𝖫𝖺 𝟧𝟩º 𝗌𝗉𝖾𝖽𝗂𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾 𝖿𝗎𝗈𝗋𝗂 𝖽𝖺𝗅𝗅𝖾 𝖬𝗎𝗋𝖺.

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Schiamazzi. Ecco cosa sentivo quella mattina, mentre cercavo di recuperare le quarantott'ore di sonno nel comodo letto della mia nuova stanza. I passi pesanti delle persone iniziarono ad infastidirmi e giurai di averli sentiti varcare la soglia della porta, interrompendo il mio sonno interlocutore.

«Credi che sia un buona cosa svegliarla?» Sentì dire da una voce a me familiare.

«Non abbiamo altra scelta.» Rispose una voce maschile. «Il Caporale Levi e il Comandante Erwin ci hanno assegnato il compito di svegliarla per la colazione.» Disse. «Tra due ore dobbiamo partire per la spedizione.»

L'unica cosa che mi venne in mente era il perché qualcuno doveva parlare così tanto alle prime luci dell'alba. Avevo voglia di dormire cinque anni di fila, ma non me lo permettevano. Era una delle mie grandi debolezze, il dormire.

«Prova a scuoterla.» Suggerì la voce femminile. Corrucciai la fronte pensando che fosse solo un brutto sogno. Mi alzai le coperte fino al collo, affondando il viso nel cuscino, mugolando dei lamenti.

«L'hai sentita?» Chiese la voce maschile agitandosi. «Si è appena mossa e ha mugolato dei lamenti.»

«Certo che si è mossa, Alois: è viva!» Alois? Perché Alois si trova in camera mia? «Quindi, cerca di svegliarla dolcemente. Sicuramente non ti aggredirà come faceva tutte le volte con Edward. Non mi stupisce se non si prende più la responsabilità di svegliarla.»

In poche parole, avevo il brutto vizio di restare sveglia anche per una settimana intera, ma quando chiudevo gli occhi, era complicato riportarmi nel mondo dei vivi. Da come avevo capito dalle poche volte che avevo schiaffeggiato Edward nel sonno, al suo primo anno di recluta, il poveretto non volle più sapere nulla. Per lui, potevo restare comodamente nel mio letto a poltrire o a morire. Punti di vista che non facevano alcuna differenza.

«E se dovesse schiaffeggiarmi?» Sussurrò Alois.

«In quel caso, proverò a tirarti fuori dalle sue grinfie.»

Dio, allora non è un sogno. Sbattei lentamente le palpebre, sentendole più pesanti del solito. La prima cosa che vidi fu il muro dove vi era posizionato il letto. Guardai con la coda dell'occhio la faccia impacciata di Alois e quella seria di Alexandra. Roteai gli occhi, quando mi sentì scuotere lentamente la spalla, come se avesse avuto paura di commettere un passo falso. «Ragazzi...» Mormorai con voce impastata dal sonno, guardando un punto fisso indefinito con gli occhi pigri.

Quando si dice che la calma è la virtù dei forti.

I due emisero un leggero gridolino di stupore e si dirizzarono con la schiena di scatto. «Generale Schwarz, buongiorno!» Dissero all'unisono, facendomi sbuffare debolmente. «Il Caporale Levi e il Comandante Erwin vi stanno aspettando insieme agli altri nella sala comune per fare colazione. Sono stati gli ordini del Comandante. -spiegò meccanicamente Alois, mentre io imprecai mentalmente contro quei due- La prego, non ci uccida...» Sussurrò con voce strozzata ed io sbadigliai, posando una mano sulla bocca.

Girai la testa verso di loro e mi misi a sedere, portando le braccia in alto e stiracchiai le ossa indolenzite. «Ragazzi, mi spiegate perché continuavate a borbottare sottovoce? Con tutti quei borbottii mi avete svegliato comunque.» Dissi senza usare alcun tipo di tono, stropicciandomi un occhio, mentre con l'altra mano, tenni il lenzuolo stretto al petto.

Alexandra sospirò sollevata. «Mi scusi Generale, ma lei non è una persona molto socievole di prima mattina.»

«Già! Edward ci raccontava di tutte le volte che provava a svegliarla e lei gliele suonava. Per questo, io e Alexandra, eravamo indecisi sul da farsi.»

The Plot. [Attack on Titan] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora