Capitolo 37

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-Papà, voglio farlo da solo, non voglio che ci siate anche voi a parlare con il direttore...-

Dissi.

-Andrea, vogliamo fare chiarezza anche noi, la situazione è alquanto strana e preferirei esserci anche io-

-Per favore, papà-

-Va bene, ma ti aspetterò fuori-.

Eravamo in macchina, diretti verso l'aeroporto di Milano, dovevamo tornare a Londra per andare nella sede della casa editrice e parlare con il direttore, volevo capire perché era stata usata quella strategia, ma non perché mi dava fastidio, ma perché era strano che stavano facendo tutto questo per me. Insomma, cosa aveva il mio libro di così importante da dover stampare copie senza sosta nonostante non le legga nessuno. Le copie stampate erano ben 700.000 ma ne erano state vendute solo 500. E nonostante il fallimento la casa editrice ha continuato a stamparne. Questo fatto è finito su tutti i giornali così da spingere la gente a comprare il mio romanzo. Ogni volta che ripensavo a ciò mi venivano i brividi.

Finalmente arrivammo aeroporto e salimmo sul nostro aereo. La prima cosa che feci fu prendere il mio computer, aprire un file, mettermi la musica nelle orecchie e fare una cosa che ormai non facevo da troppo tempo, scrivere. Il rumore delle mie dita sulla tastiera andava a ritmo di musica. E quella sensazione era davvero bella. Avevo quasi dimenticato la spensieratezza che si provava. Lo schermo di un pc era un portale per un nuovo mondo, un mondo in cui tu decidevi ogni singola cosa, e potevi avere il controllo su tutto. Il fatto di avere in mano il destino di tutti i personaggi di un romanzo mi aiutava ad avere un controllo anche della mia vita. Ultimamente non era facile, anche se le cose andavano per il meglio facevo fatica a mantenere il controllo di tutto. Inoltre, le mie notifiche sui social esplodevano, improvvisamente i miei follower stavano aumentando. Questa cosa mi faceva sentire davvero bene. Per la prima volta grazie al mio talento nella scrittura qualcuno aveva iniziato a notarmi. Era così soddisfacente aprire i Direct e trovare tanti messaggi di complimenti per il mio romanzo. Sembrava quasi surreale, eppure stava davvero accadendo.

-Ti aspettiamo qui-

Disse mio padre.

Ero davanti l'entrata della London Publishing House. Mi dovevo fare coraggio per poter entrare. Fissavo il grande simbolo sull'edificio simile ad una effe. Feci un respiro profondo ed entrai.

-Vorrei parlare con il direttore della casa editrice-

Dissi ad un dipendente dell'azienda.

Lui mi fece cenno di seguirmi, così feci.

Mi portò in svariati corridoi e finalmente arrivammo davanti alla porta su cui vi era scritto "Direttrice".

"È una donna" pensai tra me e me.

Feci di nuovo un respiro profondo, bussai ed entrai.

Davanti a me trovai una donna girata di spalle con un tubino rosso.

-Ciao Andrea, ti stavo aspettando-.

Al suono di quella voce il mio cuore si fermò per un instante, non potevo credere alle mie orecchie. Quella voce la conoscevo fin troppo bene.

La donna si voltò, e davanti a me trovai la persona che non mi sarei mai aspettato di trovare...

La Maestra Francesca.

-N-non è possibile-

Balbettai.

Il mio respiro si fece sempre più pesante.

-Siediti Andrea-

Mi fece cenno con una mano verso una poltrona grigia. Poi disse:

-É arrivato il moneto di dirtelo, sono io l'artefice di tutto ciò. Sono che ti ho fatto la proposta di pubblicazione. Come avrai sicuramente notato sull'edificio in cui ti trovi vi è una grande effe in corsivo. Beh...è la mia iniziale, c'è un'altro particolare che ti sei fatto sfuggire...-.

Prese una copia del mio romanzo, aprì la prima pagina e la mise in controluce. Vi si poteva evidentemente vedere una effe.

-Io...sono...senza parole-

Balbettai di nuovo.

Poi lei continuò:

-Beh, penso che ne sia valsa la pena di aver usato al strana strategia di marketing...non credi? Le tue copie vanno a ruba. Beh Andrea...non è tutto qua-.

Si alzò in piedi, venne verso di me, mi alzai in piedi anche io, lei mi strinse forte una mano, poi con l'altra mi mostrò un pezzo di carta strappato. Io presi il frammento del documento di adozione che avevo in tasca e lo unii con delicatezza a quello della maestra. Una lacrima si fece strada nel mio viso. Io la guardai nei suoi profondi occhi azzurri. Ero confuso, ma nello stesso tempo stavo facendo chiarezza.

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora