Quando il taxi si fermò riuscii a capire che eravamo arrivati a destinazione. Mi rimisi lo zaino in spalla e uscii dalla macchina. Il sole era battente, e quasi facevo fatica ad aprire gli occhi. Feci un respiro profondo, e senza aspettare mio fratello mi diressi deciso verso l'entrata dell'aeroporto.
-Andrea! Aspettami!-
Esclamò Diego.
-Si, scusa-
Risposi con una voce un po' strana.
-Cosa ti prende, Andrea?-
-N-niente...beh...non so perché ma sono un po' preoccupato-
Risposi.
Lui annuì.
Avevo un presentimento troppo strano, qualcosa non andava. Ma decisi di non darci troppo peso. Era normale infondo avere un po' di ansia in una situazione come quelle.
Eravamo seduti su delle sedie d'attesa dentro l'aeroporto quando il mio cellulare squillò.
Era mia madre.
-Pronto-
Dissi.
-Ehi, Andrea. Tutto bene?-
-Si si mamma, tutto bene-
-Avete fatto colazione?-
-Si, abbiamo fatto colazione-
-Bene, tra quanto tempo tornate più o meno?-
-Beh...un paio d'ore, mamma-
-Va bene Andrea, a dopo-
-A dopo-.
Chiusi la telefonata. Feci un sospiro di sollievo, mia madre non sospettava nulla.
-Andrea, il nostro aereo sta per partire, andiamo-
Disse Diego un po' nervoso.
Rimisi il mio zaino in spalla e, dopo aver fatto il check-in iniziammo a camminare a passo svelto verso la navetta che ci avrebbe portato sul veicolo. Le gambe mi facevano male, mi sentivo stanco nonostante avessi dormito molto. Lo zaino sembrava diventare sempre più pesante. Ma non potevo fermarmi, non potevano permetterci di perdere l'aereo. Arrivammo finalmente alla navetta, vi salimmo sopra e in men che non si dica ci trovammo ai piedi dell'aereo. In fretta e furia vi salimmo e prendemmo nostri posti. Avevo il fiato pesante e il viso accaldato. Socchiusi gli occhi e appoggiai la nuca sul sedile. Indossai le cuffie e feci partire la mia musica preferita. Sentii che l'aereo partì, la sensazione di volare era davvero bella. Guardai fuori dal finestrino Milano, in tutta la sua bellezza. Socchiusi di uovo gli occhi. Pensai a cosa sarebbe potuto accadere se mia madre avesse scoperto tutto ciò. Probabilmente mi avrebbe messo in punizione a vita. Probabilmente sarebbe stata comprensiva. Probabilmente non sarebbe mai venuta a sapere di tutto ciò. Decisi di non pensare al peggio. Sono sicuro che tutti hanno presente la sensazione di essere in un videoclip mentre ascoltate la musica. Beh in quel momento stavo avendo proprio quella sensazione. É così bello sentirsi protagonisti dei propri sogni, puoi essere al centro dell'attenzione ma senza essere essere in imbarazzo. Mi sentivo felice, la musica riusciva sempre a mettermi di buon umore, la musica riesce sempre a farmi sognare, la musica era sempre parte di me. Nonostante ciò avevo bisogno di silenzio. Tolsi le cuffie e le gettai nello zaino. Portai una mano alla testa. Lo strano presentimento era tornato. Sentii improvvisamente il mio cuore battere più forte del solito, sembrava quasi che volesse scoppiare. "CALMA CALMA CALMA" continuavo a dirmi nella mia testa. "SONO SOLO BRUTTI PENSIERI" continuavo a ripetermi. Feci un respiro profondo e socchiusi per l'ennesima volta gli occhi. Il mio umore stava tornando basso. Qualcosa non andava, qualcosa non andava. Eppure tutto sembrava filare liscio su quell'aereo. Un senso di nausea mi invase il petto. Presi una bottiglietta d'acqua dal mio zaino e ne bevvi un sorso. Mi sentii leggermente meglio. Dato che anche la stanchezza stava facendo colpo su di me, mi abbandonai al sonno. Riposare mi avrebbe aiutato a tranquillizzarmi. Il tempo passò in fretta, quasi non me ne accorsi. Fui svegliato dalla voce agitata di Diego, che continuava ad esclamare:
-Andrea! Siamo arrivati!-
Io aprii gli occhi di scatto, senza pensarci troppo presi il mio zaino e le mie cose e scattai in piedi.
-Mentre dormivi ti ho visto agitato...come mai?-
Chiese.
-Nulla, solo un po' d'ansia-
Risposi.
Scendemmo finalmente dall'aereo, il volo non era stato molto piacevole. Eravamo di nuovo a Londra, mi sentivo sollevato. Ma il brutto presentimento era ancora presente dentro di me. Non sapevo come sbarazzarmene, ma soprattutto non sapevo cosa volesse dire.
Ci dirigemmo verso il parcheggio dell'aeroporto. Avevamo un passo svelto e continuo. Dovevamo sbrigarci. Finalmente arrivammo nel parcheggio, ma non vi trovammo solo auto.
A qualche metro da noi vi era nostra madre a braccia conserte, il suo sguardo era graffiante e la sua espressione pericolosa rendeva il suo aspetto ancora più accattivante. Guardai Diego negli occhi, eravamo fermi, immobili, non sapevamo né cosa fare né cosa dire.
-Salite in macchina-
Disse mia madre con tono severo e deciso.
Noi annuimmo e con fare molto rigido eseguimmo l'ordine. Non volava una mosca in quei momenti di totale silenzio. Mia madre fece partire l'auto ed uscimmo dal parcheggio. L' ansia saliva sempre di più, le mie mani tremavano. Lo strano presentimento voleva avvisarmi di ciò, il mio istinto non sbagliava. Cosa sarebbe accaduto? Come mi sarei giustificato? Probabilmente l'unica via d'uscita era arrendersi e raccontare tutta la verità. Mostrando il frammento del documento che ho trovato ai miei, forse sarei riuscito a dare una giusta giustificazione.
Diego sembrava ancora più nervoso di me, a momenti sarebbe svenuto. Era andato tutto all'aria, o forse no. Da un lato ne era valsa la pena, stavo per scoprire qualcosa sul passato della mia famiglia. In realtà non avrei avuto il coraggio di parlare con i miei di un argomento così delicato, eppure dovevo farlo.
-Se c'è una cosa di cui non mi pento, è di aver installato tempo fa un app nei vostri cellulari per rintracciarvi-
Disse mia madre severamente.
App? Rintracciarci? Come aveva fatto ad installare un app sui nostri cellulari se non aveva il codice per sbloccarli? Tuttavia questo era il minore dei problemi. Ecco come aveva fatto a scoprirci! ASSURDO. Un'app per rintracciare le persone è da veri stalker...o da veri genitori.
Incrociai lo sguardo di mio fratello. Anche lui aveva in volto un espressione a dir poco stupita. Presi il mio cellulare, lo sbloccai e controllai tra le app installate. Mia madre aveva ragione. C'era davvero un'applicazione che indicava su un altro dispositivo la mia posizione attuale. Non mi ero accorto di una cosa del genere.
Era davvero imprevedibile, come potevo aspettarmi ciò. Eppure sembrava filare tutto liscio secondo i piani.
-A casa vi aspetta una bella chiacchierata-
Aggiunse.
Mi portai una mano alla fronte, cosa dovevo aspettarmi oltre ad un mese di punizione? L' auto si fermò, e non ne ero pertinente felice. Potevo vedere mio padre che ci osservava dalla finestra, l'ansia continuava a salire. Mi stavo preparando nel mio cervello una serie di giustificazioni da poter usare, anche se sapevo che sarebbero state inutili. In meno di due minuti eravamo sull'uscio della porta, il mio sguardo era basso, non avevo coraggio e intenzione di alzarlo. Entrammo in casa, nostro padre era seduto sul divano e ci guardava con occhi di fuoco. Poi con un tono alto disse:
-BEH! SPIEGATE!-.
Io d'istinto presi il documento dalla mia tasca e lo mostrai alzando il braccio con fare deciso. Il volto di mio padre sbiancò. Io feci un respiro profondo per mantenere la calma. Un silenzio tombale invadeva il salotto. Che cosa sarebbe accaduto?
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Prima O Poi Sorgerà Il Sole
RomanceAndrea, un ragazzo di 17 anni, si imbatte con il primo amore, che non sembra andare per il meglio. Decide di inseguire il suo sogno, quello di scrivere un romanzo. Con i preziosi aiuti dati dalla sua precedente maestra delle elementari, cerca di aff...