Capitolo 23

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Verso la sera vado nell' ufficio di Elias per chiedergli se volesse tornare casa, ma la stanza è vuota. Salgo le scale e mi dirigo verso il bancone del barista, il personale ormai è arrivato e si stanno preparando per l'apertura, menomale che non ho incontrato quella troia di Evelyn.
<Vogliamo andare a casa?> chiedo a mio marito che sta sorseggiando uno scotch.
<Eleonora> si gira per guardarmi negli occhi e mi arriva un odore molto forte di alcool. Elias di solito non beve mai, è sempre sobrio e in allerta. < Prendi un po' di scotch, magari ti sciogli un po'> il barista me ne versa un po' in un bicchiere e poi sparisce.
<Grazie, ma non mi va. Che succede? Sei ubriaco?> chiedo un po' turbata dalle sue condizioni.
<No. Andiamo a casa > mi prende per mano e mi porta subito fuori dal locale.
<Non puoi guidare in queste condizioni!> lo rimprovero appena cerca di salire al posto del conducente.
<Sto bene> mi lancia uno sguardo di fuoco e fa partire la macchina.
Guida alla velocità della luce per le strade della città e se non sbaglio prende pure qualche semaforo rosso. Non ho mai visto Elias così arrabbiato e con lo sguardo così cupo. Deve essere successo qualcosa di grave, magari qualche furto nei laboratori da parte della Triade oppure qualche scontro armato.
<Vuoi dirmi cosa è successo?> chiedo appena entriamo in casa.
Mio marito evita di rispondermi e inizia a baciarmi, con una mano mi sbottona la camicetta e poi cerca di togliermi il reggiseno.
<Elias, fermati> mi tiro indietro e gli appoggio una mano sul viso < Sei troppo turbato, cosa è successo?>
Lui ignora ancora la mia domanda e si avventa sulle mie labbra. Poi mi afferra per le cosce, mi prende in braccio e mi porta in camera da letto. Io ricambio i suoi baci e gli accarezzo i capelli dietro la testa, ma non appena mi mette sul letto mi irrigidisco.
< Non credo sia una buona idea> gli dico mentre cerca di togliermi i jeans.
<Andiamo Eleonora, smetti di fare verginella innocente> e continua a levarmi i pantaloni
<Elias smettila!> gli sposto le mani e mi tiro indietro. La persona che ho davanti non sembra per niente mio marito. È totalmente annebbiato dall'alcol e arrabbiato per qualcosa che non vuole dirmi.
<Fai come cazzo ti pare> mi urla addosso e mi spinge con forza sul letto.
<Non parlarmi come se fossi uno dei tuoi soldatini che ti rispettano solo perché hai avuto la fortuna di nascere nella famiglia giusta!>
< Che cazzo hai detto?> agita le braccia con sguardo furente ed io trasalisco e indietreggio ulteriormente. Per qualche secondo ho pensato fosse sul punto di colpirmi. <Pensi che io sia nato in una famiglia fortunata? > sbuffa < Eleonora ho ucciso tua cugina cugina Eloise quando è scappata, ho torturato suo padre fino alle morte e fatto del male a centinaia di persone. Cosa ti fa pensare che io sia fortunato?>
Rimango allibita quando nomina Eloise, fino ad oggi non me lo aveva mai detto. Sapevo che era stata la sua famiglia ad ucciderla, ma non che fosse stato proprio lui. Mi sto innamorando dell'assassino di mio cugina.
< Potresti semplicemente dirmi che cosa sta succedendo, invece di trattarmi come una bambina e comportarti come uno stronzo!> Elias fa una risata forzata appena sente le mie parole <La triade ha teso un'imboscata ai miei genitori. L'auto sulla quale viaggiavano ha preso fuoco e sono morti entrambi>
<Io, ecco mi dispiace> mi stringo le mani intorno al corpo e non so cosa altro dire o fare. La mia mente ha pensato a qualsiasi scenario possibile, ma non ad una simile tragedia come questa.
<Tra pochi giorni ci sarà il funerale, anche se i corpi erano ridotti in cenere, faremo una cerimonia simbolica> dice composto, l'effetto dell'alcol sembra praticamente svanito < Ho del lavoro da sbrigare, non aspettarmi in piedi. Michael e Robert stanno arrivando>
Annuisco senza aggiungere altro e lui se ne va.
Prendo il telefono e vedo che mia sorella mi ha già chiamata un paio di volte.
<Pronto? Ele! > dopo pochi squilli risponde
<Ciao Betti, come stai?> chiedo mentre mi affaccio sulla terrazza, la vista notturna su San Francisco da quassù è uno spettacolo.
<Io bene, piuttosto dovrei chiederti come sta tuo marito, la mamma mi ha raccontato tutto>
<Non lo so Betti, prima era molto furioso e abbiamo anche litigato> dico un po' amareggiata < Spesso Elias è un enigma, non riesco a decifrare i suoi sguardi o certi comportamenti. > probabilmente mia sorella ha saputo della morte dei genitori di mio marito prima di me.
<Mi dispiace molto Ele, odio il fatto che ti faccia soffrire così tanto.>
<Non ti preoccupare, risolveremo> o almeno spero.
<Papà verrà per il funerale. Dovrebbe partire tra qualche giorno>
<Perché non vieni con lui? Mi farebbe piacere passare un po' di tempo insieme>
<Ho già provato a chiedere però dice di no perché la Triade potrebbe attaccare e non vuole rischiare portando me o la mamma. Mi dispiace tanto Ele.>
Continuo a parlare con mia sorella del più e del meno, le racconto delle mie prime esperienze sessuali con Elias senza andare troppo nei dettagli sennò sicuramente vomitava e anche del mio nuovo lavoro al night.
Dopo un paio di ore riattacco la chiamata e un senso di vuoto si fa spazio dentro di me. Mi sarebbe piaciuto davvero tanto rivedere Betti e passare un po' di tempo insieme.
Mentre mi dirigo verso la cucina per prepararmi un tè prima di andare a letto vedo Michael che si alza dal divano, dopo aver letto un messaggio sul telefono e corre a prendere l'ascensore.
<Che succede?> chiedo preoccupata a Robert che è rimasto qua a sorvegliarmi.
<Niente di cui preoccuparsi signora> e va a inserire il codice di blocco per l'ascensore.
<Non prendermi per stupida Robert!> lo rimprovero
<C'è stato un attacco ad uno dei nostri laboratori di metanfetamine, di solito il Capo non va mai li, ma stasera voleva dare un'occhiata>
<Sta bene?> chiedo mentre il panico e l'ansia si impossessano di me.
<È in corso una sparatoria. Michael è andato a dare una mano, purtroppo non so altro>
Prendo il telefono e cerco di chiamare mio marito ma la linea è staccata. Spero con tutto il cuore che non sia successo niente di grave.

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