epilogo (forse)

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Nel cuore di Londra, in un tranquillo quartiere residenziale chiamato Earl's Court, il sole era tramontato da una manciata di ore, e le stelle avevano recuperato la loro postazione nel cielo, per dare a chiunque le guardasse la sensazione di stare andando da qualche parte. In un condominio storico con i mattoni rossi e le finestre dal vetro sottile, al quarto piano una ragazza con dei folti boccoli neri attraversava il corridoio in punta di piedi, per raggiungere la camera da letto con due culle identiche, e sulla porta due nomi importanti, le cui lettere in legno, grazie ad un incantesimo, prendevano un colore diverso a seconda dello stato d'animo delle gemelle.

Il primo nome, Margaret, era dipinto di un profondo blu notte, con qualche stellina qua e là: segno che la piccola stesse dormendo profondamente nel suo lettino. Il secondo nome, il nome di Melody, era invece di un blu un poco più tenue, segno che la piccola stesse sì dormendo, ma non nel suo lettino, come invece avrebbe dovuto.

Anastasia, allora, aprì la porta con delicatezza, sapendo già lo spettacolo che si sarebbe trovata davanti.

«Lumos» sussurrò, con la bacchetta davanti al viso.

«Shhhh» le intimò Draco con un sussurro infastidito.

Come aveva previsto, Draco se ne stava seduto sulla sedia a dondolo di legno chiaro di Robert Redfort, con in braccio la sua figlioccia che dormiva beata.

«Devi metterla a letto» lo rimproverò Anastasia. «Se Fred e Kayla tornano dalla cena e ...»

«Lo so, lo so» si lamentò Draco, senza distogliere lo sguardo dalla piccola, che dormiva beata, con una manina dalla pelle diafana posata sul petto di Draco, quasi come per rassicurarlo.

«Spegni quella luce» la rimproverò. «Non vorrai svegliarla!»

«Non vedo niente, al buio» si lamentò allora Anastasia. «Non ho la vista da Padfoot!»

Draco aggrottò le sopracciglia e si mostrò perplesso. «Padfoot non è il cane nero che sta ad Hogwarts?»

«Hai visto Padfoot a Hogwarts?» sorrise allora Anastasia, inclinando leggermente la testa.

«Quando sono andato a parlare con Ted» raccontò Draco. «Immagino faccia parte di quelle cose della tua famiglia che saprò a tempo debito, come dice Robert»

«A tempo debito» ripeté Anya.

«Non è un vero cane, quindi?»

«A tempo debito»

Draco sbuffò, tornando a guardare Melody, sussurrandole un lamento sulla "tua famiglia di matti", e Anastasia scosse la testa, ben decisa a lasciar cadere l'argomento. Con la bacchetta ancora accesa, si avvicinò al letto di Margaret Molly, che dormiva beata, con il viso tondo incorniciato dai boccoli rossi e un accenno di lentiggini sul naso e sugli zigomi. Una Weasley fatta e finita. Melody Martha, invece, da cui Draco non si staccava mai, era una Black come si deve: pelle dello stesso colore di una perla, occhi grigi come le nuvole inglesi, capelli folti e neri, labbra sottili, portamento elegante.

Erano nate il trentun dicembre, mentre Anastasia cercava di trovare un modo per dire a Draco e alla sua famiglia che avrebbe voluto che si sforzassero di passare il Capodanno tutti insieme, perchè lei non avrebbe saputo scegliere. Kayla le aveva facilitato il lavoro, chiamandola prima di pranzo e dicendole che stava andando al San Mungo, chiedendole di prendersi l'incarico di avvisare tutti. Lei aveva eseguito gli ordini, e proprio mentre stava per preoccuparsi perchè Draco non era ancora arrivato, aveva visto William, James e Albus arrivare con Draco per mano, dicendo di averlo trovato all'ingresso del reparto maternità. «Aveva una fifa blu di entrare!» aveva riso Albus, facendo ridere anche Sirius, che fino a quel momento aveva mantenuto un'espressione tesa.

«Primo nipote, immagino» aveva scherzato allora Martha strizzandogli l'occhio.

«Dopo il terzo, diventa una passeggiata» aveva aggiunto Robert, battendogli una pacca sulla spalla, senza chiedersi perché William lo conoscesse.

Quando, dopo qualche ora e dopo che Sirius per l'ansia aveva percorso avanti e indietro il corridoio così tante volte da aver coperto il perimetro del Regno Unito, un'infermiera aveva chiamato George e Draco, in qualità di padrini. Persino i bambini si erano stupiti.

Draco non si era più staccato da Melody, e nessuno riuscì più a crederlo "cattivo" dopo averlo visto tenere in braccio la figlioccia appena venuta al mondo. Con le lacrime agli occhi, aveva sussurrato che non credeva potessero esistere esseri umani così piccoli e così belli, e aveva giurato a Melody che avrebbe avuto cura di lui come un vero padrino - anche se lui un padrino, disse, non lo aveva mai avuto.

«Le stavo raccontando una storia» le disse Draco, strappandola ai suoi ricordi.

«Una favola della buonanotte?»

«No, una storia: non credo le racconterò mai le favole delle principesse che racconti tu a Lily e Violet, non voglio che si illuda. Le stavo raccontando una storia vera»

«Una storia vera?»

Draco annuì, orgoglioso.

«E quale?»

«La nostra»

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