Tuo, N.

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Martedì mattina la pioggia cadeva ancora fitta sulle finestre e il soffitto della Sala Grande era di un cupo e tempestoso grigio piombo. Quando arrivò la posta Anthea prese due lettere dal suo gufo, aprì la prima, dei suoi genitori, e la lesse in fretta, per poi riporla nella sua busta e prendere la seconda. Non appena vide la scrittura disordinata scritta in Inchiostro blu sul retro della busta le si smosse lo stomaco. Sapeva benissimo a chi apparteneva quella scrittura, la conosceva a memoria.
-Tutto okay?- le chiese Regulus, era seduto accanto a lei e non aveva ricevuto nessuna lettera, così aveva notato lo sguardo vacuo di lei.
-Sì- disse Anthea fingendo un sorriso e mettendosi la lettera in tasca, non era proprio il caso di leggerla ora.
-Non la leggi?- gli chiese Regulus curioso.
-Cosa?- disse lei fingendosi indifferente e bevendo un'altra sorsata di tè.
-La lettera...- disse Regulus titubante e lei alzò le spalle con indifferenza.
-È di uno che mi stressava quando ero a Ilvermorny, se la leggo ora mi rovina la giornata- gli disse e Regulus annuì, per niente convinto.

Le lezioni di quella mattina le sembrarono durare un'infinità, fremeva dalla voglia di aprire la lettera che aveva in tasca. Era stata distratta per tutta l'ora di Incantesimi e prevedeva che la doppia ora di Trasfigurazione sarebbero state altrettanto poco produttive. Avrebbero dovuto trasformare sembrare la rana che avevano davanti prima in un piccione e poi in un gatto, cosa che non avevano mai fatto. Non riusciva a concentrarsi, col pensiero della lettera in tasca, e il fatto che Elektra Potter avesse già un gatto che correva per la classe aiutava a migliorarle la giornata.
-Che hai oggi? Sei strana?- le chiese Leah e Anthea la guardò fingendosi incuriosita.
-Io? Perché?- chiese con falsa incredulità.
-Sì sembri con la testa fra le nuvole... inoltre il tuo rospo ha ancora del pelo- le fece notare e Anthea si affrettò a riportare il rospo nel suo strato originale. -Allora? Che hai?- insistette Leah e lei alzò le spalle.
-Ho dormito male, sono solo stanca e deconcentrata- le disse semplicemente e Leah annuì, facendo sparire la coda al suo rospo e ricominciando da capo. Quando finirono le due ore Anthea non era riuscita a far venire fuori un gatto, anche se la sua dimensione era notevolmente ridotta e continuava a gracidare e a saltare per l'aula, ma non le importava, non oggi. L'unica cosa che voleva era allontanarsi il più possibile dagli altri e leggere la lettera in pace. Di primo istinto pensò di andare in dormitorio, ma era quasi sicura che non sarebbe stato vuoto, visto che avevano un'ora buca prima del pranzo. La sala comune era da escludere, troppo piena di gente, fuori pioveva troppo per andare nel suo solito masso in riva al lago, quindi le rimaneva soltanto la biblioteca. A quell'ora non era piena come al pomeriggio, cosa di cui fu molto grata. Camminò in silenzio tra gli scaffali, cercando un posto appartato, e alla fine si sedette in un tavolino accanto alla finestra, seminascosto da uno scaffale. Ingoiò la saliva con il cuore che le palpitava forte nel petto. Estrasse la lettera dalla tasca e l'aprì, spezzando il sigillo in cera lacca, scoprendo la fitta scrittura di Nathan Hill.

Cara Anthea,

È da molto che non ci sentiamo e non posso dire che sia anche colpa mia. Al tuo compleanno mi hai risposto con poche righe per ringraziarmi degli auguri, ma non potevo aspettarmi di più dopotutto. Ho comprato l'inchiostro blu, penso tu l'abbia notato, ho comprato lo stesso che prendevi sempre tu, anche se ora sembra stupido che io lo usi, non so nemmeno se tu scrivi ancora in blu e ti sei adattata al nero. Mi manca vedere i tuoi appunti perfettamente ordinati scritti con quest'inchiostro, mi sembra di non dar giustizia a questo colore con la mia brutta scrittura. È così assurdo che tu non sia qui, ogni giorno. Quando mi sveglio, spero di trovarti a colazione con Tessa che ridete di me e della mia faccia assonnata. Però non è mai accaduto in tre mesi di scuola... e non accadrà. Stare ad Ilvermorny senza di te è così surreale che quasi non mi rendo conto che ormai siamo a metà novembre.
Mi manchi.
So che non ti piace che io faccia così il sentimentale, ma è la verità. Non passa giorno in cui io non speri di rivederti, con i tuoi capelli argentei raccolti in una delle acconciature fatte da Tessa. Mi mancano i tuoi commenti di disprezzo sull'incompetenza degli insegnanti dopo le lezioni, mi manca sentire te e le altre chiamarvi con l'iniziale del nome, mi manca sentirti parlare con l'accento britannico quando fingi di essere la mamma del gruppo che insegna a noi scapestrati come bisogna comportarsi. Mi manca passare i pomeriggi con te sul terrazzo della biblioteca, dove tu cerchi di spiegarmi le lezioni e io che fingo di ascoltarti, ma in realtà non vedevo l'ora che stessi zitta per baciarti e farti innervosire perché "non si fanno certe cose in pubblico". Ora daeri qualsiasi cosa per venire in Inghilterra e darti un ultimo bacio, ma ormai è tutto finito. Non avrei mai creduto che ci saremmo potuti separare, non in questo modo. Ovviamente è stato tutto fuori programma, ma se avessi saputo che quello sarebbe stato il nostro ultimo bacio ti avrei baciata di più, se avessi saputo che quello era il nostro ultimo abbraccio non ti avrei lasciata andare. Quest'estate avrei dovuto farti vedere Atlanta, sembra assurdo pensare che mi preoccupassi di presentarti la mia famiglia, avrei preferito che venissi qua e che mia madre mi mettesse in imbarazzo, piuttosto che te ne andassi. Quello che fa più male è il sapere che non abbiamo più una possibilità, che non posso nemmeno sperare che un giorno tu possa tornare. Tessa mi ha detto che forse riesci a venire da lei per capodanno, ma so che non posso sperare nemmeno nel bacio della mezzanotte, perché ora sei fidanzata. È così assurdo dirlo: Anthea Fawley fidanzata e non con me. Spero che il rampollo inglese ti tratti bene e che sia gentile con te... spero che tu sia felice. Lo spero sul serio, perché nonostante ci siamo lasciati, nonostante fossi arrabbiatissimo con te, meriti di essere felice. Sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, non dimenticartelo. Abbiamo fatto un errore, di cui tu ti sei addossata la maggior parte della colpa, ingiustamente, ma era solo uno stupido errore. Non ti meritavi questo destino, non smetterò mai di ripetertelo, non devi autopunirti per quello che è successo. Ma immagino che sia troppo tardi per poter rompere un contratto di fidanzamento, no?
Cerca di essere felice, A, cerca di rendere i tuoi anni ad Hogwarts migliori di quelli di Ilvermorny. Essere in un posto nuovo dove nessuno ti conosce è, come dicevi tu, la miglior occasione per rinascere, e sono sicuro che tu sei già rinata e hai già riempito quella scuola con la tua luce.
A presto, spero.

Tuo, N.

Anthea prese un respiro profondo e ripiegò la lettera. Guardò fuori dalla finestra, ma non riusciva a concentrarsi su niente oltre ai vetri, si fissò su un piccolo insetto che risaliva il vetro. Aveva lo stomaco attorcigliato e un nodo alla gola: andandosene aveva fatto male a Nathan, lo sapeva, ma se fosse rimasta avrebbe fatto male a molte più persone. Rimase a fissare il vetro a lungo, senza rendersi conto del tempo che passava. Ripensare a Nathan voleva dire ripensare a quello che avevano fatto insieme, era una ferita aperta, una cosa che cercava sempre di comprimere nella parte più remota della sua mente e che cercava di ignorare. Era il suo segreto e lì ad Hogwarts nessuno avrebbe dovuto saperlo, qui sarebbe rimasta solo la saputella e zitta Anthea.
Rimase in biblioteca a fissare la finestra così a lungo che quando suonò la campanella sobbalzò dallo spavento, poi prese la sua borsa e se ne andò, piazzandosi un'espressione neutra sul viso. 

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