Capitolo 29

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Sono le sette passate ed il mio volo è già atterrato al JFK di New York. Per fortuna è stato molto tranquillo e non ci sono state turbolenze. La persona seduta al mio fianco era un'anziana signora che veniva a NY per un paio di giorni a trovare il figlio. Durante tutta la durata del volo mi ha raccontato un sacco di aneddoti divertenti sulla sua vita ed il tempo è volato.
Esco dall'aeroporto, saluta Susy l'anziana signora che mi ha fatto compagnia e mi dirigo verso uno dei taxi disponibili chiedendogli di portarmi in un qualsiasi centro commerciale per poter comprare un outfit decente, dato che non mi sembra il caso di presentarmi in jeans e felpa.
Arrivata, mi fiondo in uno dei pochi negozi ancora aperti e dopo aver girovagato alcuni minuti decido di optare per un completo giacca-pantalone, molto sofisticato ed elegante sui toni del bordeaux al quale ci ho abbinato una camicia in seta bianca ed un paio di decolletè nere. Pago il tutto e me ne vado già cambiata. Per quanto riguarda invece la parrucca di colore nero tagliata a caschetto, che ho comprato ieri per evitare di farmi riconoscere se dovessi incontrare qualcuno, l'ho messa mentre ero nel taxi diretta al locale.
La fila all'entrata era immensa, ma per fortuna mia cugina si è fatta mettere in lista <Sono Lucia Martini, mio marito Patrizio Martini mi sta aspettando> dico ad uno dei buttafuori usando un falso nome. Lui appena sente il cognome mi fa subito entrare e dietro di me sento diversi lamenti da parte delle persone che stavano ancora in fila ad aspettare.
Inizio a guardarmi intorno sperando di non incontrare nessuna faccia conosciuta. Sulla mia sinistra noto subito delle scale e decido di imboccarle, magari trovo Marchesi al primo colpo.
Continuo a girovagare per tutto il piano, e le uniche cose che trovo sono varie stanze chiuse a chiave e diversi camerini pieni di ballerine.
<Sai dove posso trovare il privè?> chiedo ad una delle ragazze che passava di lì. Sicuramente Marchesi starà dentro al privè, non credo si mischi tra la folla.
<Si, devi prendere le scale che vedi lì, vicino al bancone> mi indica con un dito un'altra rampa dalla parte opposta del locale.
La ringrazio e mi avvio verso il punto che mi ha indicato , all'accesso c'erano due guardie a controllare i nomi in lista, ma prima che potessi pronunciare il mio, cioè quello di Lucia, noto una una faccia conosciuta scendere le scale e venire verso di me. Io mi giro subito di spalle e vado verso la pista centrale, mio padre è l'ultima persona che vorrei incontrare in questo momento e molto probabilmente riuscirebbe a riconoscermi, nonostante la parrucca. Da lontano lo vedo conversare con Marchesi e un'altro signore che non conosco. Rimangono seduti al bancone per diversi minuti, quasi una mezz'oretta direi, poi per fortuna, mio padre insieme all'altra persona che non avevo mai visto se ne vanno.
Io mi dirigo di nuovo verso il privè e le due guardie mi fanno subito passare. Dietro il bancone vedo un ragazzo molto giovane intento a fare dei cocktail e gli chiedo dove posso trovare Marchesi. Lui mi squadra per diversi secondi e poi con la testa mi indica una ragazza seduta alla cassa.
<Avrei bisogno di parlare con il signor Marchesi> dico subito alla ragazza che il barista mi ha precedentemente indicato. Lei non mi risponde neanche e si dirige verso una porta, quella più lontana dalle scale, bussa e dopo pochi secondi mi fa cenno di accomodarmi. Qua dentro il personale è davvero di poche parole.
Entro nella stanza e di fronte mi ritrovo un signore con dei lineamenti notevolmente invecchiati, la testa praticamente pelata ed un po' sovrappeso. Inizio ad agitarmi un po' e a tremare, ma poi mi ricordo che questo pedofilo dovrebbe sposare mia sorella e mi faccio subito coraggio.
<Signorina> mi lancia uno sguardo bramoso <Come posso aiutarla?>
<Lei non mi può aiutare signor Marchesi> dico con tono di voce molto calmo <Ma io posso aiutare lei>
<Sarei felice di sapere come, anche se, delle idee già me le sono fatte> continua a lanciarmi sguardi lussuriosi.
<Qui dentro trova un biglietto aereo per Aruba, paradiso fiscale che già conosce, una nuova identità ed un conto corrente sul quale trova un milione di dollari. Nessuno la cercherà e vivrà il resto della sua vita sereno e tranquillo.> dico, aprendo la piccola valigetta che ho comprato insieme al mio outfit, sulla sua scrivania.
<Chi è lei?> chiede con un po' di insicurezza
<Non importa, prenda queste cose e sparisca per sempre> cerco di incutergli un po' di timore.
Lui si alza dalla sedia e mi viene incontro, mi stringe con forza il braccio e mi spinge verso il muro <Pensi che una stupida ragazzina come te mi faccia paura?> poi tira fuori la pistola e me la punta dritta alla tempia <Vuoi giocare?> mi chiede ridendo
<Prema il grilletto>lo incito, anche se me la sto letteralmente facendo sotto dalla paura, ma non posso darlo a vedere <I miei uomini se non mi vedono tornare entro un'ora la verranno a cercare e le posso assicurare che non saranno gentili come me.> tento di bluffare nella speranza che funzioni. 
<Chi sei? Per chi lavori?> chiede continuando a puntarmi la pistola alla testa e alzando la voce.
<Come ho già detto, non importa.> provo a rimanere calma.
<Tu mi stai prendendo per il culo ragazzina! > alza ancora di più la voce ed io inizio ad avere veramente paura, credo che il mio bluff non abbia funzionato <Però mi piaci, sei veramente un bel bocconcino> posa la pistola sulla scrivania ed io cerco di allontanarmi <Non andare via, divertiamoci un po'> mi tira il braccio e mi sbatte con forza contro il muro, poi comincia a sbottonarmi i pantaloni con forza mentre provo io in tutti i modi a scrollarmelo di dosso. <Non fare la difficile!> urla e mi molla un sonoro ceffone in pieno viso, io perdo l'equilibrio e cado per terra.
Tento di rialzarmi immediatamente, ma lui è più veloce e sale sopra di me. Afferra con entrambe le mani la mia camicetta e la strappa senza metterci troppa forza. Poi continua nel tentativo di slacciarmi i pantaloni mentre io urlo e mi agito.<Toglimi le mani di dosso lurido bastardo!> piego il ginocchio e gli sferro un calcio molto forte nelle parti basse.
Lui smette subito di toccarmi < Stupida puttana!> mi urla mentre si tocca i gioielli ed io ne approfitto per allontanarmi da lui dirigendomi verso la porta.
<Tu non vai da nessuna parte! Non ho finito con    te!> mi tira una gamba e sbatto violentemente per terra di nuovo. Cerco di lottare contro di lui ma è troppo grosso e non riesco a smuoverlo neanche di un centimetro.

LO SO CHE MI ODIATE PECHÈ VI LASCIO IN TOTALE SUSPENSE. 😅🙈
COSA PENSATE CHE SUCCEDERÀ? 😆

Eleonora Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora