Anastasia scese le scale con gli occhi ancora praticamente chiusi, lasciando che il freddo marmo bianco le infastidisse la pianta del piede nudo, mentre si reggeva alla ringhiera di vetro con una mano e con l'altra si strofinava il viso, sbadigliando con gusto. Raggiunse la cucina quasi senza rendersene conto, trovando suo padre intento a leggere l'edizione mensile de Il Cavillo, con gli occhiali da vista sulla punta del naso e il Profeta chiuso sul tavolo.
«Buongiorno, mostriciattolo» le disse, senza alzare gli occhi dal giornale.
Lei grugnì una risposta e apprezzò silenziosamente che la moka fosse ancora sul fornello, e soprattutto che fosse ancora mezza piena di caffè bollente. «Grazie» borbottò al padre, accennando al caffè, mettendosi a sedere davanti a lui, come d'abitudine.
«Grazie a te»
«Mh?» chiese lei, sforzandosi per aprire gli occhi.
«Per la torta, è squisita» spiegò Sirius. «L'hai fatta tu?»
«Fred» grugnì, senza pensarci. Prima di tutto, perché Fred era davvero un ottimo cuoco. E poi, perché era l'unico che l'avrebbe coperta senza fare troppe domande.
«Fred ti ha fatto una sacher con scritto il tuo nome con la glassa?» si stranì il padre.
«Ha perso e Gobbiglie» inventò di nuovo lei, finendo di bere il caffè e riuscendo finalmente ad aprire gli occhi.
«La cosa non mi sorprende» sorrise Sirius, voltando la pagina del giornale. «Sta diventando davvero bravo, comunque. Sembra fatta da un elfo»
Ad Anastasia non sfuggì che il padre, per una frazione di secondo, avesse abbandonato la lettura de Il Cavillo per sbirciare l'espressione che avrebbe fatto a quelle parole. Fortunatamente per lei e sfortunatamente per lui, Anastasia, appena sveglia, aveva una sola espressione, quella che diceva "odio tutti". Fino a che il caffè non avesse fatto effetto, la cosa non sarebbe cambiata. E forse, considerando quanto poco avesse dormito, di caffè gliene sarebbe servito un altro, pensò, mentre ignorava il padre per sbirciare i titoli del Profeta.
«Papà?» chiese, addentando un biscotto.
«Sì?»
«Mi insegni un po' di Legilimanzia?»
«Iscriviti al corso Auror, sei ancora in tempo» rispose Sirius con finto disinteresse.
«Papà» lo richiamò lei.
Avevano discusso più volte sul futuro scolastico e lavorativo della quartogenita di Villa Black, e se c'era una cosa che era ben chiara, era proprio che Anastasia non avrebbe seguito le orme dei suoi genitori, come invece aveva fatto Harry.
«D'accordo, scusami» riparò subito lui. Chiuse Il Cavillo e lei continuò a scrutare il Profeta, per poi reggere lo sguardo del padre. «Sei un'ottima Occlumante» decretò, dopo qualche secondo.
«Sono cresciuta con due Auror e con Kayla» sbuffò lei. «Ho dovuto imparare ad esserlo»
Sirius accennò un sorriso. «A proposito, chi te lo ha insegnato?»
«Sicuramente non Robert ed Harry» sorrise Anastasia, sbirciando Il Cavillo.
Neville Paciock aveva scritto un articolo sulla sua nuova famiglia di Snasi e sulla vita che conducevano, ed il resto delle pagine erano dedicate al quattrocentesimo anniversario dalla più celebre rivolta dei Goblin.
«A che ti serve, "un po' di Legilimanzia"?» s'informò il padre.
Anastasia, ben attenta a tenere la mente svuotata in modo che il padre non potesse Leggerla, si strinse nelle spalle. «Non si sa mai»
Sirius annuì, pensieroso. Lei si perse a guardarlo, notando come, alla luce della cucina, i radi capelli bianchi nella sua folta chioma corvina sembrassero brillare.
«Hai un nuovo capello bianco?» lo provocò.
«No, ma me lo farai venire tu» rispose lui, tagliandosi un'altra fetta di torta e levandosi gli occhiali da vista.
«La mamma dice che li devi tenere sempre» lo sgridò lei, riprendendo a leggere lo speciale sulla rivolta dei Goblin e soffocando un sorriso quando il padre sbuffò.
«Io te la posso anche insegnare, un po' di sana Legilimanzia»
«Ma?»
«Come facevi a sapere che ci fosse un 'ma'?»
«Per il tono che hai usato» spiegò lei. «Hai usato il tono di uno che sta per dire ma. Come: "ho un sacco di amici licantropi, ma ..."»
«Ma devi esserne sicura, Anastasia. Insegnartela vorrebbe dire esercitarsi molto, e ... beh, esercitarsi vorrebbe dire dare all'uno libero accesso alla mente dell'altro» spiegò. «Non so se sono pronto a scoprire che questa torta non l'ha fatta Fred»
Anastasia sorrise e scosse la testa. «Chiederò a Minerva» decretò.
«Saggia decisione» si compiacque il padre. «Posso fare comunque i complimenti a Fred per la torta? Voglio vedere che faccia fa»
«Non ho alcuna intenzione di impedirtelo» rispose lei, senza alzare gli occhi dal giornale. «Devo dare questo articolo a Teddy, scommetto che Ruf assegnerà un tema sull'anniversario della rivolta dei Goblin prima che gli studenti riescano a mettere il culo sulla sedia» aggiunse, poi.
Sirius ridacchiò e annuì. Spiò l'orologio che portava al polso e poi si alzò di fretta, come se si fosse appena ricordato qualcosa di davvero, davvero importante. «Dobbiamo andare!» si allarmò.
«Dove?» chiese lei senza capire.
«A pranzo da Harry e Ginny!» sbuffò lui, sistemandosi le maniche della camicia con un gesto. «Sbrigati!» le disse. «Tua madre ci uccide»
«Non sapevo neanche che ci dovessimo andare!» si lamentò lei.
«Si, beh stavo per dirtelo, ma poi ... la torta e la Legilimanzia mi hanno distratto!»
Anastasia sorrise mentre correva su per le scale e cercava dei vestiti da indossare nel disordine epocale che era la sua stanza. «Prendila!» urlò al padre che era rimasto al piano di sotto.
«Che cosa?»
«La torta! Così spieghi alla mamma perché siamo in ritardo!» Recuperò i jeans di Draco, una maglietta con lo scollo a barca e una fantasia a righe orizzontali che Nicole aveva dimenticato lì l'estate prima, un paio di occhiali da sole a caso dalla sua infinita collezione, infilò le converse, salutò con un cenno il gatto si precipitò di nuovo giù per le scale. «Uh!» si ricordò ormai all'ultimo gradino. «Il telefono!»
Fece in tempo a vedere Sirius scuotere la testa, con pronto in mano il vasetto di Metropolvere. «Sei una strega, per la miseria!» si stava lamentando.
«Sono una strega all'avanguardia» precisò la ragazza, correndo di nuovo giù per le scale di marmo.
Sirius scosse la testa e sorrise, guardandola correre verso di lui con i capelli spettinati, abiti babbani, e il viso sporco di trucco della sera prima, trovandola dannatamente simile alla Martha di cui si era innamorato una sera per caso più di trent'anni prima.
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cascasse il mondo
Romance(SEQUEL DI PIU DI IERI) «Anastasia Black» «Sì?» «Rifammi la domanda» Lei inclinò la testa di lato, fingendosi scocciata. «Quale?» «La prima, del primo giorno» rispose lui sicuro. «Sai cosa è una Marlboro?» domandò di nuovo, senza capire. «Non q...