Capitolo 3

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CAPITOLO 3
Oggi è il grande giorno. Purtoppo è già passato un mese da quando mio padre, nel suo ufficio mi ha dato la terribile notizia e a minuti il mio futuro sposo dovrebbe arrivare.
In casa sono tutti molto agitati, i domestici girano di continuo per far sì che tutto sia perfetto e mia madre non fa altro che sgridare tutti, sopratutto mia sorella Betti che si è appena svegliata e ovviamente non è pronta. Io invece, non ho proprio dormito questa notte a causa dell'ansia, per un nanosecondo mi è balenata in testa l'idea di fuggire, ma non avrei mai avuto il coraggio di farlo per paura delle terribili conseguenze. Così giro per la casa dalle sette di questa mattina, ho fatto colazione con una banana perchè non avevo per niente fame, ma vorrei evitare di svenire e svogliatamente ho cercato di prepararmi per sembrare il più decente possibile.Ho indossato l'abito rosa pesca comprato con mamma qualche settimana fa, un paio di decolletè per sembrare un po' più alta e un trucco molto leggero per risaltare i miei occhi celesti.
<Eleonora, vieni nel mio ufficio tesoro, Elias è arrivato.> Mio padre mi risvegliò dai miei pensieri immediatamente. Non so con quali forze mi sono alzata dal divano ed ora mi ritrovo davanti alla porta del suo ufficio, ma non ho il coraggio di bussare. So bene che non è per niente buona educazione far aspettare gli uomini, ma le mie gambe non riescono a schiodarsi dal pavimento.
<Eleonora?! Sei ancora qua? Bussa ed entra nell'ufficio di tuo padre, sennò lo farai arrabbiare!>
<Si mamma!>
Appena sentii pronunciare 'entra' da mio padre aprii la porta e mi ritrovai tante paia di occhi a fissarmi, i Salvatore non erano venuti da soli. C'era Donatello,Elias con i suoi due fratelli e quattro guardie del corpo; anche se nessuno dei fratelli ha bisogno di essere difeso. Sono tutti molto alti e molto muscolosi, sarebbe difficile per qualsiasi uomo, persino quelli di mio padre scontrarsi in un corpo a corpo con uno di loro, soprattutto con Elias. Lui è quello più alto e muscoloso, vicino a lui, io sembro una formica.
A fare da spalla a mio padre invece c'è suo cugino, Damiano con i suoi due figli, Vincenzo e Michele. Vincenzo ha due anni più di me e fa già parte della Familia, Michele invece è molto più piccolo, ha solo nove anni, ma so che cercano già di addestrarlo, per questo è presente a questa 'riunione'.
Da quando sono entrata nella stanza, nè Vincenzo nè suo padre Damiano riescono a staccarmi gli occhi di dosso, mi guardano come i bambini dell'asilo guardano il nuovo giocattolo; tutto ciò mi mette troppo a disagio.
L'unico invece, che non mi ha degnato di uno sguardo da quando sono entrata è Elias,pare sia troppo impegnato a impartire ordini ai sui uomini.
Devo  riconoscere che è veramente bello, come nelle foto. Questo ragazzo ha solo tre anni in più di me, ma in questo momento la differenza tra noi sembra abissale, lui è un uomo fatto, lo si nota dagli atteggiamenti, dalla postura ed è molto sicuro di sè , io invece sono solo una ragazzina.
<Signori, vi presento mia figlia Eleonora.>
<Buongiorno> dissi con un filo di voce
<Elias, spero sia di tuo gradimento!> Appena sentii mio padre pronunciare quelle parole volevo sprofondare sotto terra. Non lo ha detto davvero!
<Se non lo fosse, Toni, non sarei ancora qui.>
<Ottimo signori, allora vorrei invitarvi tutti nel giardino dove è stato allestito il tutto per questa magnifica festa.>
Mentre tutti gli uomini seguivano mio padre verso il giardino, cercai di svignarmela per le scale e correre in camera mia, per stare un po' da sola, ma purtroppo le mie  intenzioni vennero subito interrotte.
<Che fai, scappi dalla tua festa?>
<Io? No, assolutamente> sto balbettando e non so come giustificarmi di fronte al mio futuro marito, ma il suo sguardo glaciale incute troppo timore ed io non sono per niente abituata a stare intorno ad un uomo da sola.
<Torna giù e accompagnami alla festa Eleonora, questo non è il momento giusto per scappare.>
<Non cercavo di farlo!>
<Lo so che non scapperesti, se tu solo ci provassi ti verrei a cercare in capo al mondo.>
Mi prende il braccio e mi trascina insieme a lui in giardino senza neanche darmi il tempo di replicare al suo tono arrogante e ai suoi modi di fare poco gentili, però, vista la sua prepotenza non credo di avere il coraggio di aggiungere altre parole.

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