Capitolo 27

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-Hai affrontato David in modo spettacolare!!-

Esclamò Andrew dandomi il pugno.

-Beh sinceramente le persone come lui mi danno molto fastidio-

Dissi sorseggiando il mio caffè.

-Beh Andrea, fai bene a farti rispettare...-

-Si...beh. Anche se spesso sembro molto sicuro infondo sono la persona più vulnerabile del mondo-

Dissi abbassando lo sguardo.

-Ti capisco, devi mostrarti invincibile agli occhi degli altri, altrimenti non sei nessuno-

Disse Andrew con voce debole.

-Tu...sei mai stato vittima di bullismo?-

Chiesi.

Lui abbassò lo sguardo e diventò ancora più pallido. Mi pentii di aver fatto quella domanda, probabilmente lo avevo messo in imbarazzo.

-Si... è stato brutto. Il bullismo mi ha lasciato delle cicatrici, non solo nel cuore, ma anche sul mio corpo-

Disse.

Poi fece un respiro profondo, abbassò il colletto della maglia e mi mostrò la cicatrice di un taglio che aveva subito sul collo. La mia espressione si fece ancora più seria. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Andrew prese di nuovo la parola e disse:

-Sono felice di esserne uscito, ho passato un brutto periodo. Mi sono ripromesso di non lasciarmi più abbattere dal giudizio degli altri-.

La campanella suonò, tutti tornammo in classe. La lezione iniziò, seguii il discorso dell'insegnante e presi i miei soliti appunti. Anche le ultime lezioni giunsero al termine.

-Ciao-

Dissi entrando in auto.

-Com'è andata?!-

Chiese entusiasta mia madre.

-Beh...sai...penso che non poteva andare meglio. Ho conosciuto un nuovo amico e ho affrontato il bulletto della scuola-.

Mia madre mi sorrise, poi mise in moto l'auto e partimmo.

-A te come è andata Diego?-

Chiesi.

Lui alzando gli occhi al cielo mi guardò e con fare scocciato disse:

-Bene-.

Ci fu un silenzio imbarazzante, odiavo quei silenzi.

Silenzi che svuotavano il mio cuore sempre di più.

-Mamma, ho molta fame. Oggi ho bevuto solo un caffè, ti sei dimenticata di pagare la quota per il pranzo-

Dissi per rompere il ghiaccio.

-Tranquillo Andrea, tra poco saremo a casa e preparerò qualcosa solo per te e Diego. Mi ero dimenticata di pagarvi l'abbonamento per il pranzo-.

Dopo mezz'ora eravamo finalmente nella nostra dolce casa.

Io presi il mio zaino e mi diressi in camera. Gettai lo zaino a terra, e mi buttai sul letto. Ero un po' stanco, non vedevo l'ora che fosse pronto il pranzo. Nella mia mente tornò l'unica parola che aveva detto mio fratello in macchina: "Bene". Non capivo perché lui era sempre così...acido. Mi alzai dal letto e mi diressi in camera sua. Con la mano gelida bussai alla porta e spinsi delicatamente la maniglia.

-Ciao-

Dissi timidamente.

-Che c'è ora?-

Chiese.

Io feci un respiro profondo, poi tutto d'un fiato dissi:
-Ascolta, io non so cosa ti prenda. Non so cosa io ti abbia fatto, non capisco perché mi eviti in tutti i modi e cerchi di non rivolgermi la parola. Puoi spie...-

La mia voce fui interrotta dalla sua.

-Senti...io sto soffrendo. Qui non sei tu il problema, e non sono nemmeno io. Il problema è...-

Il mio cuore fu invaso da delle emozioni, che non erano le mie, erano quelle di Diego. Con quel tono avevo capito benissimo qual era il suo problema.

-Il tuo problema è l'amore per qaulcuno-

Dissi secco.

Lui mi getto uno sguardo di tristezza, poi io lo guardai negli occhi e dissi.

-Ascolta, non sono questi i problemi. Lo so, è difficile, è difficile! Ti senti impotente, ma credimi, un giorno ti renderai conto di aver sofferto inutilmente, perché quando soffri non è amore-.

Lui si gettò su di me, e con un abbraccio mi scaldò il cuore.

-Beh, andiamo in cucina, mamma avrà sicuramente preparato qualcosa per noi-

Dissi.

-Sai, mi mancherà Milano-

Disse Diego mentre si gustava il suo sandwich.

-Beh, Diego hai ragione. Ma non fa male voltare pagina. Sono sicuro che non sarà male la vita qui. Vedo mamma e papà molto tranquilli-

-Beh, si, hai ragione-

Disse gettando lo sguardo sul panorama.

Erano le 7:00 quando la pioggia prendeva a botte Londra, io come al solito ascoltavo la musica, l'unica cosa che poteva farmi sognare. Osservavo il mondo, quel mondo di merda, che però mi faceva star bene. Le note della canzone che stavo ascoltando facevano irruzione nel mio cuore e gli davano la giusta alimentazione per battere. Stavo bene, tutto sembrava perfetto, forse stava davvero per sorgere il sole. Ma non volevo illudermi, la vita a Londra era solo l'inizio di una nuova avventura.

Improvvisamente la musica si abbassò, sbloccai il mio cellulare e notai che mi era arrivata una mail. Non persi altro tempo e la aprii.

DA: London publishing house

Gent.mo Andrea Sulanni, siamo lieti di proporle la pubblicazione del libro che lei ha messo online su un sito web. Ci farebbe molto piacere ricevere una risposta al più presto. Per maggiori informazioni non esiti a contattarci.

Un fuco mi trapassò il corpo, il cuore i pulsava come non mai. Una lacrima scivolò sul mio viso e cadde sullo schermo. La gioia aveva la vita su di me. Portai la mano alla bocca, non avevo parole. Non riuscivo a metabolizzare una cosa del genere.

-SIIIIIII!!! CAZZOOOO!!!-

Urlai come non mai, volevo esplodere e far uscire la mia felicità.

Non ci pensai due volte, feci lo screen e lo inviai a mia madre. Poi presi la mia giacca, le chiavi di casa ed uscii, volevo prendere aria. Iniziai a correre senza fermarmi, e in meno quindici minuti ero sulla London eye, che per fortuna era vicino casa mia. Quando raggiunsi la cima della ruota guardai oltre il vetro e restai fermo a guardare il panorama. Provavo forti emozioni in quel momento, sapevo che da quel giorno tutto sarebbe cambiato. 

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora