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May, 1975 

Non appena i Queen atterrarono all'aeroporto Heathrow, vennero richiamati dal produttore discografico Ray Foster

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Non appena i Queen atterrarono all'aeroporto Heathrow, vennero richiamati dal produttore discografico Ray Foster. Voleva informarsi sul tour e su ciò che avrebbero fatto dopo. L'incontro comprese anche il loro manager, Paul Prenter e l'avvocato della band, Jim Beach, che Freddie ironicamente decise di soprannominare Miami. "Cos'avete intenzione di fare adesso?" domandò il produttore da dietro la sua scrivania. "Abbiamo bisogno di pezzi come Killer Queen in radio. Musica che coinvolga persone di tutte le età...". "Non produciamo pezzi in serie..." iniziò a dire Roger, con l'approvazione degli altri componenti della band "...non possiamo fotocopiare Killer Queen". Nel contempo Freddie raggiunse il giradischi, impostando un vinile sotto alla puntina. "No, ma possiamo fare di meglio" dichiarò, facendo partire la base musicale. I tre immediatamente riconobbero il componimento teatrale L'amour est un oiseau rebelle. L'aria della Carmen di Bizet echeggiò nella stanza sulle sue note delicate. "L'opera!" dichiarò John Reid, seguito da Paul. "Siete a conoscenza che a nessuno piace l'opera?" domandò Foster. "A me piace" rispose Reid "...anche a me" riprese l'avvocato. 

"Non preoccuparti, tesoro. Il disco sarà rock n roll, con la grandezza dell'opera..." ammise Freddie restando in piedi accanto al giradischi "...il pàthos della tragedia greca, l'arguzia di Shakespeare. La gioia debordante del teatro musicale. Sarà una vera e propria esperienza musicale". Roger, Brian e John annuirono ad ogni sua singola parola. "Non sarà un altro banale e insulso disco. Si chiamerà A Night At The Opera, e sarà qualcosa in cui la gente troverà un senso di appartenenza". "Siete sicuri di quello che state affermando?" domandò Ray, corrugando la fronte. Non era pienamente d'accordo con la band. "Noi siamo sicuri, e lei?" Foster non rispose. "Sono certo che un uomo con i suoi gusti, non abbia paura di correre il rischio". Il produttore subito scosse il capo, scarabocchiando qualcosa su un documento. "Spero di non dovermene pentire..." iniziò a dire, schiarendosi la gola "...però non posso permettervi altre distrazioni. Vi manderò altrove ad incidere quel disco". "Altrove?" domandò Roger, turbato. "Siamo appena tornati da un tour di sei mesi e lei ci vuole allontanare da Londra ancora una volta?". Ray fece spallucce. "Voi avete voluto il successo. Adesso dovrete subirne le conseguenze. Vi do sei settimane" li congedò mentre insieme all'avvocato e ai due manager lasciavano l'ufficio di quell'uomo scorbutico. 

"E adesso Allison chi la sente?!" si disse il biondo, entrando nella limousine. Non vedeva l'ora di rivederla. Solo la settimana seguente sarebbero dovuti partire per Rockfield, per alloggiare in una campagna sperduta. Annunciò all'autista l'indirizzo di Allison. Quando lo lasciò davanti alla sua porta, era quasi ora di pranzo. La vide sulla soglia, con una sottoveste azzurra che sulla sua carnagione scura sembrava un quadro di Monet. "Mi sei stato fedele?" gli domandò, tenendolo sullo zerbino. "Ti assicuro che questi due occhi non sono riusciti a guardare nessun'altra ragazza". Lei si sporse sul ciglio, tirandolo a sé per la camicia. "Allora meriti una ricompensa". Pensò di dirle subito della reclusione in campagna, ma le sue labbra lo catturarono quasi all'improvviso, impedendogli di parlare. Lo liberò della giacca e della camicia, gettandole per terra. Lui fece lo stesso con la sua sottoveste e, con sua sorpresa, scoprì che sotto era nuda. La fece indietreggiare verso il letto, infilando le dita tra i suoi capelli neri. Le lenzuola di seta li avvolsero, accogliendoli tra le coperte roventi. [...]

Si voltò verso di lei intanto che socchiudeva gli occhi. "Dimmi che non hai mai fatto questo genere di cose con Brian". Lei corrugò la fronte. "Intendi il sesso?". "No, purtroppo so per certo che quello l'avete fatto. Intendo farti trovare seminuda al suo ritorno". Allison mostrò un sorriso sardonico. "Che tu ci creda oppure no, sei il primo a cui mostro questo mio lato, come dire, estroverso". Roger sorrise, ma poi si fece serio. "Non mi odiare". "Perché dovrei odiarti?" domandò lei, mettendosi a sedere. "Foster ci manda in campagna ad incidere il disco. Dice che dobbiamo stare lontani dalle distrazioni". "E quanto ci starete?". "Sei settimane". Allison scosse la testa. "So che non dovrei prendermela. È il mondo dello spettacolo, no? Qualcuno che è famoso non resta mai per troppo tempo nello stesso posto, giusto?". "Io resterei a Londra, per te. Ma Ray insiste affinché incidiamo un nuovo disco. Freddie sembra avere un'idea chiara sulle nuove canzoni". Lei si alzò dal letto, infilandosi nuovamente la sottoveste. "Quando partirete?". "Lunedì prossimo. Abbiamo ancora sei giorni". Allison gli diede le spalle, reprimendo le lacrime. "Vado a farmi una doccia". Si chiuse in bagno, avviando l'acqua dal doccione. Si domandò per quanto potesse durare quella situazione gravosa. Risultò particolarmente difficile essere la compagna di un batterista famoso. Dopo ogni album, la band doveva partire per un tour. Album, tour, album, tour. Ci era già passata con Brian ma la relazione con Roger era completamente diversa.

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora