Capitolo 41

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<Muovetevi con il ghiaccio! Mi fa molto male il labbro!> grido più forte del solito per farmi sentire da chi sta all'altro capo del telefono.
<Così impari a stare zitta!> risponde Michele appena chiude la sua conversazione.
<Cosa hai intenzione di fare con me?> chiedo mentre uno dei suoi scagnozzi mi porta del ghiaccio.
<Vorrei scoparti fino a farti perdere i sensi!> accenna un sorriso viscido < Ma dato che sarai mia moglie fra poco, vorrei onorare la tradizione e averti la prima notte di nozze.>
<Perché sei così sicuro che mio padre accetterà?> il ghiaccio mi dà un po' di sollievo.
<Perché mi ha aiutato a pianificare tutto questo> allarga le braccia per indicare la situazione in cui ci troviamo <e tu, sei la mia ricompensa>
Sono schifata da mio padre. È stato lui a farmi sposare Elias ed ora rompe la loro alleanza per questo vecchio?! Rimango senza parole e continuo a tenere il ghiaccio fermo sul labbro. Migliaia di emozioni mi sovrastano, il dolore per la perdita di Elias, la rabbia per questo ciarlatano e la paura di ciò che succederà. Se mio padre, vuole veramente farmi sposare questo lurido essere vivente, ha definitivamente perso la ragione.
<I miei ragazzi ti prepareranno i bagagli, andiamo a fare una breve visita a New York.> il suo cellulare squilla e di nuovo si allontana.
Le guardie mi tolgono il ghiaccio e mi legano le braccia dietro ad una sedia con una grossa corda. Mi stringe davvero tanto.
Vorrei riuscire a vedere chi mi ha chiamata o se sta ancora ascoltando, ma purtroppo non ci riesco. Chi stava dall'altro capo della linea è la mia unica ancora di salvezza. Tipo una luce in fondo al tunnel. Se ha capito che sono tenuta in ostaggio magari può aiutarmi.
<Avete finito di impacchettare?> chiede Michele ai suoi appena riattacca il telefono <Non ho tutta la giornata!>
<Fatto capo!> tornano in soggiorno con una piccola valigia. <Queste cose le basteranno per il viaggio!>
<Slegatela e andiamo. Non scordatevi di chiamare qualcuno per pulire tutto questo macello> si riferisce al sangue e ai corpi di Michael e Robert. Mentre li guardo mi ricordo che anche Elias, come loro, non c'è più e le lacrime mi inondano il viso. Nel giro di poche ore ho perso troppe persone care.
Prendo il cappotto e mi avvicino all'ascensore. Michele continua a premere il bottone per far aprire le porte, ma qualcosa non funziona.
<Che cazzo ha? Fate qualcosa invece di stare fermi come delle statuine!> si agita e continua a pigiare il bottone con forza.
I due tirapiedi iniziano a cercare il pannello di comando. Sicuramente premono tasti a caso nella speranza che riparta perché sento il rumore delle levette. La luce si spegne e si riaccende diverse volte nella casa, ma l'ascensore è completamente andato. Non risponde a nessun comando.
<C'è una reception in questo palazzo?> chiede Michele irritato.
<Si, c'è. Ma non conosco il numero.> affermo sincera. Di solito uscivo sempre accompagnata e avevo sempre le mie guardie tra i piedi. Per qualsiasi cosa mi rivolgevo a loro, non al portiere del palazzo.
<Delle scale di emergenza?> comincia a girare per tutta la casa alla ricerca di qualche uscita alternativa.
Appena si allontanano tutti riesco a togliere il telefono dalla tasca e visualizzare chi mi ha chiamata. Il nome di mio marito compare sullo schermo ed i miei occhi si illuminano increduli. Un barlume di speranza si accende dentro di me e la mia mente inizia a viaggiare. Magari non ha preso il jet che hanno sabotato, oppure lui alla fine non è partito. Mentre penso a quello che possa essere successo, vedo l'ascensore ripartire e salire verso l'appartamento.
Quando si aprono le porte non sento il solito trillo, sicuramente è stato disattivato il suono, probabilmente per questo non funzionava prima. Qualcuno ci stava lavorando.
Elias insieme a diversi uomini entrano nell'appartamento armati fino ai denti.
Io cerco subito di correre verso di lui per abbracciarlo, ma qualcuno più veloce di me, mi afferra e mi punta un coltello alla gola.
<Tu e i tuoi uomini gettate le armi, sennò le taglio la gola!> Michele urla mentre mi tiene con forza.
Elias fa cenno ai suoi di buttare pistole <Lasciala andare! Discutiamone tra uomini!> noto un po' di tensione nella voce di mio marito.
<Tu dovevi essere già morto!>
<Pensavi davvero che i miei uomini non avrebbero controllato per bene il jet?> Elias fa un passo verso di me.
<Non ti muovere! Sennò l'ammazzo!> mi punta il coltello sempre di più sulla pelle.<Tutto questo spetta a me, non a un moccioso che non sa come funziona il mondo! Io devo essere il Capo, sono stato il Consigliere di tuo padre per decenni!>
<Se la lasci andare, ti darò tutto! Mi faccio da parte, puoi prendere tu il controllo!> dice quasi con tono supplicante. Mai e poi mai avrei creduto che Elias potesse pronunciare queste parole.
<Mi credi stupido? So che appena la lascerò andare mi ucciderai!>
<Non sono armato e neanche i miei uomini lo sono.>
Michele lascia andare il coltello e mi spinge verso mio marito. Non riesco neanche ad abbracciarlo che due proiettili rompono il vetro e feriscono gli uomini di Michele. Cadono a terra, uno con la spalla e l'altro con la gamba sanguinanti.
Elias cerca di tirarmi verso di lui per proteggermi
dalla sparatoria appena iniziata. Nonostante siano in condizioni gravi, gli uomini di Michele continuano a premere il grilletto sulle loro pistole in tutte le
direzioni. I proiettili volano da una parte all'altra della casa. Cerco di ripararmi dietro Elias, ma mentre lui sta puntano uno degli scagnozzi, suo zio spara nella sua direzione.
<Nooo!> grido appena vedo la scena e mi lancio immediatamente davanti a mio marito per proteggerlo. Nell'attimo dopo svengo a causa del dolore.

Scusate non sono riuscita ad aggiornare prima ma ho delle giornate veramente piene e non ho proprio tempo.
Comunque se mi avete odiata per l'altro finale, credo che per questo verrete a uccidermi 🙈🙈🙈

Eleonora Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora