Capitolo 7

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Era arrivata, la vigilia di Natale. Quando mi svegliai, fiocchi di neve cadevano dal cielo uno dopo l'altro. Entrando in cucina, fui accolto dalla colazione preparata dai miei genitori e l'affetto di mio fratello. Passammo l'intera mattinata insieme, tra giochi a carte e partite al Monopoli, arrivò mezzo giorno. Andai a trovare i miei nonni, tra panettoni, dolciumi e squisitezze di tutti i tipi, passò la giornata. La mattina dopo era finalmente arrivato il Natale.

Scorsi i regali sotto l'albero. Mio fratello urlò:

-Urrà! I regali di Natale!-

Scartammo i doni uno dopo l'altro, sorridevo vedendo lo sguardo felice del mio fratellino. Vedevo in lui tutta la mia infanzia. Anche quel giorno passammo il tempo festeggiando con panettoni, dolci, amici, parenti e nonni. Beh, il Natale è difficile da descrivere con le parole. Percepisci quella Gioia che non si sente mai. Tutto si concluse con un ultimo "Buon Natale".

Uno degli ultimi giorni dell'anno, decisi di invitare Cris a casa mia per giocare con la neve. Come la prima volta, si fece vedere sorridente. Ci buttammo in quel tappeto di soffice nevischio ed iniziammo a divertirci. Ci lanciavamo palle di neve una dopo l'altra, facevamo angeli e sculture. Dopo una rinfrescata fuori, ci preparammo una squisita cioccolata calda, lei si sporcò le labbra. Guardando il suo volto, mi rivenne in mente un momento speciale, la prima uscita con Gaia. Lasciai alle spalle quel pensiero, non volevo ricordare quella persona. Una volta finita la cioccolata calda, ci sedemmo sulle poltrone del salotto per leggiucchiare qualche libro, ma finimmo per parlare.

-Sai, il mio scrittore preferito è poco conosciuto. Ma anche molto insultato. Pubblica i suoi romanzi su un sito web-

Disse Cris.

Non diedi peso a ciò che disse.

-Beh, la mia scrittrice preferita è senza dubbio Cristina Chiperi. Dovresti leggere uno dei suoi romanzi-

Continuai.

-Sai, penso che noi siamo propio come una costellazione, formata da sole 2 stelle-

-penso sia un ottima osservazione!-

Dissi sorridendo. Cris era appassionata di astronomia.

-Ti andrebbe di venire a casa mia, per guardare le stelle con il mio telescopio?-

-Beh sarebbe un ottima idea-

Affermai.

Prendemmo tutte le coperte che avevo in casa. Infilammo i nostri giubbotti ed uscimmo di casa dirigendoci verso il rifugio di Cris. Attraversando un viale, arrivammo davanti un albero, su cui era appoggiata una casetta di legno. Entrammo, ci avvolgemmo tra le coperte ed iniziammo ad osservare il cielo. Dal telescopio, riuscivo a vedere le stelle che facevano a gara nel cielo. Una dopo l'latra brillavano sempre di più, mettendo in risalto i crateri della luna. Era uno spettacolo del tutto affascinate, non avevo mai visto una stella tanto vicina. Sentivo il verso degli animali notturni che si aggiravano nella notte. Percepivo il gelo proveniente da fuori e il vento che si infiltrava nella casetta. Passammo la notte intera a guardare le meraviglie dello spazio, ovviamente all'insaputa dei miei genitori che erano ormai sprofondati nel sonno. Chissà, forse era propio Cris la mia anima gemella.

La mattina dopo mi svegliai ben presto, alle 5 del mattino. Di nascosto tornai a casa, i miei genitori non si accorsero di nulla. Passai la giornata a scuola come uno zombie che non mangia cervelli da una vita. Durante la solita lezione di matematica, il mio sguardo si incrociò con quello di Gaia, tentai in tutti i modi di evitarlo. Ma risultò impossibile, rimasi con gli occhi fissi sui suoi. Non sapevo cosa mi fosse preso, l'unica cosa che sapevo era che provavo un grande disgusto per il suo carattere. Per l'ennesima volta, la prof riuscì a catturare la mia attenzione con uno dei suoi discorsi:

-Cari ragazzi, l'amore si percepisce dagli sguardi. Gli occhi possono dire cose che non vengono pronunciate dalla bocca. Anche un cieco può comunicare con gli occhi. Il nostro sguardo parla anche s e non lo vogliamo. Spesso non diamo importanza agli sguardi o agli scambi di occhiatacce. Non lasciatevi ingannare dalle parole, date sempre importanza a ciò che dicono gli occhi-.

Ogni discorso della prof era legato ad un fatto che mi era accaduto realmente. Avevo la sensazione che tutto ciò non fosse un caso. A ricreazione mi diressi verso la cattedra, e rivolgendomi alla professoressa chiesi:

-Vorrei farle una domanda, perché ultimamente lei parla spesso d'amore?-

La professoressa accennò un ghigno.

-Andrea, sai bene perché. Ma fai molta attenzione, non si gioca con l'amore. Non esitare a fare la scelta giusta. E ricorda che l'amore non dimentica mai-.

Senza dire nulla tornai a posto, ero shoccato da ciò che mi aveva appena detto la professoressa. Forse lei aveva capito che stavo passando un periodo particolare sotto il punto di vista dell'amore. Per distaccarmi da tutti quei pensieri, preferii tornare a casa a piedi che con l'autobus. Mi fa molto bene camminare, soprattutto quando sono carico di pensieri.

Ma propio mentre percorrevo l'uscita di scuola, mi scontrai con Gaia. Feci finta di nulla e cercai di fuggire.

-Mi spieghi perché continui ad ignorarmi?-

Disse in tono aggressivo.

-Mi spieghi perché non mi lasci in pace?-

Risposi.

-Dovremmo rimanere amici...-

-Beh io non voglio...-

-Perché hai questo atteggiamento?-

-Preferirei non parlarne qui, davanti a tutti-.

Le voltai le spalle e me ne andai. Forse ero stato troppo scortese o troppo aggressivo, ma volevo comunque sbarazzarmi di lei. Quando arrivai a casa trovai mio fratello che giocava con delle bambole.

-Come mai giochi con quelle bambole?-

Chiesi stupito.

-Sulla scatola non c'è scritto che il gioco è solo per femmine-

Mi strappò un sorriso, un bambino di quattro anni riusciva a farmi riflettere molto.

Poi con un'espressione delusa disse:

-La mamma ha cucinato il brodo con le verdure, quel cibo lo mangiano solo i grandi-

Io sorridendo risposi:

-Sulle verdure non c'è scritto che possono essere mangiate solo dai grandi-.

Lui rispose con una grossa risata, mi aveva tirato su il morale in pochi secondi, ma soprattutto con poche e semplici parole. Perché la felicità sta dentro le piccole cose. 


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