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London, 1989

London, 1989

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Appurata la notizia che era ufficialmente in attesa di un mese, Allison approfittò dei giorni liberi per poter contattare Freddie. Lui non rispose e nemmeno Jim. Quindi decise di andare di persona. Il compagno le aprì la porta. "Ho chiamato diverse volte. Cosa è successo?". "Ehm, Freddie è sempre occupato, a comporre". Lo trovò in cucina, intento a mangiare la sua colazione. Era in vestaglia, i capelli scompigliati, il viso smunto. "Fred?" lo richiamò, facendolo voltare. Lui le andò incontro, abbracciandola. "Che ci fai qui?". "Volevo darti una notizia. Sei il primo a saperlo perciò..." Freddie e Jim attesero che parlasse. "Io e Roger aspettiamo un bambino". La abbracciarono, congratulandosi con lei. "Di quanto sei?". "Un mese, vedi" gli indicò il lieve accenno di pancia sotto la t-shirt. "Che carina, tesoro. Oh, sono così felice" Freddie si commosse, poi si chinò in avanti preso da un'improvvisa tosse secca. Continuò a tossire, intanto che Jim lo aiutò a rimettersi in piedi. "Fred, stai bene?" gli domandò Allison, preoccupata. "Oh, sì. È sempre quest'influenza che non mi abbandona mai". 

Quando lo guardò negli occhi e notò del sangue sul labbro inferiore, capì che mentiva. "Fred, tu non stai bene. Cos'è questo sangue? Dimmi che cos'hai". "Non ho niente, te l'ho detto" si rimise a sedere, posando le dita sul manico della tazza del tè. "Non puoi nascondermi nulla, lo sai". "Non voglio arrecarti alcun dolore. Sei incinta e...". "Mi arrechi un dolore se non mi parli. Avanti!". Jim li lasciò da soli dopo un cenno del capo che gli aveva rivolto Freddie. "Meglio che tu ti sieda". Prese tempo, accartocciando il tovagliolo di stoffa nella mano ossuta. "Lo sa solo Jim. Non volevo dirlo a nessuno perché io stesso non riesco ancora ad accettarlo". "Accettare cosa?" lo vide tirare un grosso respiro. Ci mise un po' prima di sputare il rospo. "Ho l'AIDS, Allie. L'ho contratto due anni fa". "Due anni?" le mancò il respiro. "Ce lo hai tenuto nascosto per due anni? I ragazzi non lo sanno?" Freddie scosse la testa. "Non ho bisogno di sguardi colmi di pietà che mi fissano". "La loro non sarebbe pietà. Sarebbe amore, dedizione. È questo che proviamo per te, sei la nostra roccia. Il cardine dei Queen, colui che tiene tutti gli altri sulla stessa lunghezza d'onda". Lui non parlò, quindi si limitò ad abbracciarlo. "Fred, ti prego. Devi dirlo agli altri". 

Dopo vari tentennamenti, accettò di incontrarli e lo fece quel giorno stesso. Per sua fortuna, Allison non dovette tenere anche quel segreto. In confronto alla dichiarazione di Brian di qualche anno prima, questa volta si sarebbe sentita un masso sullo stomaco. Si incontrarono tutti a casa di Freddie. Allison seguì Roger, trattenendo le lacrime per tutto il tempo. Lei lo sapeva già l'enorme segreto che stava per svelare, ma era una ferita che non si sarebbe mai rimarginata. "Ragazzi, devo farvi un annuncio" gli altri attesero, impazienti. Notarono la sua nuova forma fisica, ma non avevano sospetti finché: "Ho preso l'AIDS". John fu il primo a mostrare le prime lacrime. Brian indugiò mentre Roger si portò una mano alla bocca. "No, vi prego. Non guardatemi con quegli occhi. Non compatitemi. Continuerò a suonare e a fare quello per cui sono nato. Non lascerò questa terra finché non sarò soddisfatto dei risultati". Il biondo scoppiò in un pianto liberatorio, e con sorpresa di tutti si accasciò sul pavimento. Freddie si avvicinò, mettendogli le mani sulle spalle. "Rog, perché fai così?". "Ma come?" domandò con voce soffocata. "Per quello che hai appena detto". "Non devi essere triste. Continuerò a riprenderti ancora per un po', e non puoi buttarti giù così. Hai qualcuno a cui badare". Allison annuì sullo sfondo, osservando tutta la scena. Anche lei si avvicinò a Roger aiutandolo ad alzarsi. "Per favore, adesso possiamo provare ad incidere un nuovo album? Ho delle idee". I tre annuirono tra le lacrime. 

Si lasciarono andare ad un abbraccio di gruppo

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Si lasciarono andare ad un abbraccio di gruppo. "Vi voglio bene, ragazzi anche se piangete come tre femminucce". Non appena si divincolò da loro, tornò a tossire e gli altri si guardarono, scuotendo la testa. Nessuno riuscì mai ad accettare quella condizione. Tra loro non era mai stato tutto rose e fiori, però una cosa importante l'avevano imparata. La famiglia rimaneva sempre unita, nonostante tutto. In quegli ultimi tempi, i Queen composero una specie di album tributo che racchiudeva tutti i venti anni trascorsi insieme. Quel disco era nato in tutta fretta, poiché Freddie sapeva di avere i giorni contati. A discapito della sua salute, si tenne occupato tutti i giorni allenando la voce ormai rauca. Non era passato nemmeno un mese dal termine delle registrazioni di The Miracle che Freddie pensò al prossimo. Innuendo, che vuol dire insinuazione. La pietra miliare nella discografia dei Queen. 

Per registrarlo, si esiliarono a Montreux, ai Mountain Studios di proprietà della band. Roger si confidò con Allison prima di partire. "Sai che io non potrò venirci. Non sono nelle condizioni giuste" dichiarò, sfiorandosi la pancia di tre mesi di gravidanza. "Lo so e vorrei tanto rimanere con te e con il pargoletto, ma sento di dover accettare tutte le condizioni imposte da Freddie". "Esatto. Devi dire di sì a tutte le sue pazzie". "Ha in mente di dedicare una canzone al suo gatto". Allison soffocò una risata. "Ah, Freddie. Mi rende felice e triste allo stesso tempo". Roger si sporse su di lei per baciarla, poi sfiorò la pancia. "Ciao piccolo, o piccola. Papà tornerà presto". Allison sorrise, sfiorandogli i capelli. "Sei così dolce. Promettimi che mi chiamerai". "Certo, non sarà come a Rockfield. Avremo i nostri modi di comunicare con il mondo esterno". "Abbraccia i ragazzi per me". Roger annuì, salutandola sulla soglia della porta. 

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora