si fece buio e arrivato il crepuscolo ritornò a casa. Cercò di nascondere il rossore intorno agli occhi, ma il trucco non alleviò le macchie perciò entrò così. Roger non le domandò nulla. Semplicemente la abbracciò, piangendo a sua volta. 

[...] 

Consapevole del suo stato terminale, Freddie prese una decisione richiamando Jim Beach a casa sua. "Ho da fare un comunicato. Parlerò delle mie condizioni". Venne consegnato alla stampa il giorno seguente, e citava: "In seguito alle disparate congetture diffuse dalla stampa nelle ultime due settimane, desidero confermare che sono risultato sieropositivo e di aver contratto l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere privata questa informazione fino a oggi per proteggere la privacy di quanti mi circondano. Comunque è giunto il momento di far conoscere la verità ai miei amici e ai miei fan e spero che si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli di tutto il mondo nella lotta contro questa terribile malattia". Jim comprese che mancava poco, gli strinse la mano intanto che Freddie gli domandò quasi delirante di richiamare i ragazzi, Mary e Allison. Voleva tutti lì e allo stesso tempo non voleva essere visto in quelle condizioni. La febbre salì la mattina del ventiquattro novembre, causandogli una broncopolmonite. Jim, con l'approvazione di Freddie, decise di restare da solo insieme a lui in quella stanza angusta che puzzava di medicinali. Nel pomeriggio non ci fu più nulla da fare. Freddie Mercury lasciò la sua casa, i suoi amici, i suoi fan e volò via come uno spirito libero inconsapevole che avrebbe lasciato al mondo la sua voce melodiosa, la sua musica quasi surreale. 

Nessuno sarebbe mai riuscito ad eguagliare lui, o i Queen

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Nessuno sarebbe mai riuscito ad eguagliare lui, o i Queen. Lasciò al mondo la sua eredità tradotta in musica, mentre il suo patrimonio venne diviso, su sua richiesta, tra Mary e la sua famiglia. Il muro esterno della sua casa divenne il più grande tempio rock n' roll perché venne tappezzato da scritte e fogli dei suoi fan, che sempre avrebbero sentito la sua mancanza. La band non avrebbe mai superato il lutto, e infatti John Deacon si chiuse sempre di più in sé stesso, abbandonando il mondo della musica nel '93. Dichiarò che non poteva farcela, perché la morte di Freddie gli aveva lasciato un vuoto incolmabile. Brian e Roger organizzarono un evento a scopo benefico, un grande concerto a Wembley che avrebbe ospitato band come i Metallica, i Guns N' Roses, Def Leppard e gli U2 via satellite.

I proventi furono devoluti in parte all'associazione di beneficenza britannica che si occupava dell'AIDS, e un'altra parte venne usata per dare vita all'associazione The Mercury Phoenix Trust. La band si sciolse nel 1993, anche perché non riuscirono più ad avere il successo degli anni precedenti. L'assenza di Freddie prevalse su tutto. Roger continuò a suonare con i The Cross, anche se non vennero mai considerati all'altezza dei Queen. Brian si rimise sui libri, ottenendo un dottorato che stava rimandando da troppo tempo. Con il passare degli anni, la scomparsa prematura di Freddie Mercury si affievolì, diventando un flebile ricordo. Ciò nonostante, avrebbe unito persone, migliorato la vita dei ragazzi che sarebbero nati in quegli anni perché, sebbene non lo avessero conosciuto nel suo momento migliore, avevano conosciuto la sua musica. 

 

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Ebbene, anche questo capitolo della mia vita è finito. Spero che questa mia versione della storia dei Queen vi abbia fatto capire l'amore che provo per la loro musica, e il dolore che tutti i fan hanno provato appurando la scomparsa del cantante migliore al mondo. Freddie resterà sempre nel mio cuore. Con il sopraggiungere del trentesimo anniversario della sua morte, ho voluto scrivere e pubblicare questo romanzo anche in versione cartacea. Un mio tributo personale, il delirio di una fan sfegatata. 

 

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𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora