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Brian controllò quelle frasi senza carpirne il vero significato

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Brian controllò quelle frasi senza carpirne il vero significato. Dietro a quelle parole colme di disagio e incomprensione, si celava la vera anima di Freddie Mercury. I tre non si seppero mai spiegare cosa avesse scaturito quel testo nel loro eccentrico amico dalla voce melodiosa, però la accolsero positivamente trovandola originale e intrigante. Immediatamente Brian si mise a lavoro per poterne creare una base con la chitarra. Si chiuse nello studio di registrazione con i microfoni accesi, intanto che gli altri se ne stavano seduti dietro al vetro. "È bellissima, Brian ma manca qualcosa" commentò Freddie parlando all'altoparlante. "Suonala come se fosse tua". "L'ho scritto io questo pezzo, infatti". Freddie rise sotto i baffi. "Lo so, ti prendevo per il culo. Dagli un po' più di corpo..." Brian tornò con le dita sulle corde. "Corpo? Un po' più di animo?". "Sì, rendila più rock n' roll". "Per quello sono sempre pronto, Fred". Nel frattempo Freddie pensò a come rendere più corposa quella canzone, che solo dalle prime strofe dava l'idea di essere un capolavoro. "Ah, e poi ci sarà la parte operistica". Brian sgranò gli occhi, intanto che Roger e John si rivolsero uno sguardo scettico. Freddie batté le mani. 

"Impazzirai". Gli altri non poterono far altro che acconsentire a quella sua idea apparentemente impossibile da realizzare. Nessuno, compreso Freddie, sapeva il vero titolo di quella canzone. Perciò decisero ironicamente di chiamarla "La cosa di Freddie". Quando lui fu completamente soddisfatto del pezzo scritto da Brian, concedette loro delle ore di libertà. Arrivò luglio e i quattro iniziarono a sentirsi l'alito di Ray Foster sul collo. John andò quasi in paranoia una sera, comprendendo che molto probabilmente non avrebbe assistito alla nascita del suo primo figlio. "Ma non esiste un telefono in questo schifo di posto?" urlò una mattina, svegliatosi madido di sudore. Gli altri erano completamente d'accordo con lui. Li sembrò di impazzire. Nel pomeriggio si rimisero a lavoro sulla canzone di Fred. Diede modo a Roger di far uscire la sua voce. "Non sei uno strumento, Rog. Fa' come in My Fairy King". "Dovrei cantare? E la batteria?". "Ci sarà modo di usare pure quella". Freddie gli affidò la parte operistica, porgendogli lo spartito. "Galileo?" il cantante annuì, quindi l'altro raggiunse la stanza insonorizzata dietro al vetro. 

Fecero partire la base e Roger tirò un grosso respiro, cantando: "Galileo, Galileo, Galileo Figaro". Lui era ben noto nel gruppo per la sua ampia estensione vocale. Era abile con il falsetto e con la batteria. "Prova a farla più alta" gli consigliò Freddie, quindi ci riprovò. Dopo vari tentativi, Fred era ancora insoddisfatto. "Più alta". "Ma quanti Galileo vuoi ancora?". "Finché non sembrerà un minimo decente". Roger alzò gli occhi al cielo. "Non è che poi il nastro finisce?". "In realtà il nastro si sta logorando, non durerà molto..." rispose John, controllando il suono dal mixer. "...nemmeno noi. Siamo in ritardo di tre settimane" commentò Brian dal divano. Ray aspettò quel disco per tutto il mese di giugno. Non volevano deluderlo, ma ogni cosa richiede il proprio tempo. Roger provò un'ultima volta, percependo qualcosa raschiargli le corde vocali. "Mi sono arrivate le palle in gola..." commentò infine "...abbiamo finito?". 

Freddie annuì

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Freddie annuì. "Favolosa. Favolosa, Rog". "Finalmente" Roger si mise con le mani sui fianchi, ispirando a lungo. "Facciamo una pausa adesso, vero?". "Hai il permesso di bere un po' d'acqua, sì" dichiarò Freddie, ricontrollando la canzone. [...] 

Dopo l'assolo di Brian, Roger dovette cantare un'altra strofa. "He's just a poor boy from a poor family. Spare him his life from this monstrosity...". Trascorso qualche giorno, fu il momento di inserire un coro. Tutti e quattro si incastrarono dentro ad una cabina insonorizzata, accalcandosi su di un unico microfono. "Bismillah! No - we will not let you go - let him go. Bismillah! We will not let you go - let him go. Bismillah! Wewill not let you go - let me go. Will not let you go - let me go (never) Never let you go- let me go. Never let me go – ooo. No, no, no,no, no, no, no - Oh mama mia, mama mia, mama mia let me go. Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for meeeeee". 

Quando terminarono di comporre quella canzone, dovettero solo scegliere i pezzi da mostrare al produttore discografico

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Quando terminarono di comporre quella canzone, dovettero solo scegliere i pezzi da mostrare al produttore discografico. Roger chiese un'ultima opinione a Freddie riguardo la sua canzone. "I'm in love with my car. È la tua risposta definitiva, Rog?". Il biondo era risoluto e fiero del suo primo componimento. "A Ray Foster piacerà". "Non deve piacere a lui, ma ai nostri fan" ribatté Brian. Roger fece spallucce. "Non mi importa. Credo in quello che ho scritto e lo mostrerò a Ray". Il disco avrebbe contenuto dodici canzoni, sette sul lato A e cinque sul lato B. Freddie e Brian erano stati i più prolifici, componendo quattro pezzi ciascuno. Alla fine del mese, finalmente erano liberi di poter lasciare quella casa angusta. John si affrettò a raggiungere la moglie in ospedale, che per sua fortuna aveva resistito affinché il marito tornasse in tempo. Freddie pensò di non raccontare a Mary di quanto era successo in campagna e che cosa ne era derivato. Roger attese nella sua macchina fuori all'appartamento di Allison, domandandosi perché non fosse riuscito a comporre una canzone per lei. 

P.S. Mi sono commossa scrivendo questo capitolo. Bohemian Rhapsody mi crea un subbuglio interiore che non sono riuscita a provare con nessun'altra canzone. Ho immaginato Freddie mentre la scriveva, ed ho percepito gli stessi brividi lungo la schiena. Che dire, amo i Queen. 

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora