«Era a tanto così dal dirmi qualcosa, vi dico»
«Sirius» sbuffò Martha.
«E secondo me, era anche qualcosa di grosso»
«Sirius» lo richiamò Remus.
«Stai zitto, Moony, non hai sentito metà del racconto» rispose secco Sirius. «Non la sentivo suonare da ...»
«Da quando stava con Edward» gli disse la moglie. «E questo, a cosa ti fa pensare?»
«Me lo stava per dire, ti dico!» si lamentò di nuovo, mentre Damian girava il sugo nella pentola con un silenzioso sorriso stampato in viso. «Quindi l'hai sentita suonare?» chiese.
«No» rispose Sirius. «Nel momento in cui sono entrato in casa, ha smesso» spiegò. «Mi ha salutato e io ho chiesto da quanto non suonasse la chitarra, lei si è stretta nelle spalle e ha detto "da un po', in effetti"»
«Allora sicuramente stava per dirti qualcosa di davvero importante» lo prese in giro Remus.
«Stavo salendo in camera, quando mi ha fermato»
«Ti ha fermato?»
«Mi ha chiamato, e io sono sceso di nuovo. Poi ha detto: "niente, niente", e ha rimesso a posto la chitarra»
«Sicuramente stava per dirti il suo più grande segreto» sorrise Aaron.
«Sì, prendetemi in giro» si difese lui. «Intanto, nessuno qui sa con chi sta»
«Non mi interessa, sapere con chi sta» rispose Martha. «Mi interessa che sia felice, e lo è: suona di nuovo la chitarra!»Anya avvicinò la tazza di tè bollente alle labbra, senza fare a meno di notare che Draco, seduto davanti a lei con ancora la faccia assonnata, stesse buttando le lettere appena ricevute sulla sedia vuota. «Non le leggi?» domandò, con finta noncuranza.
Draco scosse la testa e aggiunse il latte al suo tè.
«E perché no?»
«Perché non ho voglia» rispose il biondo, stringendosi nelle spalle. «Sono, ehm ... cose di mio padre»
Anastasia annuì, sempre più pensierosa. «Non parli mai di lui»
«Non c'è molto da dire» tagliò corto Draco, con espressione notevolmente stizzita e infastidita. «Io, ehm ... scusami, Anastasia, mio padre non è il mio argomento preferito» spiegò poi. «E poi, anche tu non mi parli mai dei tuoi o della tua famiglia» aggiunse. «E sono argomenti sicuramente più gradevoli delle rogne che mi ha lasciato il buon vecchio Lucius»
«Ma ti sei sentito?» sorrise lei. «Stai parlando quasi bene della famiglia Black!»
«Sto parlando quasi bene della famiglia della mia ragazza» ammiccò lui. «Voglio dire, come ... come si chiamano i tuoi nipoti? Non so neanche quello» Draco fu colpito dal modo in cui lei sorrise, e da come lo sguardo gli si riempì d'affetto. «Albus Severus, James Sirius, e poi? Non ci sono anche delle femmine?» indagò, con sincero interesse.
Lei continuò a sorridere. «Stiamo parlando dei piccoli Potter? Davvero?» si stupì, posando la tazza sul piattino.
«Solo se mi dici come si chiamano» rilanciò lui.
«Violet Rose e William Robert Black» rispose pronta lei. «James Sirius, Albus Severus e Lily Luna Potter»
Lui sembrò elaborare l'informazione con calma, masticando un biscotto. «Violet Rose Black?»
Lei alzò gli occhi al cielo. «Robert, quel cretino» sbuffò.
Lui accennò un sorriso, cercando con tutto sé stesso di evitare di pensare alle lettere che aveva appena lanciato sulla sedia. «Immagino di non poterti chiedere se Kayla ha dei figli»
«Esatto»
«Credevo che fossimo a posto su questo argomento»
«Se mi chiedi di Kayla, io ti chiedo di quelle lettere»
«Andata» chiuse lui, gettando un altro biscotto nella tazza di tè. «Che fai oggi?»
«Sto con i miei nipoti» rispose lei sorridendo. «Vuoi venire?»
Lui sentì la gola secca e la salivazione cessare, ma si forzò di dirle: «Sai, in un'altra vita ... avrei voluto una grande famiglia come la tua»
Lei, con tutta la sua nota dolcezza, sorrise commossa. «Mai dire mai»«Un solo altro giro, zia» piagnucolò il bambino con gli occhi verdi. «Per favore! E non dire che non abbiamo più soldi babbani, puoi benissimo Confondere il giostraio!»
«Confondere il giostraio, Albus?» lo richiamò Anastasia con tono severo. «Come ti viene in mente?»
«Zio Ron lo fa sempre» si strinse nelle spalle James.
«Anche papà una volta l'ha fatto» aggiunse William, tenendo la mano della zia mentre con l'altra mangiava dello zucchero filato. «Ma ho promesso di non dirlo mai alla mamma»
Anastasia sorrise per come il bambino aveva sottolineato quel mai, e mentre stava per lasciarsi convincere dai grandi occhi verdi di Albus e dall'espressione da cucciolo abbandonato che James sfoggiava in queste occasioni, vide distintamente tra le decine di genitori babbani che popolavano quel parco, una chioma biondo platino e un cappotto da mago decisamente di dubbio gusto.
«Ehi!» esclamò William indicandolo. «Quello sta violando lo Statuto di Segretezza!»
Draco si avvicinò a loro e si godette appieno l'espressione ammaliata, sorpresa, compiaciuta e commossa allo stesso tempo di Anastasia. «Hai ragione» disse poi rivolgendosi al piccolo. «Ma quando me ne sono accorto, era troppo tardi per Trasfigurare questo cappotto in qualcosa di più consono» spiegò con tono insolitamente basso e calmo.
William girò la testa di lato, continuando ad immergere il viso nello zucchero filato ad intervalli regolari, senza smettere di scrutare il suo interlocutore con sincera curiosità. «Qui solo le femmine portano la pelliccia» disse, e Draco riconobbe in lui la saccenza di ogni Black – e di ogni Malfoy.
«Però a me la tua giacca piace» si intromise Albus, mentre il fratello cercava di trascinarlo sulla giostra, giudicando privo di attrattiva il discorso.
«Hai del buongusto» gli rispose allora Draco, mentre Anya continuava a guardarlo con la bocca aperta e la gola secca.
«Al» si spazientì James. «Andiamo, Albus» gli tirò una manica del giaccone, mentre Albus era in piedi davanti a Draco con gli occhi rapiti da lui e il naso all'insù. «Comunque la mamma non te la lascerebbe mettere, una giacca come quella: è da vecchio!»
«James!» lo richiamò la zia.
«Ma è vero, zia: lo hai detto tu a nonno Sirius la settimana scorsa!»
«Io sono grande, e nonno Sirius aveva chiesto il mio parere»
«Perché Albus può dare il suo parere, e io no?» domandò subito James.
«Perché Albus si è espresso in modo gentile» rispose allora Anastasia.
«O forse» replicò allora James. «Perché ha detto che la sua giacca gli piace, allora si può dire. Che è da vecchio, non si può dire»
Draco dovette trattenere un sorriso, mentre rispondeva con una calma che stupì Anastasia ancora di più. «Possono essere entrambe le cose» spiegò. «Può piacere a tuo fratello, e può essere da vecchi»
«Non mi stai aiutando» lo richiamò allora Anastasia.
Nello stesso momento, William si grattò la fronte come faceva Hermione quando non capiva qualcosa – estremamente di rado. «Ma lo conosci?»
Anya aprì la bocca e poi la richiuse, sospirò e concluse con un «Sì, Will» e una carezza nei capelli del bambino. Guardò Draco poi, come se si volesse scusare con uno sguardo per non aver potuto o voluto dire tutta la verità.
«Quindi posso chiedere a lui per fare un altro giro sulla giostra?» s'interessò James. «Voglio dire: dite sempre di non chiedere e accettare cose dagli estranei, ma se lo conosci non è un estraneo, quindi posso chiedere a lui per fare un altro giro sulla giostra, visto che tu hai detto di no!»
«Se gli chiedi scusa per aver detto che ha una giacca da vecchio»
«Ma è vero!» si difese il piccolo. «E poi, lo ha detto anche lui: possono essere entrambe le cose! Lo sai che ad Albus piacciono le cose da vecchi, settimana scorsa voleva mettersi il cappello di zio Percy!»
Anya si voltò verso il nipote, che aveva alzato la mano e puntato il dito contro il fratello per difendersi. «Zio Percy non è vecchio!» rispose Anastasia.
«No, ma sono pronto a scommettere che si vesta peggio di nonno Sirius» sorrise Draco.
«Esatto» rispose James mentre William ridacchiava.
«Quindi lo possiamo fare, un altro giro sulla giostra?» domandò impaziente James, palleggiando lo sguardo da Anya a Draco.
La giovane Black sospirò e guardò Draco.
«Perché guardi me? Ha chiesto a te»
«Ho finito la moneta babbana» spiegò lei.
«E allora? Sei una strega, Merlino: Confondi il giostraio, persino loro ci riuscirebbero»
Anya non riuscì a trattenere una risata, insieme a William.
«Certo» disse James. «Lo fa anche zio Ron»
«E anche papà» confessò William. «Ma non dirlo alla mamma»
«Oh, certo» rispose Draco con tono serio. «Hai la mia parola»
«Lo farai anche tu?» domandò allora Albus.
«Se mi indichi il giostraio»
Con naturalezza, Albus fece segno a Draco di chinarsi per seguire il suo sguardo. Così, il biondo si chinò sul ginocchio e seguì con lo sguardo il dito puntato del piccolo Albus fino al giostraio indaffarato. «D'accordo» disse Malfoy concentrato. «Andate, ci penso io»
«Però non fare come lo zio Ron» si raccomandò Albus.
Anya, nonostante gli desse le spalle, vide chiaramente come Draco stesse trattenendo a forza la sua faccia schifata – un paragone con Ron Weasley, non vedeva l'ora di raccontarlo a Minerva.
«Che ... che fa lo zio Ron?» chiese dunque.
«Ha sbagliato» spiegò il bambino. «E il giostraio si è messo a girare su sé stesso come la giostra»
«D'accordo, ometto, cercherò di non fare come lo zio Ron»
«Albus»
«Come?»
«Mi chiamo Albus, non ometto. Albus Severus Potter»
«Non ti piace che ti si chiami ometto?»
Albus sembrò pensarci su con tutte le sue forze. «In effetti, sì, mi piace!» rispose entusiasta.
«Allora ti chiamerò ometto» decretò Draco. «Ora, andate»
«Ah, io mi chiamo James» puntualizzò il primogenito Potter, mentre Albus correva verso il giostraio rischiando di inciampare. «E lui» e indicò Will. «è mio cugino William. E mi dispiace se ho detto che la tua giacca è da vecchio»
Draco gli strizzò l'occhio con complicità e gli indicò di seguire il fratello, dopo avergli accarezzato la testa di sfuggita.
Li guardò raggiungere gli altri bambini in fila, preoccupandosi di lanciare un ottimo Confundus per tre volte di fila e poi tornò a guardare Anastasia, che aveva la mascella più spalancata di prima.
«Mai» disse la ragazza. «Mai ho sentito James Sirius Potter dire 'mi dispiace'»
Draco si voltò verso la giostra e scoppiò a ridere, tornando a guardare Anya. «Mai dire mai, Black!»
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cascasse il mondo
Romance(SEQUEL DI PIU DI IERI) «Anastasia Black» «Sì?» «Rifammi la domanda» Lei inclinò la testa di lato, fingendosi scocciata. «Quale?» «La prima, del primo giorno» rispose lui sicuro. «Sai cosa è una Marlboro?» domandò di nuovo, senza capire. «Non q...