Capitolo 40

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Il Natale è stato molto più tranquillo della Vigilia per fortuna. La mattinata l'ho passata con mia sorella, abbiamo aperto i regali, mangiato un sacco di schifezze e poltrito a lungo sul divano commentando Gossip Girl.
Elias se n'è andato molto presto, io ero ancora sotto le coperte quando mi ha svegliata per salutarmi con un bacio sulla fronte e avvertirmi che sarebbe rientrato, solo poco prima di cena. Sembrava molto teso e frettoloso, credo che sia successo qualcosa.
Ho approfittato del tempo libero per parlare un po' con Betti. Non si è aperta molto, ma so che mia sorella è un tipo solitario, preferisce piangere in silenzio senza troppe attenzioni. Io ho cercato di rassicurarla sul fatto che Marco sia un bravo ragazzo, per quando la mano destra di un Capo della mafia lo possa essere.
Lei ha annuito e ha abbozzato un sorriso mentre le stringevo la mano e le ricordavo che se verrà a vivere qui a San Francisco, passeremo molto più tempo insieme. Per il resto non ha voluto aggiungere altro e ha cercato in tutti i modi di evitare la conversazione. Così abbiamo continuato a guardare la televisione sbavando su Chuck Bass.

Oggi invece mi trovo nuovamente all'aeroporto. Il volo di Betti parte tra poco, l'ho abbracciata stretta e l'ho accompagnata fino ai controlli di sicurezza. Vorrei che rimanesse di più con me, ma purtroppo mio padre non glielo ha permesso. Ancora non si fida molto dei Salvatore.
Rimango ferma a salutare Betti con la mano fino a quando non passa i controlli, si dirige verso il suo gate e scompare dalla mia vista.
Michael e Robert mi aspettano un po' in disparte e poi mi riportano a casa.

Elias è già partito questa mattina con il jet privato. Insieme ai suoi fratelli stanno andando in Svizzera per fare dei controlli su tutti i soldi che spariscono. Non so perché ma ho un brutto presentimento.
Arrivata a casa, preparo il pranzo, cioè riscaldo quello che Marcello ha preparato per me, Michael e Robert. Ancora non sono molto pratica dei fornelli. Prendo il pasto e mi rinchiudo nella biblioteca per diverse ore a leggere romanzi della Austen.
Esco solo qualche ora dopo, quando sento il suono dell'ascensore, perché non aspetto ospiti ed Elias non può essere tornato. Quindi mi domando chi sia venuto a farmi visita.
Michael e Robert sono davanti alla porta con la mano sulla pistola. Appena mi vedono, mi ordinando di sparire e di chiudermi in una delle stanze.
Io, presa dal panico corro in camera da letto e chiudo la porta a chiave. Non capisco cosa sta succedendo e vengo presa dall'ansia. Cammino un po' avanti e indietro per tutta la stanza, fino a quando non sento delle voci. Mi avvicino alla porta e riesco a sbirciare dal buco della serratura.
Quando le porte dell'ascensore si aprono, zio Michele, accompagnato da due guardie entra in casa.
<Ragazzi, ragazzi tranquilli! Sono della famiglia io!> Michael e Robert ignorano le sue parole e continuano a perquisirlo gettando via l'arma che aveva indosso.
<Non ci aspettavamo una sua visita> dice
Michael <Anche le guardie devono gettare via le pistole>
<No, loro non getteranno via niente! Sono qui per una breve visita ad Eleonora.>  appena sento pronunciare il mio nome mi irrigidisco.
Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a
Elias, anche se so già, che è totalmente inutile. Durante il volo ha ovviamente il telefono spento.
<Lei non c'è. È partita con Elias per una viaggio> risponde Michael, o Robert, francamente non ho lo so perché sto tremando dalla paura.
Un uomo come Michele non può presentarsi in casa, e chiedere di parlare con me come se niente fosse. Dovrebbe prima avere il permesso di mio marito!
Il bastardo è sicuramente informato del suo viaggio e vuole approfittarsene perché sono sola. Ma cosa diamine vorrà da me?! Non ci siamo mai parlati per più di trenta secondi e ci sono sempre stati solo i classici convenevoli.
<Non è vero. So che è qua!> risponde a Michael.
Continuo a spiare dal buco della serratura, ma dopo pochi secondi non riesco a intravedere più niente perché gli uomini si sono spostati, sento solo diversi colpi di pistola.
Inizia a mancarmi il respiro e non so cosa fare o chi chiamare. Elias o i suoi fratelli non possono rispondermi e non conosco nessun altro a San Francisco. Mentre gli spari continuano io mi nascondo nella cabina armadio, so che è scontato e che mi possono trovare facilmente, ma non ho molte altre alternative.
<Eleonora cara, vieni fuori, non voglio farti del male, solo scambiare due parole.> sento qualcuno che cerca di aprire la porta e appena capisce che è chiusa a chiave spara un colpo di pisola. Cammina per la stanza e siccome il parquet in alcuni punti scricchiola,  riesco a percepire dove l'intruso si trovi. Ora è uscito dal bagno e si sta avvicinando al mio nascondiglio.
Scoppio in lacrime senza volere perché sono terrorizzata, ma mi tappo subito la bocca con le mani per evitare di fare rumori indesiderati. Mi concentro sui passi dello sconosciuto e spero, con tutta me stessa, che non venga qua. Purtroppo, pochi secondi dopo, le mie speranze si infrangono perché qualcuno spalanca le porte della cabina in cui sono nascosta.
<Eccoti qua!> Michele mi trascina per un braccio e mi porta nel soggiorno. Appena ci metto piede, noto il bagno di sangue. Michael e Robert sono morti e tra poco probabilmente , toccherà anche a me. I loro corpi giacciono inermi sul parquet e alla vista di così tanto sangue, il mio stomaco si contorce.
<Il tuo bel maritino è andata a farsi un viaggio in Svizzera> mi butta sul divano e inizia a ridere <peccato che non ci arriverà mai! I miei uomini hanno sabotato il suo jet. Tra poco esploderà e non rimarrà neanche una briciola di lui> continua a sorridere mentre io mi sento impotente e le lacrime continuano a rigarmi il viso. Una delle persone che amo di più al mondo sta per morire ed io non posso fare nulla per salvarla. Non credo ci sia peggiore sensazione al mondo.
<Non piangere> mi tocca il viso per asciugarmi una lacrima ed io mi tiro indietro immediatamente. Non voglio che le sue schifose mani mi sfiorino.
<Diventerai mia moglie Eleonora! Io sono il nuovo Capo di tutta la costa orientale ed ora che sei vedova, tuo padre non opporrà resistenza.>
<Neanche tra un milione di anni, bastardo!> gli urlo contro e lo spingo con forza.
Lui alza la mano e mi stampa un sonoro ceffone sul viso. Perdo l'equilibrio e cado, per fortuna, sul divano dietro di me. Mi tocco il labbro e sento già del sangue.
<Non alzare la voce con me! Sennò sarò felice di tappartela con il mio uccello!> inizia a ridere di gusto.
Qualche secondo dopo, si allontana per fare una telefonata e intima le sue guardie a legarmi per evitare problemi.
<Nel freezer c'è del ghiaccio, portatemelo!> ordino ai due scagnozzi.
<Non prendiamo ordini da te!> risponde uno dei due.
<Il mio labbro si gonfierà notevolmente e quando il vostro capo mi porterà da mio padre, vi assicuro che a lui non piacerà la scena.> quello che non ha parlato si dirige vero la cucina e dopo pochi secondi torna a mani vuote.
<Non c'è ghiaccio!> esclama incrociando le braccia.
<Cercate bene!> entrambi vanno verso la cucina e approfitto dei pochi secondi sola per rispondere al telefono che mi sta squillando in tasca. Non riesco a guardare chi sia, ma accetto subito la chiamata nella speranza che prima o poi qualcuno senta che sono in pericolo.


Lo so che mi sono fatta attendere con questo capitolo, ma purtroppo non ho avuto molto tempo libero. Grazie mille sempre per il supporto che mi date 🥰🙏

Eleonora Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora