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L'Uris Theatre vendette così tanti biglietti da ospitare la band per sei date consecutive. L'ultimo concerto strabordava di luci psichedeliche puntate con l'occhio di bue su Freddie, e di urla frenetiche di fan impazzite. Passarono un giorno in totale tranquillità prima di poter prendere l'aereo per Londra. Freddie ancora scalpitava per il successo ottenuto, e camminò in Times Square facendosi spazio tra la folla. Fermandosi a fare foto con i fan e davanti alle vetrine dei negozi per acquistare qualche abito sgargiante. Allison lo prese sottobraccio, passeggiando con lui quasi in sincrono mentre gli altri se ne stavano sul retro a guardarsi intorno. "Siate meno rigidi, tesori. Siamo a New York, nella grande mela" urlò Freddie attirando la loro attenzione. "Non possiamo mica metterci a ballare, o spogliarci" spiegò Roger, irritato. Nell'ultima settimana non c'era stata nessuna ragazza al suo fianco, il che era tutto dire. Brian invece camminò con quel suo muso lungo e le mani nelle tasche della giacca. Le precedenti sere in hotel erano state diverse dal solito. Brian e Allison non condivisero più la camera da letto. Improvvisamente lei sfilò il braccio da quello di Freddie e indietreggiò, afferrando dolcemente la mano di Brian. Lui si mostrò sorpreso e turbato dalla sua improvvisazione. "Facciamo pace?" gli domandò, sbattendo le ciglia. Brian si sciolse come un gelato al sole, accettando. 

Le loro dita restarono intrecciate fino al ritorno in hotel

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Le loro dita restarono intrecciate fino al ritorno in hotel. Cenarono per l'ultima volta in quella maestosa suite del Park Lane, facendosi portare il servizio in camera. Tutti si riunirono nella stanza più grande, mangiando allegramente. Alla fine, Freddie alzò il calice per fare un brindisi. "A cosa brindiamo, Fred?". "A questo primo epico tour negli Stati Uniti. Che possano essercene altri. Al futuro dei Queen!". I calici si elevarono in aria, e con essi le risate dei cinque ragazzi presenti. Le loro palpebre calarono intorno all'una di notte, e si addormentarono tutti insieme su di un unico materasso, percependo il suono flebile e lontano dei rumori della città. Allison aveva le braccia aperte sul letto. Alla sua destra c'era Brian che spingeva la fronte contro la sua tempia, ronfando lievemente. Dall'altro lato, Roger si era addormentato con le dita che cercavano le sue. Solo al mattino, Allison ritrovò la mano di Rog nella sua. Fu tentata di fare finta di niente e rimettersi a dormire, ma i suoi occhi si posarono sulla sveglia. Subito chiamò i ragazzi a gran voce, facendoli svegliare. "Abbiamo l'aereo tra due ore". Camminarono su e giù per la stanza, facendo volare vestiti e imprecazioni. Con il respiro affannoso, presero l'ascensore per potersi dirigere in aeroporto. Imbarcarono le valigie, lasciando i biglietti alla hostess. Questa volta non fu Brian a sederle accanto, bensì Roger. Gli altri si accomodarono sui tre sedili centrali accanto a loro. Il biondo si mise comodo, posando la mano sul bracciolo. "Bene, bene. Siamo rimasti finalmente soli". Lei aggrottò la fronte, perplessa da ciò che Roger stava tentando di dirle. "Adesso possiamo parlare". "Di cosa vuoi parlare?". Lui si girò a guardare nel corridoio prima di continuare. "Penso di averti detto una cosa quando eravamo ad Harrisburg, ma non ne sono del tutto certo..." lei ingoiò la saliva e fu grata alla hostess che stava passando proprio in quel momento con il carrello delle bevande. "Si possono avere due caffè?". Roger si voltò verso di lei. "Niente cognac stavolta?" Allison scosse la testa. La hostess porse loro i bicchierini di plastica e quando andò via, notò un particolare interessante. Roger non l'aveva seguita con lo sguardo per guardarle il fondoschiena. Anche questo fu molto strano. "Che ti sta succedendo, Rog?". "Cosa intendi?". Continuò a tenere il bicchierino colmo di caffè nella mano destra, gli occhi nei suoi. 

"L'hai vista la hostess?"

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"L'hai vista la hostess?". Lui sembrò tentennare prima di annuire. "Ti sembra strano che non ci abbia provato?". "Parecchio strano, sì". Roger soffocò una risata, evitando l'argomento. "Ti stavo parlando di quello che credo di averti detto mentre ero semi addormentato e ubriaco". Lo ascoltò, portandosi il caffè alla bocca. "Ero parecchio sbronzo quel giorno, ma sono certo di averti chiesto di darmi una possibilità. È così?". Allison annuì, serrando le labbra. "Tu non mi hai risposto". Lei sgranò gli occhi. "Volevi una risposta? Ti sei addormentato immediatamente e non ci siamo più parlati da allora". "Ma ci hai pensato?". Iniziò a mancarle l'aria. Volse lo sguardo verso l'oblò, poi cercò Brian oltre la spalla di Roger. "Sto con il tuo amico, Rog. Che possibilità dovrei darti? Io e te siamo amici da anni, ormai. Non riesco a vederti in altri modi". Le sembrò che soffrisse dopo la sua confessione. Non era da Roger reagire così ad un rifiuto. Si infilò le cuffie, evitando di guardarla nelle seguenti cinque ore. Quando il pilota dichiarò che l'aereo stava per atterrare ad Heathrow, Allison gli sfiorò il braccio. "Siamo arrivati". Lui rimase impassibile. 

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora