Capitolo 19

45 8 2
                                    

La sveglia risuonò nella mia stanza, avrei voluto spaccarla. Volevo liberarmi per un attimo da tutto ciò. Con il minimo delle mie forze mi alzai e mi stropicciai gli occhi. Guardai fuori dalla finestra, una pioggia impetuosa abbracciava i grattacieli milanesi. Preferii non fare colazione quel giorno, dovevo fare una cosa molto importante dopo scuola. Con tutta la fretta del mondo presi dei vestiti dall'armadio, li indossai, mi lavai i denti, presi lo zaino ed uscii di casa.

Percepivo l'acqua che scendeva sul mio corpo ad ogni passo che facevo. Quella pioggia cadeva a terra proprio come me emotivamente in alcuni momenti.

L'acqua poi evapora e risale al cielo, dovevo prendere esempio dalla pioggia, che dopo essere caduta si rialzava.

Salii sull'autobus, presi posto ed indossai le cuffie. Avevo bisogno di musica, avevo bisogno di riempire i miei vuoti mattutini con una melodia.

Mi sentivo così libero quel giorno, ero... calmo, non avevo agitazione dentro di me. Guardai la città, tutte quelle persone avevano problemi come me, questo mi consolava. Non mi faceva sentire solo, sapevo che non ero l'unico a dover sopportare il dolore.

I minuti passarono uno tirato dall'altro. L'autobus si fermò ed io scesi. Mi diressi verso l'entrata di scuola. Quel giorno non mi andava molto di parlare. Quindi nel modo più silenzioso possibile mi sedetti e sistemai le mie cose.

Così come i minuti passarono anche le ore, anche se sembravano infinite.

La campanella si fece sentire in tutte le classi e ci liberò da quell'inferno. Dovevo compiere la cosa importante, era arrivata l'ora.

Per il corridoio fermai la professoressa solita a maltrattarmi e la feci entrare nell'aula. Eravamo soli. Presi il computer dal mio zaino, selezionai le registrazioni e gliela mostrai. Lei portò le mani al viso.

-Lei si rende conto di quello che ha fatto? Cosa le ho fatto io di male? Se lei continuerà a maltrattare me e se suo figlio continuerà a minacciare Asia... io mostrerò questi filmati-

Dissi.

Dagli occhi della professoressa iniziarono a cadere aspre lacrime, fece un sospiro profondo e con voce sofferente sussurrò:

-Non posso darti torto. Ma ti prego di non mostrare quei filmati al preside. Tu non sai quello che succede nella mia famiglia. Tutta la mia rabbia che ho dentro l'ho rivoltata ingiustamente su di te, e so di aver sbagliato, so di averti profondamente ferito, non solo fisicamente. Parlerò con mio figlio che come me rivolta la sua rabbia su Asia. Scusa, scusa, scusa... Anzi, se vuoi mostrare quei filmati al preside, io non posso contraddirti. Ma sappi che rovineresti la mia vita, come quella di mio figlio-.

I miei occhi al posto di essere pieni di rabbia erano pieni di commozione. Erano lucidi come diamanti. Quello che mi aveva detto la mia professoressa era shoccante. Anche lei soffriva quanto me, anche lei infondo aveva una grande debolezza. Abbassai la testa e con un dito mi asciugai le lacrime.

-Beh...non mostrerò i filmati. La perdono, percepisco nel suo cuore molto pentimento. So che infondo lei non è una persona cattiva. Ma mi prometta che affronterà questo dolore nel modo migliore, e non sfogando la sua rabbia su di me-

Dissi.

-Te lo prometto!-

Affermò lei.

Poi improvvisamente si gettò su di me abbracciandomi. All'inizio non capii, poi ricambiai l'abbraccio, sapevo che eliminando i filmati ed il passato avrei fatto la cosa giusta.

Uscii dalla classe senza farmi vedere. Incontrai Asia, appena la vidi le dissi:

-Ho parlato con la prof, mi ha promesso che non alzerà più dito sui di me, e che parlerà con suoi figlio e gli dirà di non farti più del male. Sai, infondo ha un grosso cuore quella persona-.

Sul viso di Asia si stampò un enorme sorriso, alzò le mani al cielo e poi mi abbracciò.

-GRAZIE! GRAZIE!-

Esclamò.

Infondo quello che avevo fatto non era una cazzata, eredo felice. Mi sentivo sollevato come un palloncino gonfio d'elio. Avevo quasi la sensazione di volare nel cielo. Un altro nodo della mia vita era finalmente sciolto. Avrei potuto affrontare anche gli altri problemi, uno alla volta.

Appena tornai a casa gettai lo zaino a terra e mi catapultai sul divano fissando il soffitto.

-com'è andata a scuola?-

Chiese mio padre entrando in casa.

-Non poteva andare meglio-

Risposi.

-Sei di buon umore oggi?-

Chiese mia madre avvicinandosi a me.

Io feci segno di si con la testa.

Mio fratello scese le scale e ci passò davanti senza salutarci. Volevo restaurare il mio rapporto con lui, volevo capire qual era il problema tra noi due.

Mi diressi anch'io in cucina per pranzare e mi godetti del tempo con la mia famiglia.

Il pomeriggio scivolò via come un budino. Il sole abbandonò subito l'Italia e le stelle si fecero vedere nella notte.

Io presi il mio computer ed iniziai a scrivere, non mi importava dei commenti sul sito online, l'unica cosa che mi importava era che scrivere mi rendesse felice. Le mie dita tamburellavano a ritmo di musica su quella tastiera. Era così soddisfacente... Non esisteva momento più rilassante per me.

Amavo scrivere e mettere in pratica le mie emozioni. Mi divertivo a fantasticare con la mia mente e creare nuovi mondi, nuovi problemi per i protagonisti. Amavo soprattutto il MOOD che usavo per scrivere.

Infondo tutto ciò che scrivevo era influenzato dal mio stato d'animo e dalle mie giornate. Traevo ispirazione dalla mia vita, dai semplici fatti che mi accadevano ogni giorno.

Tutto sembrava tranquillo fino a quando il mio cellulare non emise il solito suono che fa quando arriva un messaggio. Era... Gaia.

GAIA

Devo parlarti...

Quel messaggio mi metteva estremamente ansia ma nello stesso tempo anche curiosità. Cosa voleva dirmi? Pensavo che cercasse in tutti i modi di evitarmi. Proprio come la scorsa volta che mi aveva chiesto di uscire e non si era presentata all'appuntamento. Quel fatto mi era molto sospetto. Il mio sesto senso mi diceva che c'erano ancora molte cose che dovevo scoprire. 

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora