Capitolo 23:lo faccio perché ti amo

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Ti lascio libera,volare come le farfalle perché io sono intrappolato qui per sempre

Jorge's pov
Ci era rimasta male,l'avevo capito. Volevo rincorrerla quando si stava allontanando ma decisi di non farlo perché prima mi allontanavo da lei e prima di sarebbe dimenticata di me. Non ero fatto per lei. Lei doveva avere di più.
Lo so, è una frase sentita mille volte ma qui era vero,ricadevo sempre negli stessi errori. Lei mi aveva aiutato a rialzarmi e io stavo ricadendo e stavolta non la volevo accanto a me forse per paura,non lo so ma io ero solo uno stronzo che pensava di poter essere felice. Almeno so cosa significa amare e questo mi rende l'uomo più felice del mondo. Mi alzai da quella panchina e inziai a camminare lentamente verso non so dove. Camminavo come fanno nei film,avete presente quando al protagonista succede qualcosa di brutto e iniziano a camminare?,io ero come quel protagonista ora. Mi ritrovai vicino casa così entrai e presi una birra,ne avevo bisogno. Mi andai a stendere sul letto ma qualcosa mi tormentava,il senso di colpa. Perché esiste cazzo? Non potevo essere insensibile? Perché mi fai provare questo stupido muscolo? Mi alzai e inizia a tirai calci e pugni al muro. Mi passai le mani tra i capelli come a volermi calmare ma inziai a tirarlo leggermente e gridai. Gridai così forte per liberarmi da tutto. Presi una sigaretta e mi diressi alla finestra,stavo meglio ma non bene. La accesi ed iniziai a fumare. Una sigaretta...due sigarette...tre sigarette.
Basta Jorge. Presi la quarta sigaretta e la buttai fuori dalla finestra. Avevo bisogno di un'altro modo per sfogarmi. Fumare mi avrebbe solo fatto male. Mi vennero in mente le parole di Elisabeth quando mi vide che stavo fumando dopo che le avevo promesso di non farlo più "Jorge basta fumare,me l'hai promesso" era così scocciata e delusa da me. Quando mi disse quelle parole buttai immediatamente la sigaretta a terra e mi girai verso di lei che vedendo quello che avevo fatto iniziò a sorridere e mi abbracciò fortissimo. Ricordo la sua prima volta a letto con me. Era così in ansia. Aveva il volto di una bambina. I suoi occhi così ingenui mi facevano sempre sorridere. Ricordo quando la portai al camioncino dei tacos. Era così felice. Era sbalordita,sorpresa e quando diede il primo morso al tacos le si illuminarono gli occhi. Ed ora io stavo facendo lo stronzo,la stavo facendo soffrire e lo sapevo ma sarà per poco,ho solo bisogno di tempo. Ricordo i suoi occhi pieni di lacrime quando ha sussurrato quell'ok per poi andarsene. Ti prometto Elisabeth che quando tornerò sulla strada principale ci rincontreremo e se tu vorrei potremmo percorrere una strada senza un sentiero solo io e te.

Elisabeth's pov
Entrai in auto e corsi fino alla mia collina. Per le strade stranamente c'erano poche persone. Una volta arrivata sulla mia collina inziai a piangere. Le lacrime bruciavano,sembravano di fuoco. Guardai il panorama ed iniziai a calmarmi. Feci lunghi respiri e lentamente le lacrime si asciugarono e gli occhi smisero di lacrimare. Mi guardai in torno e vidi una scritta sul tronco dell'albero "E+J=♡per sempre". Jorge,era stato lui. E perché sta facendo questo se mi ama? Vorrei tanto riempirlo di schiaffo ma allo stesso tempo baciarlo e abbracciarlo. Mi mancano già perdutamente le sue labbra sulle mie e le sue braccia che stringono la mia vita. Ma come dice sempre mia mamma "nella vita si cade per rialzarsi" ed oggi io sono caduta ma riuscirò ad alzarmi. Avevo fatto tanti programmi per noi due. Avevo già immaginato un futuro insieme. Due figli e un cane. Una casa piccolina in periferia. Una vita felice e modesta. Non mi interessa se lui non avrà un lavoro stabile l'importante è stare insieme,giusto?
Ma ora non ho neanche quello o meglio non abbiamo più neanche quello. Mi alzai dal prato verde e un po' umido e rientrai in auto. Partì per casa o forse per un locale. Mi ritrovai davanti un locale con la scritta illuminata. Sembrava accettabile. Entrai e senza guardarmi intorno mi diressi al bancone per prendere qualcosa di forte anche se non amo bere,ma ora ero triste e ne avevo bisogno. Il barista arrivò,aveva una faccia conosciuta ma non riuscivo a capire chi era.
X:sempre lo stesso?
Lo guardai con una faccia stranita poi mi venne in mente. Era quello del locale nel Bronx e cosa ci faceva qui?
Io:si,posso chiederti una cosa?
Chiesi lasciando cadere le braccia sul bancone.
X:dimmi tutto
Chiese mentre iniziò a shekerare il mio drink.
Io:che ci fai qui?
Chiesi curio.
X:bhe lavoro un po' da per tutto.
Mi fece l'occhiolino e io sorrisi leggermente. Lo onotó subito,come faceva un ragazzo che hai visto una volta a imparare ogni tua mossa?
X:perché sei triste?
Decisi di dirglielo. Lo so non lo conosco ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno e con la mia famiglia non lo farò altrimenti ucciderebbero Jorge.
Io:il mio ragazzo mi ha chiesto una "pausa"
Mimai le virgolette alla parola pausa. Lui mi offrì il drink e lo bevvi tutto d'un sorso per non sentire troppo in brucio alla gola.
X:se vuoi stacco tra dieci minuti potremmo andare a fare un giro
Mi chiede speranzoso. L'idea era allettante ma non volevo,avevo voglia di mettermi nel letto a piangere e basta.
Io:che ne dici di fare un'altra volta?
Gli chiesi sperando di non averlo offeso.
X:capisco,vuoi solo piangere
Disse lui allontanandosi.
Io:esatto
Dissi mimando un sì con la testa. Quando tornò per preparare un'altro drink a qualcun'altro li fermai.
Io:posso avere il tuo numero?,così quando sto meglio potremmo uscire.
Lui annuì e rise a trentadue denti. Aveva un bel sorriso.
X:certo
Mi diede una penna e poi il suo polso. Il suo polso? Oh sì,non ha un figlio, ovviamente. Gli scrissi il mio numero e poi mi alzai non volevo ubriacarmi per poi fare un incidente. Salì in macchina e lentamente mi diressi verso casa. Una volta arrivata fuori la porta feci un lungo sospiro e poi entrai. Mia madre era sul divano in salotto con Jimmy.
Io:sono a casa
Gridai per farmi sentire.
Mamma:hai mangiato a casa di Jorge?
Io:si
Chiesi sbuffando. Avevo mangiato ma avevo voglia di rimettere tutto. Avevo un vuoto nello stomaco,era una sensazione strana. Come se qualcosa mi mancava. Era Jorge,mi mancava Jorge. Salì in camera mia dopo aver augurato una buona notte a tutti. Mi misi il mio bellissimo pigiama e mi stesi nel letto. Guardai per alcuni minuti infiniti il soffitto cercando risposte ma quello che trovai fu solo della pittura bianca che aveva bisogno di una ripassata. Dovevo calmarmi,le cose si sarebbero messe a posto,Jorge stava passando un periodo difficile,poteva perdere sua madre ma con il mio aiuto ce l'avrebbe fatta. Il problema e che non voleva il mio aiuto. Il suo stupido orgoglio. Mi alzai dal letto non riuscendo a chiudere gli occhi per la troppa agitazione e andai alla finestra. La aprì e feci respiri lunghi per non iniziare a piangere come una fontana. Mi rilassai e mi stesi sulle coperte. Mi passai la mano sugli occhi e dopo qualche ora finalmente caddi tra le braccia di Morfeo. Avevo bisogno di riposo. Prima o poi la tempesta passa e spunta l'arcobaleno,dovevo solo saper aspettare e tutto si sarebbe rimesso al suo posto.

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