capitolo 4. Ho capito che ti amo

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I veri amici sono come le stelle;puoi riconoscerli solo quando è buio intorno a te.
     
                             Bob Marley

Elisabeth's pov

Din din din
Mi svegliai di lunedì mattina,ricordandomi di dover andare a prendere papà all'aereoporto, perché mamma non c'era.
Mi lavai i denti e mi lasciai i capelli sciolti,non avevo voglia di sistemarli.
Ripensai a Jorge,oh il mio caro Jorge.
Mi misi un pantaloncino di jeans,la maglia a mezze maniche bianca della Levis e dei sandali. Scesi giù e aprì il frigo,presi un bicchiere di succo,lo bevvi tutto d'un sorso e presi le chiavi della macchina. Non preoccupatevi posso guidare ho 18 anni.
Arrivai all'aereoporto,scesi e vidi mio padre all'entrata che mi aspettava.
Aveva un completo blu cielo,e una camicia bianca,gli stava onestamente bene.
Io: papà
Gridai,alcune persone si girarono,compreso lui.
Papà:Oh! Piccola mia,quanto mi sei mancata.
Mi alzò leggermente da terra e mi fece girare,non lo vedevo da un mese,mi era mancato così tanto. Io e mio padre avevamo un bellissimo rapporto,ero l'unica figlia femmina.
Io:mi sei mancato tanto anche tu.
Papà:come sei diventata bella.
Io: perché prima non lo ero?
Papà fece una risata e io lo seguii.
Ci avvicinammo alla macchina ed entrammo,guidai fino a casa,non si fidava molto di me alla guida,era sempre rigido,questo però mi faceva ridere.
Quando girai per il viale che portava a casa vidi la macchina di Jorge,con lui dentro,oh no!
Papà:chi è quello? Non l'ho mai visto.
Io: neanche io,sarà un parente del vicinato.
Papà:può essere.
Scesimo dalla macchina ed entrammo in casa.
Papà:cucciola io vado a farmi una doccia,sull'aereo non c'era aria condizionata.
Io:ok papà.
Papà salì le scale e io uscii fuori attenta a non fare troppo rumore con la porta.
Camminai verso Jorge a passo svelto.
Volevo raggiungerlo al più presto,volevo abbracciarlo,baciarlo,volevo stare con lui. Mi era mancato,tanto.

Jorge's pov
Decisi di andare da Elisabeth,dovevo vederla. Mi alzai dal divano un po' contro voglia,mi misi il giubbotto di pelle ed andai in macchina,accesi lo stereo. Lo misi quasi al massimo,abbassai i finestrini della mia Lamborghini"rubata" e partii.
Arrivato spensi la macchina,quella di Elisabeth non c'era decisi di aspettarla. Mi Fumai una sigaretta e masticai una gomma. Poi la vidi con un uomo,almeno 10 anni in più di lei, in un auto. Scesero ed entrarono,dopo qualche minuto Elisabeth uscì dalla porta bianca,e si avvicinò a me a passo svelto,sembrava strana quando camminava così e si guardava intorno,forse non voleva farsi vedere da qualcuno,ma chi lo sa,le ragazze sono strane.
Io:ei principessa
Dissi andandogli incontro. Alla mia voce Elisabeth arrossì. Mi avvicinai di più e la abbracciai,gli diedi un casto bacio sulle labbra,che però non rifiutó. Al momento tutto bene.
Elisabeth:ei Jorge.
Disse sorridendo,com'era bella quando sorrideva,bhe lei era bella sempre. Nei suoi occhi mi perdevo,potevo sentire tutto quello che pensava,come se potessi leggerle la mente. Aveva delle labbra sempre rosate,un naso perfetto e dei capelli foltissimi. Aveva un bel fisico,era come piaceva a me. Aveva delle belle"forme" per non dire parole come "culo","tette","fianchi"ecc..
Bhe di lei era bello tutto. Ok?
Io:vogliamo fare un giro?
Le chiesi sperando in un si,volevo stare da solo con lei.
Elisabeth:bhe, è appena arrivato mio padre,se vuoi aspettarmi vado ad inventarmi una scusa.
Io:potrei aspettare anche fino alla fine della mia vita per uscire con te. 
Le dissi tirandola verso di me dai fianchi.
I nostri occhi si incontrano e riuscì a vedere il suo imbarazzo ma gli piacevo,bhe siamo sinceri ero bello.
Elisabeth si allontanò prima che le nostre labbra si potessero congiungere.
Elisabeth:si anch'io,ma ora vado così usciamo.
Io:certo amore.
L'avevo chiamata amore?
Non dirmi che mi sono innamorato!
Oh no,non posso,lei deve avere di meglio e pure la tratto come la mia ragazza,sono proprio stupido. Mi presi a pugni mentalmente mentre lei si allontanava ed entrava in casa.

Elisabeth's pov
Entrai in casa,salii le scale.
Mi avvicinai alla porta del bagno e bussai due volte di seguito,mio padre rispose gridando,quasi mi ruppe i timpani.
Papà:si?
Io: papà vedi che esco con... Giorgia.
Aspettai un po' prima di dire il nome,era l'unica su cui avrei potuto contare,ed era l'unica che non l'avrebbe detto a nessuno.
Papà:ok,ciao.
Io:ciao.
Scesi velocemente le scale,uscii fuori e mi avvicinai verso la macchina di Jorge che era ancora appoggiato alla portiera.
Io:andiamo?
Chiesi impaziente,fece un cenno con la testa sorridendomi ed entrammo in auto.
Jorge:allora dove vuoi andare principessa?
Io:ma non lo so
Jorge:io volevo portarti a casa e sai ricominciare dal punto in cui c'eravamo fermati l'altra volta.
Io:no Jorge!
Gli risposi secca,non volevo fare solo sesso.
Io:che ne dici del parco?
Jorge:ma lì non possiamo stare da soli.
Fece la faccia da cucciolotto.
Io:facciamo così,andiamo al parco e dopo a casa tua.okay?
Jorge:per me va benissimo
Disse facendomi il sorrisetto da stronzo,quanto era fregno.
Arrivammo al parco,scendemmo dalla macchina. Jorge mi si avvicinò e mi strinse a sé tirandomi lievemente dalla vita. Sembravamo una di quelle coppiette felici,bhe forse lo eravamo in fondo. Ci sedemmo su una panchina difronte ad uno stagno. Intorno a noi c'erano poche persone eppure era estate.
Bhe quello non era un parco grandissimo,era più lontano dalla città.
Io:Jorge...
Jorge: si?
Io:mi piaci.
L'avevo detto,non riuscivo più a resistere,dovevo dirglielo,tanto penso che il sentimento era ricambiato,o forse stava solo giocando con me.
Mi guardò sorridendo.
Jorge:anche tu mia piccola principessa.
Ci avvicinammo gli uni agli altri.
Sempre di più. Il cuore mi batteva sempre più forte. Eravamo a pochi millimetri di distanza. Le nostre labbra si toccarono, inizialmente era un bacio dolce ma poi la sua lingua entrò nella mia bocca, iniziò il bacio più passionale che avevo mai dato ad un ragazzo.
Amo Jorge,si lo amo.
Jorge:piccola ma chi era quell'uomo nella tua macchina?
Disse quasi geloso,che idiota aveva 20 anni in più di me.
Io:mio padre,idiota,non fare il geloso.
Gli diedi un pugnetto sul braccio e sorrisi,lui sorrise. Jorge mi mise un braccio sulle spalle ed io appoggiai la testa nell'incavo del suo collo. Il suo profumo mi riempì le narici. Aveva un bellissimo profumo,odorava di bosco,e di ghiaccio. Lo so il ghiaccio non ha un odore,però lui odorava di fresco.
Io: hai un odore bellissimo.
Dissi sussurrando,non volevo farmi sentire,ma non ci riuscì.
Jorge:lo so principessa,anche tu,odori di rose.
Bhe avevo messo la crema alle rose,e anche il profumo.
Io:Jorge
Jorge:si?
Io:lo sai che non so neanche il tuo cognome?
Iniziammo a ridere,ci eravamo baciati,ma nessuno conosceva il cognome dell'altro.
Jorge:Piacere Jorge Blanco
Fece come se fosse il primo incontro.
E io feci lo stesso. Mi tese la mano,io la strinsi e mi presentai.
Io:piacere, Elisabeth Williams
Jorge:che bel nome!
Arrossì a quel complimento. Gli presi la mano e mi alzai in piedi.
Io:andiamo a casa tua?
Jorge:oh!certo!
Disse facendomi l'occhiolino e sorridendomi,sempre quel sorriso da stronzo. Ci incamminammo verso la macchina ma prima di salire il mio stomaco brontolò,era ora di pranzo,avevo fame come tutta la gente normale.
Jorge:hai fame?
Io:un po'.
Dissi imbarazzata.
Jorge:bhe anch'io.
Fece una risata e io mi aggiunsi.
Io:cosa vuoi mangiare?
Jorge:tacos,tu?
Io:cibo.
Ridemmo tantissimo.Qualcuno ci guardò non capendo perché ridevamo così tanto.
Entrammo in macchina e Jorge la mise in moto. Si fermò alla vista di un camioncino con la scritta tacos illuminata,anche se non era ancora sera.
Jorge mi aprì la portiera.
Io:che gentiluomo.
Jorge:grazie signorina.
Feci un sorriso ed anche lui. I suoi denti bianchi facevano contrasto con la pelle abbronzata. Aveva una maglia bianca ed un jeans,scarpe da ginnastica nere ed un giubbotto di pelle. Era davvero figo.
Quando scendemmo un gruppetto di ragazzine iniziarono a guardarlo,così gli misi un braccio intorno alla vita e lui ne mise uno sulle mie spalle. Penso che aveva notato gli sguardi e forse aveva capito che ero gelosa. Ma ei è il mio ragazzo e ovvio che sono gelosa,no?
Quando ci avvicinammo al camioncino,lessi le scritte dei gusti dei tacos,ma non sapevo cosa prendere. Se devo essere sincera,non ho mai mangiato un tacos in vita mia e non ho mai mai preso cibo da un camioncino. La mia famiglia andava a mangiare sempre a ristoranti e l'unico ragazzo che avevo avuto mi portava sempre al ristorante.
La signorina disse il nostro numero e noi ci avvicinammo per ordinare,sembrava tipo una salumeria o quando vai dal dottore e prendi il numero.
X:cosa ordinate ragazzi?
Ci chiese la signora sorridendoci. Era davvero allegra. Aveva un pantaloncino e una canotta e da sopra per non sposcarsi un grembiule verde. Jorge mi vide in difficoltà e ordinò anche per me.
Jorge:due tacos con chili,una coca e una birra.
La signorina ci diede il numero del tavolo e ci accomodammo. I tavolini erano all'aperto. Le sedie erano quelle pieghevoli verdi mentre il tavolo era di plastica bianca. Intorno a noi c'erano altri tre tavoli e alberi,molti alberi e cespugli.
Io:grazie
Jorge:per cosa?
Io:bhe,perché mi hai salvato dall'imbarazzo di decidere cosa prendere.
Jorge:oh,allora prego.
Sorrise. Rimasimo in silenzio finché non arrivò un uomo che ci porse il nostro ordine. Lo ringraziammo e quando se ne andò decisi di parlare.
Io:comunque non sono mai venuta qua.
Jorge: davvero?
Chiese incredulo.
Io:si davvero,vado a mangiare sempre in ristoranti.
Jorge:bhe da me non aspettarti un ristorante,preferisco cose del genere.
Io:bhe provandolo penso che preferisco anch'io cose del genere.
Jorge mi sorrise ed addentò il suo tacos. Mi fece segno di fare lo stesso ed io obbedì.
Jorge:quindi ti piace?
Io: è buonissimo.
Dissi ancora masticando ma coprendomi la bocca per non far uscire cibo.
Jorge rise leggermente e io feci lo stesso.
Dopo aver finito di mangiare Jorge insistette per pagare e dopo un po' lo lasciai pagare.
Salimmo in macchina e la azionò.
Jorge:quindi andiamo a casa mia o vuoi ritirarti nella torre principessa.
Io:bhe ora sei venuto a salvarmi,quindi andiamo nella tua tana.
Dissi sorridendo. Jorge si accese una sigaretta ed iniziò a guidare. Aspetta fuma? Odio il fumo!
Io:Jorge puoi spegnere quella sigaretta.
Jorge sbuffò.
Jorge: perché?
Io:perché odio il fumo!
Dissi un po' irritata.
Jorge fece finta di non avermi sentito e continuò a fumare.
Io:Jorge!
Dissi stufa e irritata.
Jorge mi ascoltò stavolta e, finalmente, lanciò la sigaretta fuori dal finestrino.
Jorge:ora va meglio?
Chiese dopo qualche minuto. Feci un sì con la testa.
Quando arrivammo a casa sua entrammo e rimasimo in silenzio per un po',era davvero imbarazzante. Così decisi di parlare.
Io:Jorge dovrei andare in bagno.
Era l'unica scusa che mi era venuta in mente per allontanarmi da quell'imbarazzo.
Jorge:si vieni ti accompagno.
Salimmo le scale ed erivammo al primo piano,mi face vedere dov'era il bagno ma quando stavo per chiudere la porta,si mise appoggiato ad essa.
Io:Jorge!
Jorge mi mise un dito sulle labbra,e ai avvicinò lentamente a me,mi sfiorò le labbra,ma non mi baciò, sentì un brivido scendermi lungo la schiena. Si allontanò dalla porta andando verso la sua camera e prima di entrare mi guardò e mi fece un occhiolino. Chiusi di fretta la porta del bagno. Oh no voleva,no no no. No non ci pensare nemmeno Elisabeth, l'avrà fatto per scherzare. Ma se... No.
Mi sciacquai la faccia e mi rimisi il lucida labbra e il mascara. Uscì dal bagno e a passi lenti mi diressi nella camera di Jorge. Quando entrai lui era steso sul letto senza maglia. Iniziai a farmi rossa in volto ed il cuore iniziò a battermi più forte. Ero ancora davanti alla porta aspettando un suo cenno, qualcosa.
Jorge mi guardò come a dire "chiudi la porta e stenditi accanto a me". Così feci quando mi stesi mi avvicinai a lui. Jorge mi abbracciò e si avvicinò ancora di più a me. Sentivo il suo fiato sul mio viso. I nostri occhi si incontrano. I suo occhi erano bellissimi mi davano sicurezza ed il suo fiato caldo alla menta mi riscaldava.

Jorge's pov
Le feci cenno di chiudere la porta e stendersi accanto a me e lei mi obbedì.
La strinsi di più a me,volevo tenerla vicino,proteggerla. La abbracciai. I suoi occhi marrone scuro erano lucidi come sempre,no perché voleva piangere semplicemente erano i suoi occhi. Erano profondi e ti facevano rivivere ricordi.
Il suo profumo alle rose,come lo amo.
La guardavo come se fosse una dea,e lo pensavo.
Era di una bellezza diversa,la stella coperta dalle nuvole che però quando si tolgono fanno vedere che è quella che brilla di più tra le altre.
L'albero più piccolo ma più profumato.
Il giardino più deserto ma con più fiori.
La amavo,ne ero sicuro.

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