23. strepitoso

558 20 2
                                    


Draco se ne stava in piedi nel salotto di Grimmauld Place, ad osservare la pioggia al di là della vecchia finestra, con una tazza di tè fumante tra le mani. «Mi piace, questo posto» sentenziò poi.
Anastasia, seduta sul polveroso divano con un libro sulle ginocchia e una matita in mano, accennò un sorriso ma senza alzare gli occhi. «Naturalmente» disse. «È tutto verde e argento!»
Anche Draco piegò gli angoli della bocca in un sorriso e si voltò per guardare quel salotto pieno di cimeli di qualche vita precedente di quelli che erano a tutti gli effetti i parenti di sua madre. In mezzo a tutta quell'argenteria con lo stemma Black, davanti a quel camino con fuoco flebile e accanto a quel pianoforte scordato, però, c'era una diciottenne tutt'altro che vecchia e polverosa che riusciva a sprizzare luce da ogni poro anche con gli occhiali sul naso e l'espressione corrucciata.
«Mi piace di più perché ci sei tu» sussurrò allora lui.
Anastasia alzò gli occhi dal libro e si mostrò commossa.
«Scusa, non volevo distrarti» aggiunse subito. «Il primo esame di Magisprudenza è la prossima settimana, e io ti sono sempre tra i piedi»
Anya sorrise, chiuse il libro e si alzò dal divano per raggiungerlo in una manciata di secondi. Si mise in piedi davanti a lui e gli sorrise. «Ti ho invitato io, testa di troll» spiegò con tono dolce. Gli afferrò una mano e la prese tra le sue per baciarne il palmo con estrema delicatezza. «Perché, che tu ci creda o no, anche a me piace di più il mio mondo da quando ci sei dentro anche tu»
Fu lui a guardarla commosso. La attirò a sé con la mano che lei ancora stringeva e la strinse contro il suo petto, lasciando che fosse quell'abbraccio a parlare, mentre la pioggia picchiava contro il vetro delle finestre e il tè ancora fumante riempiva il salotto di un profumo nuovo.


«Ma mi stai prendendo in giro?»
«Blaise, per favore»
Il salotto di casa Zabini non era troppo diverso da quello della Malfoy Manor: nonostante la casa fosse più piccola, gli spazi erano più ampi e luminosi, e l'arredamento centenario appariva meno polveroso ed ingombrante. Senza contare che la madre di Blaise, prima di partire per chissà dove in cerca di un nuovo marito, aveva riempito ogni angolo possibile di soprammobili di dubbio gusto, rendendo l'ambiente amichevolmente assurdo.
«Li conosco quei bambini, Draco» spiegò Zabini, versando un bicchiere di whiskey con un colpo di bacchetta. «Sono incontenibili e non gli sfugge niente»
Draco scosse la testa, allungando la mano per prendere il bicchiere. «Sono simpatici» spiegò. «E poi ... sono così piccoli, Blaise. Hanno davanti così tante cose e così tanti sbagli» rifletté. «E non ne hanno idea. Un giorno arriverà qualcosa che farà perdere loro quel modo di guardare il mondo come se fossero in estasi e ... e non c'è niente che nessuno possa fare per fermare questa cosa»
«Non hai neanche fatto in tempo a diventare loro zio che sembri già un nonno»
Draco spalancò gli occhi. «No, il loro nonno è Sirius Black»
«Ed è anche tuo suocero» sorrise Blaise.
Draco, mostrando la più stranita delle espressioni, avvicinò il bicchiere al viso. «Non ricordarmelo» sputò, prima di trangugiare il whiskey.
Blaise rimase a fissarlo per qualche secondo, posando i gomiti sulle ginocchia. «Cambiando argomento» disse, schiarendosi la voce. «Non hai detto ad Anastasia di ...»
«No» rispose secco Draco, perdendo quell'espressione sognante per assumerne una seria e preoccupata. «Assolutamente no, e non lo farò. So come la pensi, so che mi odi, mi odio anche io, ma ... lei non deve saperne niente»
Blaise aggrottò un sopracciglio. «Ti stai mettendo nei guai, fratello»
Lo sguardo che ricevette in risposta fu più che chiaro. Argomento chiuso.


«Sparito!» ripeté Anya, lasciandosi cadere sulla panchina.
Ted alzò le sopracciglia. «L'elfo?»
«Non può dirmi niente» ringhiò la giovane Black. «Gliel'ho chiesto in tutti i modi» si posò una sigaretta sulle labbra. «Voglio dire, andava tutto bene. Con i bambini è stato fantastico, così fantastico che non è stato neanche difficile convincerli a non dire niente a nessuno» accese la sigaretta. «E James mi ha chiesto se lo rivedranno mai, e io ho detto di sì. Ma a questo punto, forse non lo rivedrò mai più neanche io
«Hai chiesto a Zabini?»
«Non saprei dove trovarlo» sbuffò lei. «E poi, a meno che non sia in pericolo, non mi direbbe niente. E se è in pericolo e non mi ha detto niente, giuro, giuro che lo ammazzo a mani nude»
Ted prese posto accanto a lei sulla panchina e prese una sigaretta dal pacchetto, mentre il Lago Nero davanti a loro prendeva i colori di uno degli ultimi tramonti autunnali.
«Domani ho l'esame» sbuffò ancora lei, ma con tono quasi colpevole. «E lui è sparito»
Ted, allora, con fare fraterno si avvicinò a lei e passò il braccio attorno alle sue spalle, mentre entrambi affidavano i loro pensieri al tramonto e al complice di una vita.


Robert spalancò la porta di Villa Black. «È tornata?»
Martha, seduta sul divano con in braccio Albus e James e Lily seduti accanto a lei, scosse la testa.
Robert batté il piede a terra contrariato. «Sapevo di dover passare dal Ministero»
«La mamma ha detto di non farlo assolutamente» lo richiamò William, nascosto dietro il suo cappotto, mentre Violet raggiungeva i suoi cugini sul divano e baciava Martha sulla guancia.
«Cosa guardate?»
«Stiamo leggendo Beda il Bardo di nuovo» si lamentò James. «Io volevo leggere Peter Pan!»
«Con calma, tesoro, poi leggeremo anche quello» lo tranquillizzò Martha mentre anche Violet e William prendevano posto. «E tu, pulce» disse, rivolta al primogenito. «Apparecchia la tavola e datti una calmata»
Robert sbuffò e s'incamminò verso la cucina, mentre Sirius scendeva le scale di marmo di fretta. «Anastasia è tornata?» chiese, con la stessa apprensione del figlio.
«No» replicarono James e William.
Lui storse il naso, e Robert riemerse dalla cucina con gli occhi spalancati. «Credevo fossi Anastasia» disse al padre.
«Anche io credevo che tu fossi Anastasia» rispose Sirius con la stessa aria scocciata, mentre raggiungeva il salotto e faceva segno a Will e Violet di correre a salutarlo. Loro, puntuali, corsero verso di lui mentre si stava chinando e gli posarono ciascuno un sonoro bacio sulla guancia, per poi correre di nuovo verso Martha che leggeva ad alta voce La Fonte della Buona Sorte.
Di nuovo, la porta di casa si aprì, e Fred saltò dentro casa. «Anastasia è già qui?»
«No!» replicarono all'unisono Martha, James, Robert e Sirius, mentre Lily sfogliava la pagina del libro con aria impaziente.
«E dovreste calmarvi, tutti quanti» li richiamò Martha.
«Martha ha ragione!» esclamò William.
«Will, per favore» sbuffò suo padre, rientrando in cucina, mentre anche Kayla, con la sua pancia sempre più grossa, entrava in casa.
«Non disperate» disse la nuova signora Weasley. «Sono sicura che l'esame è andato benissimo e che è con il suo ragazzo a festeggiare»
James accennò un sorriso e Albus cercò la complicità di William, che finse di ignorarlo, e niente di tutto ciò sfuggì agli occhi attenti dei loro nonni.
«E poi» aggiunse Kayla mentre l'appendiabiti le levava la sciarpa. «Stasera siamo qui per festeggiare il ritorno di zio Aaron»
«Aaron va in latitanza tre volte l'anno, principessa» le rispose Sirius. «E invece per Anya era il primo esame»
«E con tutta la pressione che le metti addosso, papà» replicò ancora Kayla. «Ti stupisci che avesse paura di dirti che non voleva diventare un Auror?»
«Tua sorella sarebbe stata un ottimo Auror» si giustificò Sirius.
«Lo hai detto ad ognuno di noi!» replicò Robert dalla cucina.
«Alastor!» esclamò Fred, apparentemente senza rendersi conto di essere totalmente fuori contesto. «Alastor Weasley!»
«Certo» rispose acida la moglie. «Alastor si abbrevia Al, e come lo distinguiamo da Albus?»
«Non lo abbreviamo ad Al» replicò Fred alzando le spalle con semplicità. «Alastor Weasley: pensaci!» si voltò verso Robert, ma questi scosse la testa e corrucciò la fronte. Fred tornò a guardare la moglie, che si strinse nelle spalle con un sorriso malandrino.
Con una nuova delicatezza, la porta di casa si aprì di nuovo, rivelando questa volta Ginny Weasley Potter con in testa un berretto con i colori di Grifondoro. «Dov'è Anastasia?» domandò ancor prima di entrare.
«Non è ancora tornata» le rispose il fratello di fretta. «Come ti sembra il nome Alastor Weasley?»
«C'è già un piccolo Al, nella nostra famiglia»
«Lo dicevo io che dovevamo essere noi i primi ad avere figli! Si sono presi tutti i nomi!» si lamentò Fred, facendo ridere tutti.
Harry seguì le orme della moglie ed entrò a Villa Black. «È tornata?» domandò.
«Dovete smetterla» gli intimò Martha, categorica.
«Ciao anche a te, Harry» finse di lamentarsi Robert. «Vieni ad aiutarmi in cucina e datti una calmata»
«Robert, tu hai proprio la faccia come il-»
«Sirius!» lo richiamò la moglie.
Harry si stava levando la giacca scura e stava per raggiungere il fratello in cucina, quando ad aprire la porta fu Aaron, più pallido che mai e con i capelli eccezionalmente spettinati, gli occhiali da vista appannati per il freddo e una fasciatura attorno al polso destro che destò preoccupazione in tutti gli abitanti di Villa Black.
«Beh, ciao, famiglia» ironizzò lo Spezzaincantesimi. «Bello vedervi»
«Sono tutti in ansia per l'esame di Anastasia» spiegò Albus. «Il primo esame di Magisprudenza!» esclamò poi.
«Oh!» si strabiliò Aaron. «E com'è andato?»
Tutti, allora, lo guardarono male.
«Non lo possono sapere, zio Aaron» lo illuminò William. «Finché zia Anya non torna a casa»
«Lo zio Aaron perde colpi» si giustificò allora lui, avvicinandosi a Kayla per chiederle con uno sguardo di poter posare una mano sulla pancia. Lei gli indicò un lato della pancia dove avrebbe trovato un bambino sveglio, mentre Lily sgattaiolava verso la finestra per premere il naso contro il vetro, seguita a ruota da Violet.
«Ecco!» esclamò la rossa. «È arrivata!»
«Ed è con la mamma!» aggiunse Violet.
Harry, Robert, Aaron e Sirius, allora, corsero verso la finestra per poter vedere anche loro ciò che le bimbe stavano indicando. Anastasia, con un lungo cappotto grigio e i capelli legati in una coda di cavallo guardava Hermione con espressione tesa. Hermione, intanto, le posava una mano sulla spalla e le diceva qualcosa con un sorriso. Anastasia non fece in tempo a rispondere, perché vide dalla finestra un numero indefinito di sorrisi sgargianti e di mani che salutavano con entusiasmo, e non poté fare a meno di scoppiare a ridere e mostrare un pollice all'insù, per dire: è andata bene!
Senza che se ne rendesse conto, allora, Sirius, Robert e Harry uscirono di casa di corsa, seguiti a ruota da Aaron, Fred e Kayla, e la abbracciarono con entusiasmo sollevandola da terra, in una risata generale.

