2. del pugno e del cappuccio

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Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l'anima che io vorrei avere
(En e Xanax, Samuele Bersani)


Pessima, pessima idea.
Complimenti, Anastasia Elizabeth Helen Black: ancora una volta hai trovato il modo per metterti nei guai e non ci hai pensato due volte a tuffatrici con tutte le scarpe.
E non è la solita scorrazzata nei campi da Quidditch all'alba con la scusa di allenarsi, questa volta. Non è qualcosa che si risolverà con una strigliata della McGranitt o un sospiro di delusione da Lumacorno.
Si rese conto di avere tutti i muscoli così tesi da provare dolore, pensando che fosse dannatamente innaturale quel buio in pieno giorno, persino per essere nel cuore di Notturn Alley.
Pessima, pessima idea.
Quello non poteva essere Edward.
Edward se ne era andato, e non sarebbe più tornato. Lo aveva detto chiaro e tondo, senza lasciare spazio ad equivoci di nessun tipo. Involontariamente, riassaporò il momento in cui l'aveva lasciata, senza darle possibilità di replica. Se n'era andato, e non aveva intenzione di tornare. Almeno, non per lei.
Era impossibile che fosse tornato, ed era impossibile che quello che aveva visto fuori dai Tiri Vispi fosse lui, così come era impossibile che si fosse diretto a Notturn Alley. Quindi, aveva pedinato uno sconosciuto, lo aveva perso e ora si trovava tra l'Emporio di Magia Nera e Magie Sinister, in shorts, parigine e anfibi, con tutti i sensi all'erta e la bacchetta così stretta in mano da avere male ai polpastrelli.
Pessima, pessima idea.
Complimenti, Anastasia
.
Qualcosa le strattonò il braccio.
Lei, d'istinto, tirò un pugno immediato, riconoscendo Draco solo quando li vide coprirsi il volto con le mani. «Merlino!» imprecò il biondo. «Mi hai rotto il naso!»
«Mi hai spaventata!» si giustificò lei, cercando di avvicinarsi per verificare se effettivamente gli avesse rotto il naso.
«Oh io avrei spaventato te!» sputò lui, costringendosi ad aprire gli occhi per guardare il cielo praticamente invisibile da quella zona di Notturn Alley e fingere di non provare alcun dolore.
«Credi che sia proprio rotto?» azzardò lei, ignorando la maschera di sangue che ricopriva il suo viso regale.
«Beh, senz'altro hai fatto centro»
Lei riuscì a sorridere e scosse la testa, per tendergli la mano. «Vieni»
«Non vengo da nessuna parte, con te» sentenziò lui, premendosi di nuovo le dita tra gli occhi e rivelando di aver perso molto più sangue del dovuto. Lei scosse di nuovo la testa e gli afferrò il braccio, sentendo sotto la camicia dei muscoli di cui ignorava l'esistenza.
In una frazione di secondo, si erano Smaterializzati in un vicolo cieco, ma sicuramente molto più luminoso e quieto di Notturn Alley, pieno di topi e spazzatura.
«Black, ma che schifo
«Non ti lamentare, okay?» lo screditò in fretta lei. «Vieni» gli disse di nuovo, questa volta senza tendergli la mano.
«Mi pareva di essere stato chiaro, al riguardo» borbottò lui, mentre comunque le camminava dietro. Ripercorrendo il vicolo cieco, si trovarono in una zona di Londra semideserta. Lei, a passo spedito, si diresse al piccolo caffè alla loro destra, arredato con mobili color pastello e con appese alle pareti i quadri dei migliori impressionisti.
«Lottie, ti prego, dimmi che hai del ghiaccio» disse, entrando con decisione.
Dietro il piccolo bancone, una donna di nemmeno quarant'anni si affrettò ad aprire il piccolo frigorifero sotto alla cassa per recuperare immediatamente ciò che la ragazza le aveva chiesto.
«Buon Dio, che gli è successo?!» domandò, porgendoglielo con sincera preoccupazione.
«Mi ha spaventata» ripeté decisa lei, imponendo a Draco di sedersi su una di quelle poltrone e posandogli con dolcezza il ghiaccio sul viso.
Lui non riuscì a trattenere un gemito di dolore.
«Lo so, lo so: passerà presto» cercò di tranquillizzarlo.
Lui aprì un occhio e la guardò, sentendosi quasi dispiaciuto nel vederla così preoccupata, accovacciata a terra accanto a lui. Sospirò e portò la sua mano sul ghiaccio, facendo segno a lei di stare tranquilla. «Che vuol dire che lo sai?» domandò.
«Che anche io mi sono rotta il naso, anni fa»
«Ti hanno preso a pugni?»
«Ah-ah» rispose lei scuotendo la testa.
«E allora, come?»
«Primo allenamento di Quidditch»
Lui non riuscì a soffocare una risata, mentre si lasciava cadere sulla poltrona. «Bolide?»
Lei scosse la testa. «Se te lo dico, prometti di non ridere?»
«Assolutamente no» rispose prontamente lui, allontanando il ghiaccio dal viso per posizionarlo meglio.
In contemporanea, la barista Lottie tornò da loro con un panno umido. «Tieni, caro, almeno pulisciti dal sangue» disse, con tono preoccupato.
Lui aprì gli occhi e si trovò per istinto sulla difensiva: mano alla bacchetta e schiena dritta. Non era assolutamente abituato al fatto oche una sconosciuta gli si avvicinasse tanto, anche se con tutte le buone intenzioni.
Anastasia sembrò impercettibilmente notarlo, e fece segno a Lottie di passarle il panno, scusandosi per il disturbo e ringraziandola per il pensiero, in una manciata di parole così dolci e cordiali che Draco ebbe l'impressione di non aver mai sentito in vita sua.
Vedendola così in piedi davanti a lui, non poté fare a meno di guardarle le cosce, esteticamente perfette e straordinariamente lunghe, che scomparivano in delle parigine grigie che le avvolgevano le ginocchia e i polpacci muscolosi.
Lei, di nuovo, lo notò: con il pollice e l'indice gli afferrò il mento e lo costrinse a tornare a guardare verso il soffitto, senza però impedirgli di fare caso ad un nuovo particolare. «Ma non eri bionda?»
La sentì accennare un sorriso mentre posava quel panno umido sul suo viso, mentre con il ginocchio si appoggiava ai suoi pantaloni di velluto. «Trucchi del mestiere»
«Sono sicuro che fossi bionda»
«Sei sicuro di troppe cose, tu»
«Questa è una di quelle di cui sono più sicuro»
«Non ho di certo detto che ti stai sbagliando»
Era un sussurro: il suo viso era così vicino a quello di Draco, che non aveva bisogno neanche di parlare ad un tono di voce normale. Le bastava un sussurro. In più, quel maledetto ginocchio pareva ormai incollato al suo interno coscia, e deciso a rimanerci.
«Quindi eri bionda» sentenziò.
«Lo sono all'occorrenza»
Aprì un occhio, trovandola intenta a pulirgli il viso, con i suoi liscissimi capelli neri corvini. «E come fai?»
«Non ti rivelerò i miei segreti» sorrise lei, sfiorandogli la mano per spostare leggermente il ghiaccio e pulirgli uno zigomo.
«Come ti sei rotta il naso, al tuo primo allenamento?»
«Non mi hai ancora promesso che non riderai»
«Io non prometto niente a nessuno, Black»
«Ho tre nomi: perché devi usare il cognome?» chiese quindi lei, allontanandosi quel tanto che bastava per prendere il panno pulito che Lottie le stava porgendo e passarglielo sul viso con altrettanta delicatezza per asciugarlo. «Comunque non è rotto: altrimenti avresti urlato di dolore, mentre ti pulivo»
Si sentì invece stranamente sollevato quando lei staccò il ginocchio dalla sua gamba. «Devi essertelo rotto molte volte, il naso, per esserne così sicura»
Ma lei stava scrutando il suo setto nasale con espressione davvero pensierosa. «Tieni su quel ghiaccio» lo rimproverò. «Grazie, Lottie, sei sempre preziosa» disse poi alla barista con tono dolce. «Mi fai un cappuccio dei tuoi, per favore?» Non lo riuscì a vedere, ma probabilmente lei lo aveva indicato, perché Anastasia aggiunse subito: «Uno anche per lui, e metti tutto sul mio conto, grazie»
Quando la sentì sedersi di nuovo sulla poltrona accanto alla sua, smise di tenere il viso verso il soffitto per permettersi di guardarla, e si stupì nel trovare sul suo viso un ghigno divertito.
«Ci posso provare»
«A fare che?»
«A non ridere»
«No, biondo: ti ho chiesto di promettermelo, non di provarci»
«Va bene: allora dimmi che cosa Merlino ci facevi davanti a Magie Sinister»
«Potrei farti la stessa domanda»
«Sai benissimo che ci ho passato più tempo di quanto mi piaccia ammettere»
«E allora? Eri lì in memoria dei bei vecchi tempi?»
«Anastasia»
«Oh allora te lo ricordi, il mio nome»
«Anastasia Elizabeth Helen Black, quello non è un posto adatto a te»
«Ci sono finita per caso» ammise lei, mentre Lottie tornava con un vassoio contenente due tazze giganti. «Ho visto uno che mi sembrava ... qualcuno. Qualcuno che conoscevo, e che non sarebbe dovuto essere lì. Quindi l'ho seguito e mi sono trovata lì»
«E che ci faceva lì, quel qualcuno?»
«Non lo so, non era quel qualcuno, te l'ho detto, ci assomigliava e basta. Grazie, Lottie»
«Grazie molte, Lottie» si concesse lui con tono cordiale. «Per tutto»
«Oh, non c'è di che» si compiacque lei. «E per la cronaca, stai meglio senza sangue e con un po' di parole gentili a fior di labbra»
Anastasia svuotò una bustina di zucchero nella sua tazza mentre rideva sotto i baffi, e Lottie si allontanava muovendo il sedere.
«Non ci ero mai stata, a Notturn Alley. Ne ho sempre sentito parlare, ma ti giuro che non ci ero mai stata. Per questo quando mi hai afferrato il braccio, mi sono spaventata così tanto»
Lui si trovò stupito di come lei riuscisse a risultare sempre così sincera.
«Però alla fine è stata una fortuna, voglio dire ... che fossi tu, è stata una fortuna»
«Oh, infatti ne sono proprio felice» rispose lui con tono sarcastico, indicando il suo viso ancora gonfio.
«Tieni il ghiaccio» lo rimproverò di nuovo lei, chinandosi verso il tavolino per raccogliere la tazza. «E bevi: è il cappuccio più buono che tu possa trovare nella Londra babbana»
«Non che io ne abbia bevuti molti altri» ammise, scuotendo la testa. Si trovò di nuovo a guardarla, scoprendola in contrasto con l'immagine che aveva di lei, qualche giorno prima, al Paiolo Magico e poi a passeggio per Londra.
«Credo di preferirti con i capelli scuri» ammise come se stesse concludendo una lunga e complicata riflessione, dopo aver individuato da cosa nascesse il contrasto tra il ricordo che aveva ed il presente immediato.
«Le sue preferenze saranno tenute in considerazione, signor Malfoy» sorrise lei. «Ma non se queste sono date dalla mia somiglianza con mia sorella Kayla quando ho i capelli scuri»
«Le somigli anche da bionda, se è per questo»
«Kayla è molto, molto più bella di me, bionda o non bionda, e lo sappiamo entrambi»
«Ogni quanto cambi colore di capelli?» sviò il biondo, afferrando la sua tazza con entrambe le mani.
«Ogni quanto mi va» ammise lei, accavallando le gambe lentamente mentre lui si sforzava di non guardarle.
«Ah, e per la cronaca: al mio primo allenamento sono caduta dalla scopa»
Draco allontanò la tazza dal suo viso per evitare di sputarci dentro, mentre con un tovagliolo si copriva la bocca.
«E l'ho detto solo perché avrei scommesso le palle che ti saresti sbrodolato come un poppante»
«Ma tu non le hai, le palle»
«Fa niente, avrei scommesso le tue»
«Oh, grazie tante» continuò a ridere lui. «Caduta dalla scopa? Come è possibile? Voglio dire ... Harry e Robert volano divinamente! Non te lo hanno insegnato?»
«Oh, certo che me lo hanno insegnato: è solo che mi sono lasciata prendere dal panico, appena entrata nella squadra, e quando ho messo il culo sulla scopa, sono finita a terra di faccia»
Glielo avrebbe raccontato altre mille volte, per vederlo ridere così di gusto.
Senza contare che, probabilmente senza accorgersene, aveva fatto un notevole complimento ad Harry e Robert di sua spontanea volontà.
«Oh, e per dirla tutta: non lo sa nessuno. Ho fatto giurare a Madama Chips e a Minerva di non dirlo ad anima viva»
Lui si sforzò di tornare serio: si sistemò la camicia e fece un respiro profondo, per tornare a starsene seduto con la schiena dritta al bordo della poltrona.
«Lo hai detto solo a me?»
Anastasia annuì.
«E perché?»
«Perché me lo hai chiesto» ammise. «Se Robert stasera mi chiedesse se mi sono mai rotta il naso, glielo direi e ti libererei di questo peso insostenibile»
Draco sorseggiò un altro po' di cappuccio e si guardò attorno. I colori tenui, la musica da sala, i quadri ben posizionati, e l'odore di caffè e di dolci rendevano quel posto davvero gradevole. E se normalmente trovarsi in un posto del genere gli avrebbe fatto venire l'orticaria, la presenza di Anastasia lo faceva sentire stranamente tranquillo e rilassato.
«Sinister è un adulatore di mio padre» ammise poi, sottovoce. «L'ultimo, forse. Lui ... mi ha chiesto di andarlo a trovare, di tanto in tanto» continuò, fissandosi sugli anfibi della ragazza. «Quando trovo qualcosa con lo stemma dei Malfoy o dei Black che so che non mi servirà, glielo porto e gli chiedo di venderlo al primo acquirente, e lui ne è stranamente felice» riportò lo sguardo sul viso della ragazza, per trovare lo sguardo più dolce di sempre.
«Lo vedi che non si un mostro senza cuore?»
«Sono solo uno con il naso rotto, forse»
«Non è rotto!» s'incaponì di nuovo lei.
«Non ci andare più, a Notturn Alley»
«Promesso»
«E non fare promesse» aggiunse, lasciando la tazza sul tavolino.
«Stai avanzando troppe pretese, per i miei gusti»
«Ehi: mi hai rotto il naso, cambia tono con me»
Lei lo guardò e scosse la testa, mordendosi il labbro. «Ti ho anche offerto il miglior cappuccio di tutta Londra»
«Ora che tutta questa faccenda ha tutt'altro sapore» rispose lui, nuovamente sarcastico.
«Certo: è il sapore di quel cappuccio»
Draco alzò gli occhi al cielo e fece leva sulle ginocchia per alzarsi dalla poltrona. Si stirò la camicia con le mani, e si perse a guardare la copia de Donna con il parasole girata verso destra appeso alle spalle della giovane Black. Poi abbassò lo sguardo per guardare lei, trovandola già intenta a scrutarlo a sua volta, senza nessuna intenzione di alzarsi.
«Vai?»
«Devo ... finire delle cose» ammise sottovoce. «Ma ... grazie, davvero. Del pugno e del cappuccio»
Il sorriso sul volto di Anastasia si fece più grande. «E dillo, a Robert. Del naso, intendo»
Lei annuì.
Lui le regalò l'accenno di un sorriso e poi si diresse verso l'uscita, ringraziando nuovamente Lottie con un gesto della mano. Quando si voltò per l'ultima volta, prima di chiudersi la porta alle spalle, trovò Anastasia con dipinto di nuovo in viso il suo ghigno malandrino.
«E per la cronaca, no» aggiunse poi, in uno slancio di sfacciataggine, così che anche le due signore babbane in fondo al locale lo potessero sentire. «Kayla non è più bella di te. Anzi» E, con il suo passo aggraziato, si lasciò la porta alle spalle, sicuro che Anastasia avrebbe allargato ulteriormente quel sorriso mozzafiato.

Blaise Zabini non riuscì a non ridere, trovandosi davanti alla porta Draco Malfoy, il cui naso occupava tutto il volto ed era diventato di un colore troppo simile al viola. «Per Salazar, che ti è successo?!»
Draco scosse la testa e gli fece segno di entrare in casa. «Ce ne hai messo, di tempo» si lamentò.
«Non mi hai risposto» si lamentò l'amico, cercando di avvicinarsi per verificare il danno, mentre lui si riposizionava una sacca di ghiaccio al centro del viso.
«Non lo riesco a sistemare, da solo» continuò il biondo, senza ascoltare minimamente l'amico.
«Nessuno può sistemarsi il naso da solo, amico»
«Per questo ti ho chiamato» esclamò Draco.
«Non ti sistemerò il naso, se non mi dici che ti è successo»
Draco sembrò rifletterci per qualche secondo, al centro dell'atrio della Malfoy Manor. «Mi sono preso un pugno, va bene?»
Blaise non riuscì a trattenere un sorriso. «Hai fatto a pugni, Draco? Alla nostra età
«Ho detto che ho preso un pugno, non che ho fatto a pugni» sottolineò lui, allontanando il ghiaccio per specchiarsi in una finestra mentre camminava per la tenuta.
«Quindi le hai solo prese?!» rise di nuovo Zabini.
«Fottiti» sputò Draco, raggiungendo lo studio di Lucius. Aperti, sulla scrivania nera, si trovavano due libri di Medimagia. Blaise si avvicinò all'amico per guardare dove lui gli stesse indicando. «Dovrebbe essere questo, o questo, o forse quest'altro, o non lo so» per la prima volta, Blaise sentì nella voce dell'amico una punta di paura, mista a fin troppo nervosismo.
«Siediti, razza di troll» gli disse, sfogliando quei libri e indicandogli la poltrona di Lucius. «Ti farà male»
«Più di così?!» si lamentò lui, lasciandosi cadere su quella poltrona.
Blaise sorrise di nuovo ed estrasse la bacchetta dall'apposita tasca, poi con passo leggero, si avvicinò all'amico. Con un semplice colpo di bacchetta, il naso di Draco riprese la sua forma ed il suo colorito normale e smise di sanguinare.
«Draco» lo richiamò dopo qualche secondo, per costringerlo ad aprire gli occhi.
Lui ne aprì uno soltanto, con aria impaurita. «Finito?»
«Finito» lo tranquillizzò Blaise, spingendolo nuovamente sulla poltrona quando lui cercò di alzarsi. «Draco, dimmi chi ti ha preso a pugni»
Lui alzò gli occhi al cielo e roteò la testa. «Non ha importanza»
Blaise non sembrava per nulla convinto di quella risposta. «Non ti stai mettendo in qualche guaio, vero? Voglio dire, con qualche vecchio nemico dei tuoi o di tua zia o cose simili»
«No!» sputò lui, alzandosi dalla poltrona per raggiungere il gigantesco specchio che stava sopra al camino. «Ho smesso con certe cose, dovresti saperlo»
«Quindi sei stato solo preso a pugni?»
«Sì! E comunque è stato un pugno soltanto!» continuò a lamentarsi, scrutandosi la faccia davanti allo specchio.
«Un pugno soltanto?!» si stupì l'amico. «Oh, Morgana! Questo deve essere un ottimo tiratore!» Draco accennò un lieve sorriso, che l'amico finse di ignorare. «Cos'è, un Cacciatore? Deve essere un Cacciatore tutto muscoli»
Draco allargò il sorriso e si strinse nelle spalle, mentre per una frazione di secondo, rivide il momento in cui Anastasia accavallava le gambe, davanti a lui, con tutta la nonchalance che le era propria.
«Non lo so, amico» si trovò ad ammettere, impegnando tutte le sue forze per non pensare alla giovane Black e alle sue dannate parigine.
«Non lo conosci?»
«Di nuovo: non ha importanza»
Blaise sapeva quanto Draco odiasse ripetersi, quindi gli bastò quel tono scocciato per guardarsi attorno rapidamente e decidere che fosse ora di levare le ancore. «Beh, vecchio mio, io me ne andrei» disse quindi, ciondolando avanti e indietro. «Non dico che sia stato bello vederti in quello stato, ma quantomeno è stato divertente vederti piagnucolare dicendo che non riuscivi a sistemarti il naso da solo»
Draco smise di osservare il suo riflesso e si voltò verso Blaise. «Ti devo un favore»
«O un naso nuovo, dipende» aggiunse l'altro, dirigendosi verso la porta. «Salutami Narcissa!» esclamò, chiudendo la porta dietro di sé, e Draco sapeva che non c'era alcun bisogno di accompagnarlo alla porta principale o guardarlo Smaterializzarsi a metà del giardino.
Blaise era la cosa più vicina ad un fratello che avesse mai avuto, e che probabilmente avrebbe mai potuto avere, ed era da tempo che avevano eliminato certe formalità per sostituirle con cose più comode come il fatto che l'uno corresse dall'altro, nel momento del bisogno. E non glielo aveva mai detto, ma questa cosa gli piaceva molto.



angolo autrice:
no, ecco, non ho molto da dire oggi, se non avvisarvi che per i capitoli mi do sempre una lunghezza minima di tre pagine word, ma da lì in poi, può sempre variare (questo è sei, il prossimo quattro, quello dopo otto, e così via). 
Spero vi piaccia, e spero non troviate questo Draco OOC, mi ci sto impegnando molto.
Per oggi non vi ammorbo più. Aspetto commenti. 

Fatto il misfatto, 
C

cascasse il mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora