Dentro e fuori Hogwarts

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Domenica a pranzo la notizia di James Potter ricoverato era arrivata anche al tavolo dei Serpeverde. Le teorie su cosa gli fosse successo erano disparate, Anthea aveva sentito dire che gli fosse stato amputato un braccio, che avesse solo la febbre, che fosse stato riempito di tagli, che fosse stato attaccato da un Troll, che fosse caduto dalla torre di Grifondoro e addirittura che un drago gli avesse bruciato metà del corpo. Non era strano che i pettegolezzi venissero storpiati, ma questa volta era davvero assurdo. Leah sosteneva con furore la teoria del braccio amputato, mentre Justin le stava ripetendo che aveva solo la febbre e che stava ingrandendo la cosa per far parlare di sé. Ormai era mezzora che i due battibeccavano senza sosta, Anthea aveva imparato ad isolarsi e a non ascoltarli ma Regulus continuava a sbattere le posate cercando di fare più rumore possibile per interromperli, ma il messaggio non sembrava chiaro.
-La finite?- sbottò dopo un po'.
-Che c'è?- chiese Justin infastidito.
-C'è che non frega a nessuno quale delle varie teorie siano vere su Potter, finitela.- sbottò tornando al suo piatto.
-A me interessa- gli rispose Justin con sfida.
-Anche a me- si intromise Leah.

-Anche a me interessa- disse Ryan.
-A me no- si intromise Stephy, sorridendo a Regulus, che però non la guardò.
-Allora andate a chiederlo ai suoi amici! Prego, il tavolo dei Grifondoro è lì- disse indicando suo fratello con la forchetta. Tutti fecero una faccia dubbiosa, ma solo Justin parlò.
-Perché non ci vai tu? È tuo fratello- disse con ovvietà.
-Sì e sai benissimo che non ci parlo, inoltre non me ne frega nulla di quello che è successo a Potter- disse in tono di chi voleva chiudere la conversazione. Anthea lo guardò di sottecchi, era palesemente nervoso e poté notare che le sue mani tremavano appena. Non gli parlò per tutto il pranzo, ma quando si avviarono verso la sala comune gli afferrò il braccio e lo trattenne, mentre gli altri andavano avanti lungo il corridoio. -Anthea...- disse lui con voce implorante.
-Dimmi solo quale delle versioni- gli chiese e lui sospirò.
-I tagli- disse e lei annuì, ma non gli lasciò il braccio.
-Stai bene?- gli chiese e lui la guardò confuso.
-Io?-
-Sì, tu, stai bene?- ripeté, ma lui parve ancora più confuso.
-Sì...?- disse incerto.
-Intendo per questa storia- disse abbassando la voce. Regulus annuì, prendendo un respiro.
-Sì, ho tutto sotto controllo- disse serio.
-Non mi sembra, sei molto pallido- gli disse incrociando le braccia e lui prese un altro respiro chiudendo gli occhi. Si guardò intorno e prese la mano di Anthea, portandola in un corridoio secondario, dove non c'era nessuno.
-Sono preoccupato, finché non si sveglierà non starò tranquillo- disse e lei annuì. -Comunque non devo rendere conto a te- disse facendo un passo indietro e allontanandosi da lei.
-Sto solo cercando di aiutarti- disse lei alzando gli occhi al cielo.
-Non ho bisogno di aiuto e non voglio il tuo aiuto- disse in tono secco e Anthea aggrottò le sopracciglia. -E per la cronaca- disse abbassando la voce. -Non credo ad una sola parola sul tuo ipotetico segreto- disse e Anthea rise, ma senza divertimento, era una risata glaciale.
-Bene, resta nei casini da solo. Quando verrai incolpato per aver contribuito ad un tentato omicidio ripenserai che hai negato il mio aiuto- disse lei sulla difensiva, girando sui tacchi e andandosene.
-E come potresti aiutarmi tu? Hai una giratempo?- gli chiese scettico.
-No, ma impara a controllare le tue emozioni- gli disse e Regulus sembrò ricevere uno schiaffo.
-Le mie emozioni?- disse confuso e Anthea fece qualche passo verso di lui per avvicinarsi e abbassò la voce.
-Sì, è palese che tu sia colpevole. Lascia spettegolare gli altri, fingiti interessato ai pettegolezzi e togliti quell'espressione di panico che hai sul viso- disse in tono pratico e Regulus strabuzzò gli occhi.
-Io non ho nessuna espressione da panico...- cercò di difendersi.
-Sì invece! Se uno dei qualsiasi amici di Potter ti vede con questa faccia non ci metterà molto a fare due più due- disse secca.
-Ma io non ho fatto niente! È stato Piton- disse Regulus abbassando ancora la voce.
-Allora vai a dirglielo! A tuo fratello e gli altri- disse lei con semplicità. Regulus si guardò intorno sospettoso e si avvicinò al suo orecchio, per sussurrare.
-Ammazzerebbero me e lui e sarebbe tutta colpa mia. Scatenerei una guerra, non capisci? Potter è la mascotte dei Grifondoro, scatenerei una guerra dentro e fuori Hogwarts- disse in tono impaurito, guardandosi intorno sospetto.
-Cosa vuol dire "fuori Hogwarts"?- chiese lei confusa e Regulus si rese conto solo in quel momento di cosa aveva detto. Sentì il pranzo risalirgli dallo stomaco e la fronte sudare nonostante il freddo. -Regulus- disse lei prendendolo per un braccio.
-Cosa?- chiese lui fingendosi esasperato. Lei lo guardò confusa per un attimo, ma poi rilassò i muscoli del viso e gli lasciò il braccio.
-È ovvio- disse facendo un passo indietro e guardandolo seria.
-Cosa è ovvio?- chiese Regulus col panico che saliva.
-Tu e la tua famiglia siete dei puristi, disprezzate il sangue sporco e quindi è ovvio che sosteniate Tu-Sai-Chi – Regulus inghiottì la saliva e cercò di controllare le sue emozioni, come gli aveva detto lei, non poteva permettere che questo suo segreto trasparisse. Sentì l'avambraccio pizzicagli, come a ricordargli che il marchio era lì.
-Sì, la mia famiglia sostiene la purezza del sangue e sì, appoggiano le idee del Signore Oscuro ma no, i miei genitori non sono Mangiamorte- spiegò cercando di mantenere il tono calmo. Tecnicamente non stava mentendo, stava solo evitando di dire che lui era un Mangiamorte.
-Okay...- disse lei annuendo. -Me lo dovevo immaginare, ma almeno non vanno in giro ad ammazzare persone come i Mangiamorte, no?- disse passandosi una mano fra i capelli e Regulus si sforzò di sorridere.
-Già- disse con semplicità. -Comunque devo andare in guferia ora, ci vediamo in sala comune?-  le chiese fingendosi allegro e lei sorrise appena.
-Sì, a dopo- disse andandosene. Regulus tirò un respiro di sollievo, non sembrava che Anthea sospettasse altro su di lui, per il momento era al sicuro. Si avviò a grandi passi verso la guferia, dove sperava che Bellatrix gli avesse risposto alla lettera di quella mattina, dove le spigava cos'era successo. Era andato in guferia già quattro volte quella mattina, sperando che arrivasse una lettera, ma non aveva ricevuto nulla, sperava solo di essere più fortunato questa volta. Salì i gradini della torre e si ritrovò nella stanza circolare ricoperta di paglia. Non appena entrò un gufo che non conosceva gli volò accanto, con una lettera legata alla zampa. Regulus la girò e notò che c'era il suo nome, ma non era la scrittura di Bellatrix, nonostante la lettera portasse lo stemma dei Lestrange. La prese a l'aprì, leggendo in fondo che era di Rabastan.