Fred si schiarì la voce.
Anastasia si voltò di scatto, allontanando il telefono dall'orecchio e tirando un sospiro di sollievo quando riconobbe il cognato.
«Siamo ancora nella fase in cui ti nascondi per telefonare?» scherzò il rosso.
Anya tirò un profondo sospiro e mostrò a Fred un'espressione tesa.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» si preoccupò allora Fred.
«Draco è sparito» confessò allora lei in un sussurro. «Lunedì ... ha ricevuto delle lettere, e ha fatto una faccia strana. Ha detto che sono dei problemi che gli ha lasciato suo padre, ma era chiaro che stesse mentendo. Poi è venuto al parco con i bambini e ...»
«Ha conosciuto i bambini?!» si stupì.
«Non sapevo che sarebbe arrivato!» si giustificò subito lei. «E dopo è sparito! Sono due giorni che non risponde al telefono, non so dove sia, non so se sta bene, se è in qualche guaio, se ha a che fare con quelle lettere,e sto impazzendo
Fred si mostrò seriamente preoccupato. Guardò l'orologio da taschino, poi si voltò verso la loro famiglia in festa. «Ed è per questo che non ti godi il successo strepitoso del tuo esame?»
«Devi smetterla di dire strepitoso, mi dai sui nervi» ringhiò lei. «Sai cosa sarebbe "strepitoso"? Che mi rispondesse al telefono, o quantomeno che mi mandasse un messaggio!»
«Perché, sa farlo?» sorrise il rosso.
«Fred, non è il momento» ringhiò lei, risultando tremendamente simile a Kayla e Martha – e Padfoot.
«Okay, d'accordo, scusa. Allora, ehm, concentriamoci sul problema» disse quindi, accarezzandosi il mento con fare pensieroso. «L'elfo? Chiedi all'elfo!»
«Non può dirmi niente»
«Blaise?»
«Non lo tradirebbe mai!» si lamentò lei. «E poi non saprei dove trovarlo!»
«Oh, questo non è un problema»
Anya corrucciò la fronte.
«Ti ci porto io» spiegò il rosso. «Appena possibile, s'intende» disse poi, accennando con il capo alla festa alle loro spalle.
Anya sospirò di nuovo e si lasciò cadere sulla spalla di Fred, che l'abbracciò immediatamente e lasciò che si pulisse il naso nel suo maglione.
«Strepitoso» sorrise il rosso, mentre fingeva una faccia schifata ma era in realtà contento di essere riuscito a strapparle un mezzo sorriso.

La casa di Blaise non eragrande, ma neanche piccola. Non c'erano pavoni in giardino e non c'eranocancelli che una volta erano stati incantati, ma questo non impediva al giardinoe al vialetto d'ingresso di essere imponente, freddo e a tratti inquietante, edil buio non giocava certo a favore di un'atmosfera accogliente. Anastasiacamminava accanto a Fred, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta e seDraco avrebbe mai fatto lo stesso per lei. Mancavano una manciata di passi,quando il telefono che teneva nella tasca del cappotto prese a suonare con insistenza.Lei, istintivamente lo prese in mano pronta a spegnerlo, ma il nome sul displayla costrinse a fermarsi e a perdere un battito, afferrando il braccio di Fredcon decisamente troppa forza.
Draco.
Rimase a fissare lo schermo.
«Rispondi, no?» la incitò Fred.
Lei guardò il rosso e portò il telefono all'orecchio. «Draco?»
«Sono io» sbiascicò lui dall'altra parte, riuscendo a malapena a distinguersida un brusio di sottodondo.
«Dove diamine sei?» domandò allora lei, notando un certo trambusto sotto allasua voce.
«Sono a bere un Whiskey alla Testa di Porco» rispose allora Draco, pronunciandoogni sillaba con fatica.
«Alla Testa di Porco?» si stranì lei. «Ma con chi sei?»
«Non ti preoccupare, Black»
Le luci nella casa davanti a loro si accesero, una finestra del pianterreno sispalancò e Blaise si affacciò con sguardo incuriosito. In un immancabile POP,si Materializzò accanto a loro.
«Non ti preoccupare?!» ringhiòlei. «Per le mutande di Merlino, Draco! Non ti rendi conto?»
«Senti, posso capire che tu sia preoccupata, ma ... io, insomma ... non .... Cazzo, èdifficile, e poi tutto quel Whiskey!» si lamentò. «Dove sei?»
«Da Blaise»
«Da Blaise?»
«Sono venuta a cercarti!» si difese lei.
Lui rise nervosamente. Poi, dei rumori indistinti, e lui si schiarì la voce.«Ho vomitato» ammise, sbiascicando. «Non sono più quello di una volta»
«Ti vengo a prendere» decretò Anastasia. E chiuse la telefonata. 


NdA: sì, ho finito i collage. Per ora riciclo, poi provvederò. 
Baci stellari. 
C.

cascasse il mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora