25. scelte

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Anya era pronta a salire due a due i gradini che la separavano dall'imponente porta della Malfoy Manor, quando questa si aprì, rivelando una donna dai capelli argentei e lo sguardo gelido.
La somiglianza con nonna Andromeda la spiazzò, in un primo momento, costringendola a strizzare gli occhi per vederla meglio. Era chiaro che quella non fosse Andromeda Tonks perché Andromeda era una donna piena di vita, di idee e di colori. Non smetteva mai di sorridere o di parlare, e ogni giorno indossava un colore diverso, rendendogli onore.
La donna che aveva davanti, invece, pareva non aver mai indossato alcun colore, se non il nero. Pareva anche che non sorridesse da anni, e che fosse a disagio almeno quanto lei, vista la sua posa rigida e il modo in cui teneva le mani allacciate sotto il seno.
Si bloccò, con il piede fermo a mezz'aria, pronto per saltare. «Oh, chiedo scusa» disse subito allineando i piedi e portando le mani dietro la schiena. «Non volevo disturbarla, cercavo Draco»
«Lo so bene che cercava Draco, cara» rispose lei, squadrandola. «Ma Draco non c'è»
Anya si sforzò di mantenere la testa alta e lo sguardo fermo, ammettendo a sé stessa di avere più paura di Narcissa di quanta non avesse di affrontare un drago.
«Grazie per avermelo detto, signora Malfoy»
«Non credo che Draco ci abbia mai presentate» continuò lei, quasi come se non la stesse minimamente ascoltando, ma senza nascondere di stare aspettando quel momento da settimane. «Posso sapere il suo nome, così da dirle che è stata così gentile da passarlo a trovare?»
«Mi chiamo Anastasia» disse lei tutto d'un fiato.
«Anastasia come?» domandò di nuovo Narcissa, incarnando un sopracciglio per squadrarla di nuovo. Lei si pentì di quei jeans strappati e di quella maglietta che le arrivava a malapena all'ombelico, della giacca di pelle e del trucco del giorno prima che le segnava le occhiaie, di non essersi pettinata, di non sentirsi preparata, di avere la percezione di essere nel torto marcio, quando invece era corsa alla Malfoy Manor dopo ore passate a riflettere, con tutte le migliori intenzioni.
Narcissa la guardò dritta negli occhi, trovandoli identici ai suoi. «Anastasia Black, dico bene?»
Anya chiuse gli occhi.
Colpevole.
«, signora»
«Lo sospettavo» sospirò Narcissa. «Anastasia, lei è sorprendentemente giovane, inaspettatamente bella, e da quello che si dice, incredibilmente intelligente»
Anya deglutì, convinta che, a quel punto, Narcissa avrebbe estratto la bacchetta dalla manica del vestito da strega e l'avrebbe resa una statua da giardino. E così la sua vita sarebbe finita in quel momento, da lì al resto dell'eternità sarebbe servita solo a reggere un tavolino sopra le proprie spalle, passando le giornate in attesa che qualcuno andasse a berci un tè, senza notare che quel tavolo non aveva gambe, ma una statua che assomigliava a qualcuno che un tempo era stata Anastasia eccetera eccetera Black.
«Non mi è chiaro perché da parecchie settimane si ostini a frequentare mio figlio, e casa nostra» continuò. «Ciò che mi è chiaro, e mi auguro che sarà chiaro anche a lei dopo la nostra conversazione, è che mio figlio ha fatto la sua scelta. E, per quel che mi riguarda, ha fatto la scelta giusta» si concesse qualche secondo di pausa teatrale. «Se però ha così fretta di vederlo, posso darle l'indirizzo della cara Astoria Grengrass»
Fu come sentire tutte le vetrate della casa rompersi in mille pezzi nello stesso momento. E fu come se tutte le stessero cadendo addosso, ma nessuno, a parte lei, potesse sentirle o vederle. Eppure, era chiaro: andava a sangue, più o meno ovunque. Sarebbe svenuta, da un momento all'altro. O almeno, questo era quello che era sicura di percepire.
Avrebbe voluto avere il sangue freddo di sua madre, per non tradire espressioni, o la faccia tosta di suo padre, per rispondere prontamente, in quel momento. Si trovò a sentirsi però straordinariamente sola e indifesa, davanti a quella realtà così evidente e così cruda.
«Astoria Greengrass» ripeté, abbassando notevolmente il tono di voce. «Perché è lì che Draco si trova, giusto?»
Narcissa sembrò accennare un sorriso. «Vede, l'ho detto: lei è incredibilmente intelligente»
Anastasia annuì e fece un passo indietro e un respiro profondo. «Signora Malfoy, per favore, non dica a Draco di avermi vista qui, oggi»
Narcissa sembrò non aspettarsi affatto quella richiesta. «Ne è sicura?»
La ragazza annuì. «Come ha detto lei, ha fatto la sua scelta»
Narcissa esitò di nuovo qualche secondo. «Farò come desidera, allora»
Anya annuì e accennò una riverenza. In una frazione di secondo, scomparve. Narcissa rimase a fissa il giardino, indecisa sul da farsi, decisamente spaesata da quella nobile richiesta.

Robert la vide arrivare. Scese dalla scala con un balzo troppo alto persino per lui, attraversò il piccolo magazzino a grandi passi, e la abbracciò prima che potesse dire qualsiasi cosa. La strinse forte, premendole l'orecchio sul suo petto, sperando che il suono del suo cuore la potesse in qualche modo calmare. Le accarezzò i capelli e ciondolò a destra e a sinistra, come per cullarla, in ricordo dei tempi in cui cullarla era stata la sua pozione magica, il modo più dolce e più efficace per farla smettere di piangere.
«Va tutto bene» ripeteva, mentre lei gli macchiava la camicia e singhiozzava. «Va tutto bene, Anya, ci siamo noi, adesso. Ci sono io, adesso, e nessuno potrà farti nulla, te lo prometto»
Nel momento in cui Ron aprì la porta del magazzino, si trovò davanti a quella scena terribilmente dolce. «Chiama Fred!» gli urlò Robert. Urlò, ma senza voce. Probabilmente, l'avrebbe spaventata ancora di più.
Continuò a cullarla, a baciarle i capelli, e a sentire la banale voglia di proteggerla da ogni male. Avrebbe voluto poterle dire di nuovo che era tutto un brutto sogno, che non c'era nessun mostro sotto al letto, che era solo un brutto voto, che Ted le avrebbe sicuramente chiesto scusa, o che Nicole non intendeva dire quello che aveva detto. Avrebbe voluto poterla salvare anche da quello, qualsiasi cosa fosse, ma la verità era che più il tempo passava, meno si sentiva capace di capire e proteggere quella che sarebbe sempre stata la sua sorellina.
«Ci sono io» ripeté, constatando che quella fosse la sola unica verità. Perlomeno, l'unica che lui sapesse. E gli bastava.
Fred apparve alla porta con aria preoccupata, si passò una mano nei capelli e disse qualcosa a George, dietro di lui, con tono nervoso. Si avvicinò ai fratelli Black con passo lento, quasi come se avesse paura di rompere Anastasia in mille pezzi.
Afferrò il braccio di Robert e mise una mano sulla spalla di Anastasia, e si Smaterializzarono.

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