Regulus,
Hai agito nel modo giusto contattando noi. Piton riceverà una lettera da Dolohov, si occuperà lui di punirlo, non devi pensarci tu. Quello a cui devi pensare tu e al nascondere le prove, nonostante Potter si meritasse anche di peggio, una possibile morte al castello sarebbe d'ostacolo a noi, non vogliamo un aumento della sicurezza, soprattutto se includono il ministero. Tenete un profilo basso e fingetevi ignari di tutto. Ora hai tu il controllo, ricordati che siete ad Hogwarts, sotto Silente, siete costantemente osservati, non fate altri passi falsi.
Brucia questa lettera,

Rabastan Lestrange. 

 

Regulus sbuffò, non aveva bisogno di Rabastan a fargli la ramanzina, sapeva benissimo come doveva comportarsi ad Hogwarts, quelli che non lo sapevano erano Avrey e Piton. Era furioso, sia con loro due che con Bellatrix, che non gli aveva risposto. Non si aspettava parole di conforto o altro, però se gli avesse scritto Bellatrix si sarebbe sentito un po' più compreso. Nonostante non fosse per nulla una persona confortante sapeva che provava dell'affetto per lui e in quel momento sentiva di aver bisogno di affetto. Prese la bacchetta e fece bruciare la lettera, osservando le fiamme che divoravano le parole d'inchiostro nero. Ora aveva il controllo, certo, ma voleva dire anche le responsabilità. Non si sentiva pronto per questo. Aveva sempre pensato che la sua insicurezza sarebbe sparita una volta marchiato, una volta che fosse stato impresso a fuoco che faceva parte di loro e che era degno di essere lì, ma l'unico risultato era stato renderlo ancora più insicuro di prima. Non credeva di essere adatto a quelle responsabilità, non credeva di essere in grado di essere un Mangiamorte. Non sarebbe mai diventato come Bellatrix, non che volesse diventare il braccio destro del Signore Oscuro, ma avrebbe voluto la sua sicurezza, la sua convinzione di essere invincibile. In quel momento gli venne in mente Sirius, era sicuro che sospettasse di lui, avrebbe potuto giurarci, e sapeva anche molto bene che Sirius non sopportava quando gli venivano toccati i suoi amici, specialmente James Potter. Non poteva biasimarlo, anche lui, se avesse avuto amici così, avrebbe fatto di tutto per difenderli. Aveva sempre invidiato Sirius, per essere riuscito a stringere amicizie così. Justin era il suo migliore amico, era vero, ma quell'unica volta in cui James Potter era venuto a cena a casa loro aveva potuto notare che la loro lealtà non era niente in confronto a lui e Justin. Aveva sempre invidiato Sirius, in tutto. Invidiava il suo coraggio, la sua sicurezza, il suo avere successo in tutto, i suoi amici, il suo successo con le ragazze e persino la sua relazione con la Anderson. Per quanto disprezzasse lei e avesse fatto di tutto per separarli, Sirius era riuscito a tenerla dalla sua parte, per un paio di mesi almeno, ed era stato felice, lo aveva visto felice. Si chiese se anche lui un giorno avrebbe una relazione che l'avrebbe fatto sentire felice, gli sembrava assurdo che un'altra persona potesse essere in grado di eliminare i suoi problemi, le sue paure, le sue ansie e le sue insicurezze. Forse l'amore non faceva per lui, forse Anthea aveva ragione e l'amore non esisteva. Avrebbe dovuto fare come Narcissa? Innamorarsi dell'idea di sposarsi e avere una famiglia, perché ora cominciava anche a dubitare che amasse Lucius. Prese un respiro e cercò di scacciare tutti quei pensieri dalla testa, si sentiva sopraffatto da tutto, non trovava una via di uscita a vortice in cui era entrato. Era sicuro che l'unico modo che avesse per bloccare tutti quei pensieri sarebbe stato morire o la sconfitta del Signore Oscuro, ed era più probabile che morisse scendendo dalla guferia.

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