30. marmellata

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Sirius chiuse il giornale e la guardò come si guarda un tramonto in riva al mare. «Buongiorno, mostriciattolo» le sorrise, levandosi gli occhiali da vista.

Lei piegò le labbra in un sorriso abbozzato. «Ciao» sussurrò. «Tutto bene?»

«Io sì» rispose il padre, lasciando il giornale sul tavolo. «E tu?»

Lei si strinse nelle spalle e si sedette davanti a lui, come da tradizione. Prese una fetta di pane tostato e con un cenno del capo, chiese a Sirius di passargli il vasetto di marmellata. «Voglio dire, non ... non mi ha cercata nessuno, vero?»

Sirius si prese qualche secondo per apprezzare il tono di finto disinteresse della figlia. «Beh, i tuoi fratelli ti hanno cercata con una certa insistenza. E anche i Weasley, tutti quanti. Charlie era basito. Ron ... beh, credo che Harry e Ginny gli abbiano dovuto spiegare la faccenda un paio di volte, ma alla fine, era preoccupato come gli altri»

«Papà» si lamentò lei con un nuovo sorriso sul volto.

«Kayla è stata qui l'altro ieri, ha blaterato un sacco di cose così veloce da risultare incomprensibili a me e ai tuoi fratelli, ma la mamma ed Hermione continuavano ad annuire pensierose e a dirle che aveva ragione e che aveva fatto bene»

Anastasia incarnò un sopracciglio, rimanendo con la fetta di pane a pochi centimetri dalle sue labbra. «Che ha fatto?»

«Te l'ho detto: non ho capito» ripeté lui, incrociando le gambe e appoggiandosi allo schienale della sedia. «Potresti chiedere a lei, però: non fa che fare marmellate, da tanto è agitata» aggiunse poi, indicando il vasetto vicino a lei.

Anastasia scosse la testa. «Qualcun altro?»

Sirius sospirò. «No, bambina mia» ammise, quasi dispiaciuto.

Lei annuì di nuovo, come se stesse cercando di evocare qualche ricordo sbiadito. «Bene» sussurrò. «Anzi, benissimo»

Sirius alzò le sopracciglia. «Come mai hai lasciato il tuo rifugio dopo solo quattro giorni?»

«Tua madre urla troppo» scherzò lei. «E poi, Kayla non mi manda le marmellate, lì»

Sirius sorrise alla figlia. «Ora ti riconosco» le disse, con la sua risata più che famosa.

«Papà, tu ... tu e la mamma siete arrabbiati con me?»

Sirius, di nuovo, scrutò la figlia per qualche istante.

«Anastasia, per quale valido motivo dovremmo essere arrabbiati con te?» chiese poi, con sincero interesse.

«Hai preso una Pozione di Pazienza?»

«Un paio, da quando te ne sei andata. E poi, beh, non servivano, in realtà: ho sposato Martha Redfort, la strega che potrebbe convincere la Piovra Gigante di saper volare»

Anya addentò il suo pezzo di pane e scosse la testa.

«Al di là delle capacità persuasive di tua madre, mostriciattolo» continuò allora lui. «La mia mensile corsetta nei boschi mi ha regalato un po' di pensieri tutti miei, riguardo a te e quel biondo che si era appostato nel nostro giardino»

Anastasia fece un respiro profondo.

«Tra tutti e quattro voi, tu sei quella che assomiglia di più a vostra madre» iniziò allora lui. «Lo so che tutti dicono che è Robert che assomiglia a Martha, e non dico che non sia vero, ma tu ... tra tutti e quattro, tu sei quella che ha quella sua caratteristica di arrivare dritta al cuore sin da subito. È ciò che colpì me, quando eravamo più giovani di te ora. È ciò che colpisce chiunque la incontri, da sempre. Ha combattuto due guerre, cresciuto i tuoi fratelli da sola, ed è riuscita a tirare fuori me dall'Inferno sulla terra, con la sua determinazione, ma questo non ha mai ... non le ha mai impedito di farlo con dolcezza, con delicatezza. Ecco, tu avrai anche i boccoli di Walburga e i tratti dei Black, ma hai il cuore di Martha» piegò la testa di lato e sorrise. «Non mi è difficile immaginare come Draco Malfoy abbia passato gli ultimi quindici anni, Anastasia, e mi è ancora meno difficile immaginare come tu sia entrata nella sua vita creando lo stesso effetto di una cometa in una notte buia. È ciò che è successo a me quando ho conosciuto tua madre. Naturalmente io ero ben diverso da lui, insomma, ero già stato rinnegato ed ero ... oh, non importa. Ero un'anima dannata. Ma poi lei mi ha sorriso. E io in quel momento ho visto un lato della medaglia che prima non vedevo»

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