Capitolo 16

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Una notte diversa dalle altre, una di quelle notti insonnie in cui i dubbi continuano a tormentarti. Portai le mani agli occhi per la stanchezza. Percepivo ancora un po' di dolore dal livido provocato dalla mia prof. Volevo chiarire questa cosa con Asia. Mi alzai di scatto dal letto, afferrai una maglietta ed un jeans dal mio armadio, misi il mio cuscino sotto le coperte, scesi le scale nel modo più silenzioso possibile ed uscii di casa. Presi il primo autobus che portava a casa della mia migliore amica. La città a quell'ora era deserta, non vi era anima viva che si godeva la notte all'esterno. Gli sbalzi del veicolo sulla strada mi tenevano sveglio come un caffè. Quando arrivai iniziai a correre verso la finestra di Asia. Presi dei sassolini ed iniziai a tirarli sul vetro. Continuai fino a quando non sentii un rumore, non era Asia. Non sapevo cosa fare. Il portone d'ingresso della casa si spalancò ed io feci appena in tempo a nascondermi dietro un muro. Era la madre di Asia, se mi avesse beccato ne avrebbe parlato con i miei genitori. Continuai a lanciare sassolini sulla finestra. Scorsi un'ombra, era la mia amica.

-COSA DIAMINE CI FAI QUI!-

Disse con un tono arrabbiato ma silenzioso.

-Devo parlarti-

-Come ti faccio entrare?-

Chiese.

-Proverò ad arrampicarmi su quelle mattonelle-

Dissi indicando il muro.

Non esitai a mettere piede su quella parete. Le mie mani gelate percepivano il dolore della pietra che si infilava nella mia pelle. Tutto sembrava andare per il meglio, fino a quando non scivolai.

-Attento!-

Bisbigliò Asia preoccupata.

Per fortuna riuscii ad aggrapparmi in tempo. Iniziai di nuovo la mia scalata. Quando raggiunsi il davanzale della finestra Asia mi porse una mano, io l'afferrai e mi tirai su. Vidi i suoi occhi verdi che sembravano essere sollevati.

-É assurdo quello che hai fatto!-

-Lo so, ma ne varrà la pena-

-Cosa vuoi dirmi?-

-Perché non vuoi che io racconti quello che mi ha fatto la prof alla preside?-.

Gli occhi della mia amica divennero lucidi e le sue guance arrossirono dietro i capelli rossi.

-Hai ragione, è ora che te ne parli...-

Disse.

-Dimmi tutto-

-C'entra il mio ex-

-Non ci posso credere-

Dissi portando le mani sofferenti tra i capelli.

-Lui...-

-Lui cosa?-

Chiesi.

-Lui è il figlio della prof che ti ha provocato quei lividi-.

Rimasi a bocca aperta, non avevo parole per quella scoperta.

-Mi ha minacciata e mi ha detto che se ti lascerò raccontare tutto ciò lui mi farà del male-

Continuò in lacrime.

-N-n-non ci credo!-

Dissi balbettando.

-Non so cosa fare...-

-Asia dobbiamo fare qualcosa, altrimenti soffriremo sia tu che io-

-Hai ragione, ma non abbiamo prove ed i nostri compagni di classe sono degli infami, non farebbero mai da testimoni, Andrea-

Concluse.

Dopo averci riflettuto un po' su, una lampadina mi si accese in testa.

-Asia, nella nostra classe c'è una telecamera di cui la prof si è dimenticata!-

-Il preside non ci permetterà mai di vedere le telecamere!-

-Non ho mica detti che sarà la preside a mostrarci i filmati-

Dissi facendo un sorriso malandrino.

-Aspetta Andrea, tu...voi intrufolarti nell'ufficio del preside per prendere le registrazioni?-

-Si-

Affermai a testa alta.

Passammo l'intera notte ad escogitare un piano per fare irruzione nell'ufficio del preside. Il nostro intento sembrava perfetto. Avevamo calcolato ogni singolo minuto, ogni singolo istante. Avevamo studiato persino il modo con cui si preleva una registrazione dalle telecamere.

Guardai il mio cellulare dopo aver passato ore con Asia, erano le quattro del mattino. Si era fatto davvero troppo tardi, tornai a casa con il solito autobus. Infilai il pigiama, e mi rinfilai sotto le coperte cercando di dormire. Mentre ero sotto le coperte il mio cervello ripeteva il piano organizzato con Asia in loop. Volevo vendetta, volevo giustizia, né io né la mia migliore amica si meritava di soffrire. Socchiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Abbracciai il cuscino e mi arenai ai miei sogni.

La mattina sembrò arrivare in fretta, la sveglia si fece sentire impetuosa nelle mie orecchie, avrei voluto spaccarla. Sentivo le occhiaie pesanti sul mio viso, guardai fuori dalla finestra, le nuvole sfioravano i palazzi della città, uno spettacolo per me magnifico. Mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai. Dopo essermi alzato dal letto mi diressi verso il bagno, presi un po' d'acqua e me la spruzzai sul viso per svegliarmi. Scesi poi le scale ed arrivai in cucina, dove mia madre mi aspettava per la colazione.

-Ciao-

Dissi assonnato.

-Buongiorno, Andrea-

Disse mia madre.

Mi sedetti a tavola ed iniziali a sorseggiare il caffè. Mi sentivo meglio, più attivo. Come al solito passai molto tempo a fissare il vuoto, guardai l'orario sul cellulare.

Era tardissimo!!

In fretta e furia salii le scale, presi dei vestiti dall'armadio, li indossai, lavai i denti, presi le mie cose e mi diressi alla fermata dell'autobus. Molti ragazzi come me avevano la voglia di vivere pari a quella di un palloncino sgonfio. Io forse però, ero un tantino più attivo, non vedevo l'ora di attuare il mio piano. Salii sul veicolo e presi posto. La città era finalmente sveglia, le persone si facevano strada tra la folla. Sembravano tante piccole gocce su un vetro di una macchina, era affascinante osservare il mondo da un autobus. Arrivai finalmente a scuola, da lontano intravidi Asia, che a differenza mia sembrava molto più sveglia.

-Ehi ehi ehi ehi ehi-

Disse frettolosamente avvicinandosi a me.

-Ehi ciao! Pronta?-

Dissi facendole l'occhiolino.

Lei scoppiò a ridere e mi zittì mettendomi il dito sulle labbra.

-Meglio che tu non ti faccia sentire-

Bisbigliò.

La campanella suonò, ognuno si diresse nella propria classe. Asia era seduta accanto a me, ogni tanto ci scambiavamo bigliettini per parlare.

Finalmente arrivò il momento giusto, l'ora esatta in cui...

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora