Capitolo 4

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Tutte le persone invitate alla festa si unirono intorno a me e Elias non appena giunti in giardino. La maggior parte sono nostri parenti, zii, cugini, nonni e affiliati alla Familia. I Salvatore hanno portato poche persone, la madre e la zia di Elias sono le uniche donne venute qui con loro a New York, credo abbiano ancora un po' di timore che mio padre e i suoi vogliano vendicarsi per la morte dei Russo.
<Complimenti Elias, la tua futura moglie è di una bellezza straordinaria!> complimenti come questi si susseguirono da parte di tutti, per tutto il tempo, ed il mio futuro marito non ha mai sorriso a nessuno, neache a sua madre quando è venuta a congratularsi con noi.E' sempre rimasto molto rigido e molto vigile, non ha abbassato la guardia neanche per un momento e tutt'ora mi tiene molto stretta al suo braccio.
Ad un certo punto, nel bel mezzo del mio giardino Elias si inginocchia davanti a me e tira fuori una piccola scatoletta rossa di velluto. Spero con tutto il mio cuore che non stia per fare quello che penso.
<Eleonora Rizzo, vorresti concedermi l'onore di diventare mia moglie?> Non capisco il motivo di questa messa in scena, come se avessi scelta, come se non fosse già stato deciso tutto senza il mio consenso. Vorrei con tutto il mio cuore urlare in faccia a Elias a alla sua famiglia queste parole, ma purtoppo non posso, se lo facessi mio padre sarebbe capace di uccidermi. Quindi mugolai un semplice 'sì'.
Elias tira fuori dalla scatoletta un solitario in oro bianco e me lo infila subito al dito. Non so come ha fatto, ma la misura calza alla perfezione. Tutti applaudiscono e fischiano felici per questa unione, o forse, meglio dire per questa nuova alleanza proficua.
<Se non ti dispiace vorrei andare a parlare un attimo con mia sorella.>
<Va' pure, ma non sparire, più tardi vorrei parlarti in privato.>
<In teoria, non potresti parlarmi in privato, non siamo ancora sposati> dissi con un tono arrogante e di sfida, non so proprio da dove esce tutto questo coraggio; forse ho bevuto un po' troppo champagne.
<Ho insistito io affinchè tu finisca la scuola e mi sposi a diciotto anni, se fosse stato per la tua famiglia, a quest'ora saresti già mia moglie; quindi non credo opporrano resistenza per due chiaccchere tra fidanzati.> il suo tono è stato molto più arrogante del mio.
Sbiancai. Non ci posso credere che i miei genitori, soprattutto mio padre, mia madre non credo abbia tanta voce in capitolo, mi avrebbero fatta sposare oggi. Anche se, a questo punto non credo cinque mesi in più o in meno possano cambiare molto.
<Betti!> Corsi ad abbracciare mia sorella, ho troppo bisogno di un po' di conforto.
<Ele, non hai idea di quanto io stia male per te! Non ci posso credere che tra cinque mesi sposerai quel mostro e ti trasferirai a San Francisco.>
<Non ci voglio neanche pensare Betti, spero che questi siano i cinque mesi più lunghi di sempre! Non voglio separarmi da te! > ho gli occhi lucidi e sto quasi per piangere, menomale che intorno a noi non c'è nessuno.
<Hai visto come si è vestita zia Carmela? Sembra un albero di Natale!> Tipico di Betti cercare di farmi ridere, anche nelle situazioni più tristi.
Mentre io e mia sorella ridiamo di tutti i nostri parenti incrocio lo sguardo di Elias. Mi fissa e viene verso di noi, non so perché, ma sembra molto arrabbiato.
<Eleonora> pronuncia il mio nome con un fantastico accento italiano, prende il calice di champagne che ho in mano e lo appoggia sul vassoio di un cameriere <credo sia il momento di smetterla con l'acool! >
<Guarda che sta bene!> mia sorella interviene subito in mia difesa, ma Elias la ammonisce con lo sguardo.
<E' compito mio la salute della mia fidanzata, non ti intromettere! I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere?!>
Per la prima volta vedo mia sorella spalancare la bocca e non fiatare, di solito non si fa problemi a rispondere a nessuno, neanche a mio padre. Sono io quella che solitamente, non ha mai il coraggio di rispondere a tono.
<Vieni Eleonora, dobbiamo salutare i nostri invitati, stanno andando via.> Mi prende per il braccio e mi trascina all'uscita di casa mia.
Sono contenta che tutta questa messa in scena sia finalmente finita, anche se non ho proprio voglia di "scambiare due chiacchere in privato" con il mio fidanzato. Forse vorrà sgridarmi perchè volevo svignarmela dalla festa o forse perchè ho bevuto un po' troppo e gli ho risposto in maniera sgarbata.
<Donatello> mio padre, prende subito la parola appena tutti gli inviati se ne sono andati < mi farebbe molto piacere se restaste per una partita a poker e un buon sigaro cubano.>
<Ho concluso i migliori affari giocando a poker e fumando sigari, quindi accettiamo molto volentieri il tuo invito Toni>
<Papà, vorrei parlare un secondo con Toni ed Eleonora in privato> pensavo che Elias volesse parlare soltanto con me, non anche con mio padre.
<Certo Elias, possiamo andare nel mio studio> lo sguardo di mio padre appare un po' preoccupato.
< Carlina per favore fai accomodare gli ospiti in salotto e servili con il miglio scotch che abbiamo.>

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