Non mi direbbe nemmeno che ore sono

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Regulus passò la notte in infermeria, anche se Madama Chips gli aveva dato una pozione che l'aveva fatto calmare, aveva preferito restare lì, per non correre il rischio di incontrare i suoi amici, aveva bisogno di stare da solo. Stare in infermeria gli dava la sensazione che non fosse successo nulla, che tutto quello non fosse reale, che non avesse davvero impresso con l'inchiostro il Marchio Nero. Madama Chips svegliò lui e un altro ragazzino con la gamba rotta alle 8 e gli fece apparire la colazione sui comodini. Aveva appena finito di mangiare quando la porta dell'infermeria si aprì ed entrò Anthea.
-Ah allora stai davvero male! Pensavo mentissi- disse lei avvicinandosi al suo letto.
-Buongiorno anche a te- disse lui sforzandosi di far apparire la sua voce il più debole possibile.
-Buongiorno, cos'hai? Dev'essere grave se hai passato la notte qui- chiese lei sedendosi in una sedia accanto a lui.
-Sono stato male di stomaco, ma niente di grave, sto bene ora- disse senza guardarla.
-Bene, comunque- disse e si infilò una mano nella tasca, estraendo la bacchetta di Regulus. –Questa è tua- Regulus la prese confuso, era stato talmente tanto preso dai suoi pensieri che non si era nemmeno accorto di averla dimenticata in giro. Questo comunque non spiegava perché ce l'avesse lei, visto che l'aveva lasciata nelle mani di Sirius.
-Perché ce l'hai tu?- chiese confuso.
-Me l'ha data tuo fratello ieri a Hogsmeade, prego comunque-
-Grazie... avete parlato?- le chiese spaventato.
-Direi di no, è un po' inquietante comunque, soprattutto quando ha cominciato a dire le cose della mia famiglia- disse lei con un'espressione di disapprovazione.
-Sì, ha buona memoria, anche se non mi stupirebbe se avesse fatto delle ricerche... A casa mia c'è un libro con tutte le famiglie purosangue e mia madre ce lo fece imparare a memoria- disse e Anthea parve ancora più disapprovante.
-Quindi mentre io imparavo pezzi delle fiabe di Beda il Bardo per recitarle alle cene coi parenti tu imparavi tutti i miei cugini?- gli chiese e Regulus accennò una risata.
-Direi di sì- calò un silenzio imbarazzante: Anthea voleva chiedergli cos'era successo, ma allo stesso tempo non voleva turbarlo ancora, in più non aveva creduto neanche per un attimo al fatto che lui stesse male, eppure trovarlo in infermeria le aveva fatto cambiare idea.
-Signor Black, mi sembra il caso che la signorina esca da qui ora- disse Madama Chips in tono nervoso mentre portava dell'Ossofast al ragazzino nell'altro letto.
-Oh sì... ci vediamo- disse ad Anthea che annuì.
-Io vado ad Hogsmeade con Leah, se vuoi raggiungerci ci trovi lì- disse lei con un sorriso forzato.
-Okay, vediamo, grazie... anche per essere passata- disse in tono debole e lei se ne andò dopo un altro debole sorriso, che sembrava più una smorfia. Non appena uscì dall'infermeria, Regulus si cambiò, stando ben attento a nascondersi, per paura che qualcuno potesse vedere il Marchio. Non appena mise piede nel corridoio la realtà gli ricadde addosso. "Sei morto" sentì di nuovo la voce di suo fratello, scosse la testa, come se servisse a buttare via i pensieri, e si avviò a grandi passi verso il dormitorio. Evitò accuratamente i corridoi più trafficati, per paura di incontrare qualcuno e appena arrivò in sala comune sperò che non ci fosse nessuno che lo fermasse, ma Justin sembrava che lo stesse aspettando.
-Ehi Reg! Dov'eri sparito?-chiese alzandosi dal divano.
-Non sono stato molto bene- disse lui dirigendosi a passo deciso verso i dormitori.
-No, fermo- disse Justin afferrandolo.
-Cosa vuoi?- gli chiese Regulus innervosito.
-Mi vuoi dire che succede?- insistette e Regulus sbuffò.
-Te l'ho detto, sono stato male, basta- insistette, ma Justin non sembrava convinto.
-Okay, allora andiamo in dormitorio- lui alzò gli occhi al cielo.
-Ci so andare da solo-
-Non si sa mai che stai male per la strada- disse spingendolo fino al dormitorio del sesto anno e chiudendo la porta. Regulus si distese nel suo letto e prese il primo libro che gli capitò sottomano, quello di Incantesimi. –No, non farai finta di studiare- disse Justin sedendosi sul letto accanto.
-Devo finire i compiti per lunedì- disse lui sfogliando il libro.
-Non abbiamo Incantesimi lunedì.- sentenziò Justin prendendogli il libro dalle mani. –È successo qualcosa con la Fawley, vero?- chiese e Regulus lo guardò confuso.
-Ti ha detto qualcosa?- gli chiese di colpo preoccupato.
-No, quella non mi direbbe nemmeno che ore sono- disse infastidito.
-Forse è per come la tratti? Che dici?- lo punzecchiò Regulus.
-Perché come la tratto?- chiese Justin con fare innocente e l'altro alzò gli occhi.
-Lascia stare- disse scuotendo la testa.
-Sì, ma dimmi cos'è successo? L'avete fatto ed è andata male?- disse e Regulus la squadrò con gli occhi sgranati.
-Ma che cazzo dici?!- chiese come se avesse appena detto una bestemmia.
-Poteva essere possibile- si giustificò l'altro.
-Certo, perché secondo te avrei potuto avere qualche chance con una cazzo di uscita di gruppo?!- sbottò infastidito.
-Preferivi che ti lasciassi da solo con Stephy?- chiese Justin con sguardo eloquente e Regulus sbuffò.
-Bisogna fare qualcosa per quella- disse incrociando le braccia. –Non puoi uscirci tu?- gli chiese e Justin rise, ma senza divertimento.
-No, grazie. Poi non vorrà uscire con me, l'unico con cui uscirebbe, oltre che a te, è tuo fratello- Regulus venne percorso da un brivido e gli tornò un forte senso di nausea. –E non credo che tu voglia- continuò Justin.
-Perché no?-
-Beh perché voi due vi odiate e lei è tua amica- disse lui con ovvietà.
-Può fare quello che vuole, poi non mi sento nemmeno di definirla mia amica, è troppo fastidiosa quest'anno- disse con una smorfia disgustata.
-Certo perché è gelosa in culo- disse l'altro con ovvietà. ­–Comunque stai sviando la mia domanda. Sei uscito con Anthea e mezzora dopo lei torna da sola e tu sei in infermeria, ti ha affatturato?- chiese curioso e Regulus scosse il capo tristemente.
-No, non c'entra Anthea, non mi va di parlarne- disse distendendosi a letto.
-Vabeh, io ci ho provato- disse Justin andandosene e lasciando Regulus da solo. Per quando inizialmente fosse stato infastidito, la presenza di Justin aveva aiutato a distrarlo dai suoi pensieri. Ci aveva riflettuto tutta la notte: una volta marchiato era mangiamorte a vita, non poteva più ritirarsi, ma poteva cercare di stare dietro le quinte, non in prima linea. Se non gli venivano affidati compiti importanti non poteva fare grandi sbagli. Non poteva nemmeno essere troppo inutile, altrimenti avrebbero potuto punirlo per la sua inutilità, avrebbe dovuto essere una via di mezzo, non troppo da poter essere una risorsa e né troppo poco da essere sacrificabile, doveva trovare un equilibrio, era l'unico modo per sopravvivere. 

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