Capitolo 5

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Dopo una lunga riflessione arrivai al punto. Dovevo parlare con Gaia, non poteva tenermi in questo modo sulle spine. Avevo bisogno di una risposta netta senza esiti. Mi feci coraggio, afferrai il cellulare ed iniziai a scrivere il mio messaggio.

ANDREA

Ciao Gaia, mi hai tenuto fin troppo sulle spine, è arrivato il momento di disegnare i puntini sulle I. Decidi ciò che vuoi fare. Non riesco più a smettere di illudermi.

GAIA

Andrea, ho pensato molto a quello che ti ho detto la scorsa sera. Forse... beh... ho capito male i miei sentimenti. Per me sei solo un amico, niente di più. Rimaniamo comunque in buoni rapporti.

Leggendo quel messaggio una gelida ed aspra lacrima mi trapassò il viso. Avevo preso in giro i miei sentimenti. Cosa avevo sbagliato? Forse ero io il problema...

La risposta era semplice, non c'era amore. In un millesimo di secondo la mia lacrima fu riassorbita dai miei pensieri. Improvvisamente tutto l'amore fu bruciato dalla rabbia. Cosa mi era preso? Tutto in me era svanito come un fiammifero spento dal vento. Mi faceva male la testa. All'improvviso non capii più nulla. Mi abbandonai al pavimento facendo cedere le gambe.

Quando i miei occhi si riaprirono intravidi mia madre. Aveva una coperta in mano ed un viso preoccupato...

-Come stai? Cosa ti senti?-.

Chiese.

-S-sono stanco, credo di avere la febbre-

-Dai alzati, ti accompagno a letto, credo che tu sia svenuto. Ma non preoccuparti-

Mi rassicurò.

Con le gambe tremanti mi diressi a letto. Mi nascosi tra le lenzuola, bevvi una tazza di te e mi addormentai. Chissà, forse era mal d'amore... o una semplice febbre. L'importante era che io avessi chiuso con Gaia. Potevo dimenticarla tranquillamente.

Fui svegliato qualche ora dopo da mia madre per prendere le medicine. Mentre ingoiavo quella sostanza effervescente un brivido mi trapassò la schiena. Scorgevo dalla finestra le luci natalizie sparse tra i negozi e le strade, e dal mio cuore lo spirito natalizio. Quell'atmosfera così avvolgente era molto vicina. Percepivo la neve sulle punte dei miei piedi. Con fare delicato iniziai a bere la cioccolata calda prepara dalla mamma. Avevo adesso quel calore nel cuore indescrivibile, non avevo più quella sensazione di disprezzo e malinconia. Mi persi poi tra le pagine di Cristina Chiperi ed il piumone profumato.

La febbre mi scese subito e passò in poche ore. Una febbre piuttosto bizzarra. Subito dopo aver fatto una doccia, notai una goccia che trapassava il muro. Quell'immagine mi ricordava i miei pianti, chissà, negli ultimi giorni forse avevo influenzato anche gli infissi della finestra. Fortunatamente mio padre riuscì a sistemare il fatto in fretta, con le sue doti da tuttologo.

Nel pomeriggio una notifica si catapultò sul mio cellulare, era Mattia.

MATTIA

Ehi Andrea, ho visto alcune foto di Gaia. Non ha le labbra abbastanza gonfie, non fa per me. Comunque è tua.

ANDREA

Io sono sempre più sconvolto dal tuo atteggiamento.

Aveva disprezzato Gaia per le sue labbra poco gonfie? Era una cosa ridicola. Perché tutti gli altri ragazzi a differenza mia davano valore alle donne solo per il loro aspetto fisico? Con quel che ha scritto ha trattato Gaia come un giocattolo, dicendo che fosse mia. Una donna non deve essere in possesso di nessuno in una relazione. Forse sono io che la penso diversamente dagli altri...beh...in realtà non so nemmeno se ho ragione. In una società del genere è difficile individuare la verità. Beh avrei dovuto scambiare qualche idea anche con Mattia.

Erano le 11:03 quando iniziai a scrivere. Assaporavo il caffè nella mia bocca, l'amarezza mi sfiorava la lingua. Ma proprio mentre le idee del capitolo 5 cadevano giù velocemente, la mia attenzione cadde su un solo e unico oggetto. Il libro che avevo preso in "prestito" dalla maestra Francesca. Quelle due pietre brillavano intense nei miei occhi al chiaro di luna. Chiusi di scatto il computer, infilai le ciabatte, mi arrampicai sullo scaffale ed afferrai il libro.

Con le mani percepii quella gelida pelle che lo rivestiva. Mi precipitai sul letto ed aprii il libro. Il mio sguardo cadde diretto su un simbolo, una luna contenente una F in corsivo. Sfogliai la pagina seguente. Un brivido mi trapassò la schiena, la prima frase era proprio uguale a quella del romanzo che stavo scrivendo. "Sapete, anche le piccole cose possono diventare enormi", questa era la frase. Ebbi un forte giramento di testa, anche il simbolo sulla prima pagina tornò famigliare. Con un ansia assurda chiusi di scatto il libro. Portai le mani alla testa. Tutto questo era bizzarro, com'era possibile? Avevo la mente affollata di idee, ero troppo confuso per pensare. Porsi tutto al proprio posto, chiusi gli occhi e mi addormentai.

La mattina dopo, il sole penetrò pungente nei miei occhi. Portai le mani al viso, facendo arrossire la faccia. Appoggiai le punte dei piedi sul pavimento, e mi diressi in cucina. Il mio sguardo si perdeva in quella tazza di caffè un po' amara. Pensavo all'accaduto della sera prima. Non sapevo cosa mi fosse preso, non sapevo quale sentimento si fosse impadronito di me. Non ebbi il coraggio di riaprire quello strano libro la mattina stessa. In fretta e furia indossai una felpa ed un jeans. Infilai in una spalla lo zaino ed uscii di casa. Le solite parole impertinenti della prof mi aspettavano in classe. Non osai dire una parola durante la lezione, ma nonostante ciò, presi molti appunti. Durante l'ora di grammatica Asia, mi lanciò uno sguardo di conforto. Strappai un foglietto dal diario e scrissi...

Mattia ha detto di non essere più innamorato di Gaia per le sue labbra poco gonfie. Sono amareggiato, non so cosa fare.

Arrotolai il bigliettino e lo lanciai verso il banco di Asia. Lei lo afferro al volo con scaltrezza. Leggendolo scosse la testa, dimostrando la malinconia racchiusa in me. Non esitò a prendere una penna ed iniziare a scrivere sullo stesso biglietto.

Se riesci davvero a comprendere il valore delle donne, beh, ritieni ciò un dono. Se lui da retta solo all'aspetto fisico, non ha capito nulla. Non sei tu quello sbagliato. Devi comunque chiarire con lui.

Le parole di Asia mi rassicurarono molto. Mi dispiaceva non dover più parlare con Matteo, e rovinare un'amicizia. Dovevo parlargli a tutti i costi. Ma i miei pensieri furono subito smontati dalla voce della prof che urlò in modo simpatico:

-Andrea! Beh tu staresti bene con Gaia...e si vede che ti piace...-

Non sapevo cosa centrasse quello con la lezione. Impallidii guardando il vuoto. Asia fece un ghigno, Gaia accennò un sorrisetto. Perché la prof aveva detto una cosa del genere? Un'altra nube di pensieri mi si creò nella testa. Come faceva a sapere della mia cotta, anche se era ormai passata? Tutto ciò era bizzarro. Quando uscii da scuola iniziai la solita corsa verso l'autobus. Presi il posto più isolato, infilai le cuffie e mi abbandonai alla musica. Amavo farmi i film mentali ascoltando le note di una canzone. Mi ricordai di Matteo, dovevo scrivergli un messaggio.

ANDREA

Matteo, voglio chiarire le cose con te. Torniamo amici come prima. Ciò che voglio dirti è semplice: non devi amare una ragazza per il suo aspetto fisico. Devi amarla senza sapere perché, questo è l'importante. Non sono invidioso di nulla, puoi starne certo.

Dopo aver inviato quel messaggio un enorme peso mi si tolse da dosso. Non volevo perdere un amico. Quando si perde un amico, si perdono tutte quelle risate, quei bei momenti insieme e quelli scherzi fatti insieme. Speravo in una risposta, una risposta che si lanciò subito sul mio cellulare.

MATTIA

Ehi, ciao. Hai ragione, forse ancora non capisco cos'è l'amore. Forse l'aspetto fisico non vale nulla. Scusa, torniamo amici?

ANDREA

Si, torniamo amici.

Ero felice, finalmente ero riuscito a slegare un'altro nodo della mia vita.

Prima O Poi Sorgerà Il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora