Eravamo spensierati

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Anthea non riusciva a dormire, non dopo aver visto Sirius Black contorcersi dal dolore inflittogli dal suo stesso padre. Le era sembrato disumano, assolutamente fuori da ogni ragione. Si era sempre lamentata della severità dei suoi genitori, della loro rigidità e della loro educazione vecchio stile, ma a lei non era arrivato mai niente di più di una sberla, mai avevano usato maledizione per punire lei e suo fratello, nemmeno quando Noah aveva fatto scappare un cavallo alato della madre, quella volta gli era arrivata una scarpa in testa, ma in confronto ad una Cruciatus non era nulla. Gli tornò in mente l'espressione di Regulus, fredda come il ghiaccio, totalmente priva di alcun sentimento. Aveva accusato il fratello, nonostante il sangue che gli colava sul viso. A lei sembrava assurdo che Sirius e Regulus fossero fratelli, erano così diversi, in tutto, ma comunque non capiva come potessero minacciarsi così a sangue freddo. Sirius si sentiva sicuro di sé ad Hogwarts, se ne andava in giro a testa alta e senza guardare in faccia a nessuno, sentendosi il re, mentre Regulus a scuola cercava solo di farsi piccolo e nascondersi tra la folla, al contrario quella sera Sirius si era fatto piccolo, accartocciandosi sul corridoio di casa sua, mentre Regulus l'aveva fissato con superiorità e arroganza dalla cima delle scale. Conosceva quello sguardo di Regulus, l'aveva già visto quella sera di novembre, quando urlava ad Aaron Avery e a Ferguson Mulciber che dovevano dare ascolto a lui e non fare di testa loro. Era lo sguardo del Regulus determinato a mettere le cose a posto, del Regulus ambizioso e leader, del Regulus che dimostrava di essere un Black, totalmente diverso dal Regulus che conosceva lei. Pensò che ci voleva un bel po' di coraggio ad andare contro un fratello ed era sicura che lui ci soffrisse per quella situazione, la ribellione del fratello aveva sicuramente intaccato anche lui con conseguenze negative e avrebbe potuto giurare che, da quando era rimasto l'unico figlio in casa, i suoi genitori fossero ancora più duri con lui e che si aspettassero l'impossibile dal loro erede.

Dalla camera di Willow proveniva una lingua di luce da sotto la porta. Sirius non riusciva a dormire, con tutta l'adrenalina che ancora gli scorreva nelle vene. Bussò appena e sentí un mugolio di assenso. Aprì la porta e trovò Willow con il solito libro in mano, che leggeva.
-Non dormi?- le chiese chiudendosi la porta alle spalle.
-E tu?- chiese lei appoggiando il libro sul comodino e girandosi nelle coperte. Sirius si distese accanto a lei, senza aspettare un invito.
-A cosa pensi?- le chiese lui, vedendola fissare il soffitto.
-Non è ovvio? Al fatto che ti sei preso una mano ustionata e una Cruciatus, stai meglio a proposito?- gli chiese guardandolo e lui annuì.
-Sì, i dolori sono quasi del tutto spariti e la mano è solo un po' indolenzita- disse lui guardandosi le fasciature. -Ma non devi preoccuparti, me l'aspettavo, niente di nuovo per mio padre- disse tranquillo e lei guardò il soffitto.
-E tu a cosa pensavi allora?- chiese lei senza guardarlo.
-Al fatto che un anno fa ci siamo baciati e quasi messi insieme- disse serio e lei lo guardò confusa, prima di distogliere lo sguardo e sbuffare.
-Se sei venuto qui per provarci puoi anche andare- disse lei senza guardarlo, ma Sirius sorrise appena.
-No, volevo solo parlare un po' con te, non ho intenzione di convincerti a baciarmi o altro- disse serio e lei annuì, immersa nei suoi pensieri.
-Sembra passato un secolo- disse dopo un paio di secondi di silenzio.
-Intendi da un anno fa?- le chiese lui girandosi per guardarla e lei annuì. -Già- confermò lui tornando a guardare il soffitto e incrociando le mani dietro alla nuca. -Il problema più grande di quelle vacanze è stato James che ha detto a Charlus e Dorea di Elektra e Remus- disse Sirius con un ghigno e Willow accennò una risata.
-E non farsi beccare ubriachi dopo Capodanno- continuò Willow.
-E, nel mio caso, non farsi ammazzare da tuo fratello- disse Sirius e Willow scoppiò a ridere, così Sirius silenziò la porta.
-Scusa- disse lei portandosi una mano sulla bocca per tapparsela e lui sorrise, alzando una spalla. -Comunque sì, eravamo molto più spensierati, ora voi tre fate avanti e indietro dall'Ordine, James ha rischiato di morire e i Potter...- disse senza avere il coraggio di finire la frase ma Sirius non la completò, lasciando calare il silenzio per un'altra manciata di secondi.
-Sai cosa mi piaceva dello stare con te?- chiese lui di punto in bianco. -Che sembrava tutto così... adolescenziale. Non voglio dire semplice, perché tu sei tutto tranne che semplice, ma mi sentivo un ragazzo normale- disse sovrappensiero e lei aggrottò le sopracciglia.
-Ma tu sei un ragazzo normale...- ribatté e Sirius si girò a guardarla, con gli occhi grigi impenetrabili tipici dei Black.
-Dopo quello che hai visto oggi pensi ancora che io possa essere un ragazzo normale?- le chiese seria e lei si morse l'interno della guancia, tornando a guardare il soffitto senza rispondere. Sirius sospirò appena e si perse a guardare le sue iridi azzurre in controluce.
-Perché mi hai lasciato allora?- chiese lei senza guardarlo, dopo quella che sembrava un'eternità.
-Non era giusto che tu subissi tutta la mia drammaticità riflessa. E poi perché non posso più permettermi la vita che facevo, non posso permettermi di avere delle priorità come una ragazza, le mie uniche priorità devono essere l'Ordine e la guerra. - disse serio e lei annuì, girandosi dall'altra parte del letto, dandogli le spalle. -Wake...- cercò di dire lui piano.
-Sto bene, non preoccuparti- disse lei in tono neutro. Sirius le passò una mano fra i capelli, sentendo il cuore palpitare e lo stomaco svuotarsi.
-Sono felice che tu sia andata avanti- le disse serio e lei annuì appena, sentendo lo stomaco contorcersi.
-Già- disse neutra e lui si sporse a baciarle la tempia.
-Buon Natale- disse prima di alzarsi in silenzio dal letto di lei e uscire dalla camera, senza ricevere risposta. Entrò nella vecchia camera di Will, dove James dormiva con la pancia all'aria e il letto di Remus era, ovviamente, vuoto. Si distese a letto e aprì i balconi con un gesto di bacchetta, per osservare il cielo limpido e freddo di quella notte di fine dicembre. Credeva davvero di averla superata, di essersi lasciato Willow alle spalle, di aver soffocato tutti i sentimenti che provava per lei, ma essere lì era diverso che essere ad Hogwarts, era entrato nel suo mondo e lei, anche se solo per una sera, era entrata nel suo. Eppure c'era ancora qualcosa che gli impediva di lasciarsi andare con lei, qualcosa che lo bloccava, sapeva che la cosa migliore era parlarne con James, ma lui, in quei mesi, era troppo fragile per poter sostenere anche i suoi problemi. Non lo faceva notare, ma Sirius sapeva bene quanto soffrisse ancora per la morte dei genitori.

La mattina di Natale Regulus si svegliò con una strana ansia: quel giorno sarebbe dovuto andare a Villa Fawley, dove non era mai stato. In più, dopo il teatrino di ieri sera, era sicuro che sarebbe stato riempito di sguardi inquisitori. Si obbligò ad alzarsi dal letto, nonostante tutti i muscoli del suo corpo lo invitassero a rimanere sdraiato. Si mise la camicia buona e scese a colazione, allacciandosi il polsino della camicia bianca mentre scendeva le scale.
-Buon Natale, padron Regulus- disse Kreacher facendogli un profondo inchino quando lo vide.
-Buon Natale Kreacher- gli disse il ragazzo con un sorriso, entrando in cucina. -Buon Natale- disse vedendo sua madre e suo padre al tavolo.
-Buon Natale, figliolo- gli disse sua madre con un sorriso asettico e Orion ripeté le parole della moglie, senza alzare gli occhi dal giornale. -Ho preso alcune cose che potrebbero piacere alla dolce Anthea, scegli tu cosa potrebbe andare meglio- disse Walburga appellando una serie di scatoline che si sistemarono davanti al caffè latte di Regulus. Il ragazzo fece per aprire la prima scatoletta ma sobbalzò quando suo padre tirò il giornale sul tavolo.
-Tutte baggianate! Il Profeta è pieno di baggianate! Si lamentano di una qualche babbano ucciso ieri in Scozia, come se non ne fossimo tutti contenti! Mai un articolo interessante- si lamentò in tono aggressivo, ma Regulus lo ignorò, aprendo la prima scatoletta. Contenevano tutti gioielli, probabilmente fabbricati dai folletti, ma erano tutti troppo impegnativi e antichi per Anthea... Tranne l'ultimo, un piccolo pendaglio con una placca in argento e al centro una pietra blu scura.
-Che pietra è questa?- chiese educatamente alla madre, che prese il ciondolo che aveva sollevato in mano il ragazzo.
-Uno zaffiro, ma Regulus quello è il meno costoso che abbiamo! Poi è così... piccolo- disse la donna guardandolo perplesso, il ragazzo lo osservò ancora, aveva un diametro di circa un centimetro ed era contornato da brillanti opacizzati dal tempo, sostenuto da una catenina in argento.
-Secondo me le piacerà, a lei piacciono le cose piccole e semplici... poi è un regalo di Natale, teniamo il meglio per il fidanzamento- disse lui Walburga annuì.
-Allora vada per quello, Kreacher!- urlò e l'elfo si smaterializzò subito al suo fianco.
-Sì, mia padrona?- chiese l'elfo con un profondo inchino.
-Pulisci la catenina che ha in mano Regulus e impacchettala per bene, che sia un bel pacchettino- disse in tono sbrigativo e Kreacher fece un altro inchino.
-Mettici anche dell'agrifoglio, se riesci... nel pacchetto intendo- disse Regulus posando il gioiello nella scatola e passandolo a Kreacher.
-Kreacher renderà il pacchettino più bello che può miei padroni- disse prima di sparire e Regulus si concesse di finire il suo caffè latte in tranquillità, dopo che il padre si era ritirato nel suo studio.

1977Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora