Capitolo 21

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Mi rialzai da terra con un dolore assurdo che mi trapassava lo stomaco. Strascicante mi rifugiai in camera mia. Una pioggia battente iniziò a cadere su Milano. Con la manica della felpa asciugai le lacrime. Non era semplice vivere con un fratello come Diego, aveva un carattere difficile. Ogni volta che cercavo di parlargli lui si rivoltava con odio verso di me. Non capivo il perché, ma sembrava sempre arrabbiato nei miei confronti, eppure non gli avevo fatto niente.

Volevo capire quale fosse il motivo di tutto quell'odio verso di me, ma era impossibile mantenere una conversazione con lui. Ogni volta mi respingeva, come i broccoli.

Preferii abbandonare quei pensieri altrimenti avrei solo sofferto ancora. Feci un salto ed atterrai sul letto facendo rimbalzare le mie idee.

Fissai il soffitto per un po' e poi cercai di chiudere gli occhi. Edoardo con un passo leggero entrò in camera.

-Giochi con me?-

Sussurrò.

Con una mano gli sfiorai i riccioli d'oro. Non volevo essere un fratello pessimo come Diego, quindi con un sorriso affermai:

-Certo Edo-.

Nel suo volto si espanse un enorme sorriso, un sorriso che contagiò il mio stato d'animo.

-Facciamo il gioco "Far finta"-

Esclamò entusiasta.

-Cos'è?-

Chiesi.

-É semplice, devi chiudere gli occhi e immaginare qualcosa-.

Anche se ero un po' imbarazzato feci quello che mi aveva detto. Chiusi gli occhi e svagai la mia fantasia.

-Ma cosa devo immaginare precisamente?-

Chiesi.

-Qualsiasi cosa che ti renda felice-

Affermò lui con una voce dolce.

Richiusi di nuovo gli occhi. Improvvisamente immaginai me con Gaia, delle farfalle iniziarono a svolazzare nel mio stomaco al posto del pugno dato da Diego. Un semplice puro sorriso si disegno sul mio viso. Oh no! Stava succedendo di nuovo...mi stavo di nuovo innamorando. Improvvisamente aprii gli occhi e feci un profondo respiro. Mio fratello preoccupato della mia espressione disse:

-Ah, ho capito...quando immagini qualcosa hai paura di farlo perché pensi che facendolo tu faccia solo del male a te stesso-

-Mi togli una curiosità? Come cavolo fai ad essere più saggio di me, nonostante io sia più grande?-

Dissi incrociando le braccia.

Lui mi guardò con fare confuso, probabilmente non aveva capito cosa intendessi. Forse lui era saggio...involontariamente. Forse quando siamo bambini vediamo il mondo nel suo vero aspetto.

-Beh, non sei in grado di fare questo gioco, ho sonno, vado a letto-

Disse sorridendo, poi uscì dalla mia stanza.

Il sonno incombeva sempre di più su di me. Andai in bagno, feci una doccia, indossai il pigiama e mi nascosi tra le coperte. Abbracciai il cuscino, pensavo a Gaia. Avrei voluto averla accanto a me in quell'esatto momento. Avevo bisogno di un suo abbraccio. Feci un sospiro profondo e socchiusi gli occhi. Le mie palpebre che si chiusero furono il "Ciak" per i miei film mentali.

Così mia abbandonai alla dolcezza della mia immaginazione, proprio come diceva Edo. La notte passò come un aereo in cielo. Odiavo il fatto che le mie ore di sonno passavano così in fretta.

Ma quella mattina mi sembrò proprio così, nonostante avessi dormito molto il sonno mi tormentava ancora. Mi alzai dal letto con fare svogliato, come un bradipo.

Mi diressi in cucina e bevvi il la mia tazzina di caffè. Guardai fuori dalla finestra, una nebbia fittissima allagava il cielo di Milano. Presi il mo cellulare e scattai una foto al quel panorama. Anche se il risveglio era un po' difficile, mi piaceva assaporare il gusto della mattina.

Per una volta almeno ero in perfetto orario. Passai un po' di minuti a fissare l'armadio prima di decidere cosa indossare. Presi lo zaino, salutai mia madre ed uscii di casa.

Ero nell'autobus, facevo penetrare la musica nei miei sentimenti. Riuscivo a colmare i vuoti in me con un po' di musica.

I minuti passarono, e finalmente arrivai a scuola. Centinaia di studenti entravano in quella specie di bunker. Mi feci coraggio anch'io, e con lo zaino sulle spalle attraversai l'uscio del portone principale.

Arrivai in classe e presi posto, il professore di chimica entrò e con un sorriso ci salutò. Quel prof era uno dei miei preferiti, uno di quelli alternativi, uno di quelli che non usano vecchi metodi per far odiare le materie ai ragazzi.

Le lezioni passarono una dopo l'altra, arrivò finalmente la ricreazione. La campanella fu la scialuppa che mi salvò dall'ora di storia dell'arte. Chiusi tutti i miei libri e mi avvicinai a Gaia.

-Ciao...-

Dissi con fare amichevole.

-Che vuoi ora?-

Rispose acida.

Quella risposta in 0,5 secondi mi fece capire che in lei c'era qualcosa di strano, forse c'era rimasta male per l'altra volta.

Dopo avermi lanciato un'occhiataccia si voltò, andò vicino ad un mio compagno di classe e lo baciò. Una fitta mi trapassò il petto, forse era la crepa del mio cuore che si spezzava ancora. Gaia aveva un ragazzo ora.

Portai le mani alla faccia e mi gettai sulla sedia con fare svogliato, ci ero caduto di nuovo. Cavolo! Presi il mio cellulare senza farmi vedere dalla prof di arte, aprii le note del mio cellulare ed iniziai a scrivere:

"Capita spesso, sempre, di dare un'altra schans a qualcuno. Ma quando diamo l'ennesima possibilità ad una persona le diamo un proiettile per colpirci ancora dato che la prima volta ci ha mancato."

Mi capitava spesso di scrivere frasi che mi venivano in mente all'ultimo secondo sulle note del mio cellulare.

Le ore passarono lentamente, una più noiosa dell'altra.

Quando uscii dalla classe andai da Asia.

-Ehi, Asia. Oggi non abbiamo parlato per niente...-

Dissi.

-Hai ragione, ma le lezioni erano davvero impegnative. Ti ho visto prendere appunti, e ti ho visto anche parlare con Gaia-

Affermò alzando un sopracciglio.

-Non ne parliamo, Asia. Non so come faccia a farmi cadere così facilmente nelle sue trappole. Ma...ultimamente è molto strana. Cambia spesso personalità, a volte con me è molto scontrosa, mentre altre volte è la persona più dolce di questo mondo-

Dissi, poi alzai lo sguardo.

-Beh, ci sono molte persone che hanno doppie personalità, forse Gaia è una quelle...-

Ipotizzò.

-Secondo te ha anche doppie relazioni?-

Asia mi guardò con occhi sgranati dopo la domanda che le avevo appena posto.

Passammo tutto il tempo a parlare, anche sull'autobus. Eravamo due enormi chiacchieroni, anche la gente attorno a noi ci guardava stupita per quanto parlavamo. Ma infondo con lei mi divertivo, e tra una chiacchiera e l'altra passava il tempo.

-Mamma! Papà! Sono a casa!-

Esclamai entrando dal portone.

Posai tutte le cose e guardai il mio cellulare. Era un messaggio da parte di Gaia, ogni volta che mi mandava i messaggi cambiava personalità. La cosa mi preoccupava, avevo l'ansia di aprire quel messaggio...

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora