8. minestrone

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Controllò di nuovo di avere tutto quello che le serviva, sparso nella borsa che portava a tracolla, mentre raccoglieva le chiavi di casa dallo svuota tasche dell'ingresso e si sporgeva per spiare dalla finestra della cucina se stesse ancora piovendo. Maledetta Londra e la sua pioggia ininterrotta.
La porta si spalancò prima che potesse essere lei ad aprirla, costringendola a sfoggiare un'espressione stranita.
«Che graziosa accoglienza» commentò Fred, posando la sua copia delle chiavi esattamente dove poco prima stavano quelle di lei. «Ciao, moglie» le disse poi, avvicinandosi per baciarla con affetto.
«Ciao, marito» rispose lei, sorridendo. «Come mai sei già a casa?»
«Ho scordato degli appunti» spiegò lui. «Tu dove stavi andando?»
«Al lavoro» sbuffò Kayla.
Fred incrociò le braccia sul petto.«Kayla Lily Black Weasley, nel caso tu non te ne sia accorta, lì dentro» e le indicò il ventre rigonfio. «ci sono i miei figli, e si dà il caso che le Curatrici non possano portare con loro i figli al lavoro, soprattutto se miei e soprattutto se non ancora nati»
«Rilassati, Weasley» sorrise lei, scuotendo la testa. «Prima di tutto, finora il tuo contributo per queste due vite è stato minimo»
«Ma indispensabile» sogghignò.
«Sì, ma sono io che tra poco non mi vedrò più i piedi. E poi, tesoro, non mi avvicinerò neanche agli spogliatoi, se può tranquillizzarti: Claire ha bisogno di un consulto per un paziente»
«Ma Claire sa almeno lavarsi i denti senza di te?» sbuffò Fred levandosi la giacca del completo e allentandosi la cravatta. «Può venire lei qui? Piove moltissimo!»
Kayla alzò gli occhi al cielo. «Sono in ritardo, Fred» si spazientì. «Hai qualcosa di seriamente rilevante da dirmi?»
«Sì!» s'illuminò lui. «Hai idea di quanto siano cresciuti i figli dei ... come si chiamano quelli del quarto piano?»
«Copper» sorrise lei.
«Copper!» ripeté lui con convinzione. «Ho visto il ragazzo stamattina uscendo, sembra quasi più vecchio di me! Quando è successo?»
«Il figlio dei Copper ha l'età di Anastasia, e la ragazza ha un anno di meno» scosse la testa lei.
«Ha l'età di Anastasia?!» sputò allora Fred. «Ma sembra mio nonno
Kayla sorrise e alzò di nuovo gli occhi al cielo. «Posso andare, ora?»
«Quindi tu ti eri accorta che fosse cresciuto così tanto?»
«Sì: te l'ho detto, ha l'età di mia sorella» si stufò di nuovo lei.
«Dici che glielo dovremmo presentare?» la tirò lunga Fred.
«Non credo sia il suo tipo»
«Perché è biondo, dici?»
«Perché sono in ritardo»
«Credi sia pronta, dopo Edward?» continuò lui, chiudendo le braccia sul petto e fingendosi pensieroso.
«Fred»
«Voglio dire, è stata una batosta, ma è passato un sacco di tempo»
«Fred, ti prometto che non farò nulla che possa anche solo minimamente svegliare i tuoi figli, però levati dalla porta e permettimi di andare al San Mungo!»
«Anastasia parla mai con te di questo genere di cose?»
«Ti sto per Schiantare» lo avvertì lei. «E giuro che ti lascerò sul pianerottolo steso, e 'fanculo a tutti i vicini babbani e alle regole del condominio»
Fred sembrò seriamente valutare la cosa, per poi cambiare completamente espressione e sorridere alla moglie come se fosse la prima volta che la vedeva in tutta la sua vita.
«Moglie?»
Kayla lo guardò torva.
«Ultima domanda, poi ti lascio uscire»
«D'accordo, spara»
«Mi ami?»
Kayla tornò a sorridere, e si avvicinò a lui per baciarlo di nuovo. «Anche troppo, marito» rise.
Lui, come d'accordo, si scostò dalla porta e le permise di aprirla per uscire. «Stai attenta ai miei figli» si raccomandò. «E salutami Claire» aggiunse, mentre lei, sul pianerottolo, si voltava quel tanto che bastava per strizzargli l'occhio e poi, controllato che né sulle scale né davanti alle altre porte ci fosse nessuno, si Smaterializzò. Lui rimase a guardare il punto in cui era sparita per qualche secondo, come faceva d'abitudine.
Decidere di abbandonare il bilocale di Diagon Alley che era stato il loro nido d'amore sia prima che dopo il matrimonio era stata una delle decisioni più difficili di sempre, ma era stata anche naturale: erano convinti di volere dei figli, ed era chiaro che lì non c'era spazio. Quindi, avevano deciso di dare una svolta alla loro vita e cercare casa nella Londra Babbana. Quasi subito, avevano trovato un appartamento grazioso a Earl's Court, al quinto piano di un condominio che ospitava i babbani più curiosi, simpatici e impiccioni che Fred avesse mai conosciuto. Era sicuro che alcuni di loro sospettassero che quella coppia del quinto piano nascondesse qualche cosa, ma quando lei era rimasta incinta, si erano tutti convinti che quello che in realtà stessero nascondendo fosse la gravidanza. Quando Arthur Weasley era rimasto chiuso nell'ascensore un intero pomeriggio per puro divertimento, si erano invece convinti che il loro grande segreto fosse che il padre di Fred fosse svitato, e quando invece Sirius e Martha apparivano la domenica, la coppia di anziani del primo piano cercava di capire quanti anni avessero per calcolare a quanti anni avrebbero avuto Kayla.
Era cose così semplici da risultare divertenti e permettere a lui e Kayla di passare intere cene a ridere di quanto quei babbani potessero essere buffi, ed era sicuro che anche loro facessero lo stesso pensando ai Weasley, la bizzarra coppia del quinto piano.
Anche troppo, marito.


Ginny Weasley era contenta della sua vita. Lo era dal momento in cui era finita la guerra, da quando suo fratello Fred stava bene e da quando le era stato permesso di addormentarsi ogni sera accanto ad Harry Potter. Era contenta del suo lavoro, anche se tanti dicevano che non era vero.
Smettere di giocare per fare la mamma? Una follia, per molti. Per lei, la cosa più naturale del mondo.
Quando Harry le aveva chiesto di sposarla, sapeva bene che il passo successivo sarebbe stato quello di dare alla luce un piccolo Potter. Il fatto che se lo aspettasse, però, non implicava il fatto che non ne fosse felice. Forse, ne era così felice perché sentiva di averlo aspettato tutta la vita.
Harry le aveva chiesto di sposarla una notte di Capodanno, alla Tana: tutti erano dentro casa, a festeggiare, lei era uscita per godersi le stelle. Lui l'aveva raggiunta, e prima che lei potesse anche solo pensare di augurargli buon anno, lui era in ginocchio. Si erano sposati quella primavera, e prima della fine dell'estate, si era accorta che salire sulla scopa le dava una nausea strana. Tutto estremamente prevedibile, ma non per questo meno bello. Harry era tanto spaventato quanto euforico, e dopo un'accesa discussione sul nome da dare al nascituro, le si erano rotte le acque, due settimane prima del termine. Quando ebbero preso in braccio il piccolo, fu chiaro il nome che gli avrebbero dato. Con quei ricci scuri e quella voglia di strillare, non poteva che chiamarsi James Sirius.
Non li faceva dormire per più di tre ore di seguito e sembrava essere nato per fare danni, con grande soddisfazione di nonno Sirius, che ci teneva però a non essere mai chiamato "nonno".
Quando James aveva ormai un anno e mezzo, le occhiaie di Harry sembravano rientrare e Ginny pensava di tornare a lavorare, ecco che si trovò di nuovo ad avere la nausea, e poche settimane dopo il secondo compleanno di James, nacque Albus Severus. Al contrario del fratello, era un bambino dannatamente calmo ed era esattamente l'opposto di James. Quando piangeva uno, l'altro dormiva e viceversa. Kayla lo aveva giurato: come lei, Albus sarebbe stato la "pecora verde" della famiglia. Ginny aveva capito che era quindi impossibile per lei pensare di tornare a giocare. Aveva accettato un incarico di reporter per il Profeta, e proprio quando riusciva a dormire meglio e i bambini sembravano aver capito che tirarsi i capelli a vicenda non era un gioco divertente, James aveva ammesso di aver sbagliato a far credere al fratello che buttandosi dall'armadio avrebbe preso il volo, e Albus imparava a leggere con una velocità disarmante e il lavoro di Harry andava a gionfie vele, Ginny si rese conto di essere incinta per la terza volta. Sembravano essersi decisi sul nome del terzo maschietto, giurando che non avrebbero fatto come Molly e Arthur che avevano fatto sette figli in attesa di avere una femminuccia, loro si sarebbero fermati a tre, anche se fossero stati tre maschi.
E, contrariamente ad ogni previsione, nacque Lily Luna. Capelli rossi della madre e occhi verdi del padre, un caratterino da vera Weasley. Se James amava fare baccano, Lily preferiva agire nell'ombra, ma combinare guai ben peggiori. Come suo fratello Albus, però, amava leggere e non faceva altro che chiedere ai genitori, agli zii e ai nonni di leggerle qualche libro, via via sempre più complicati.
Ginny non poteva permettersi di pensare di tornare a volare, ma, d'altro canto, l'idea di fare la mamma le piaceva molto di più. Senza contare che rimanere nella tribuna d'onore a commentare gli errori altrui, le dava molta soddisfazione.
Harry si gettò sul letto, allargando le braccia. Ginny, accanto a lui, teneva gli occhiali sul naso e un libro sulle ginocchia. Si concesse un secondo per guardarlo e sorridere. «Ce l'hai fatta?» domandò.
«Non sono sicuro che James dormisse del tutto» sospirò lui, fissando il soffitto. «Albus invece russava»
Ginny ridacchiò e scosse la testa, abbassando lo sguardo verso il marito. «Hanno giocato bene?»
«Benissimo, mia cara» sorrise lui. «James ha "Portiere" scritto in fronte»
«Non c'è cosa di cui io sia più fiera» sorrise di nuovo. «Li avete lasciati vincere?»
«Assolutamente no» rispose il marito con tono grave. «Che genitore sarei, se li lasciassi vincere?»
«Robert lascia vincere William agli Scacchi dei Maghi» contestò lei.
«Amore, ma Robert non sa giocare agli Scacchi dei Maghi» ribatté lui. «Non ricordo una sola volta in cui non abbia perso»
«Ammirevole che si ostini a giocare» sorrise, chiudendo il libro. «Harry, domenica devo seguire i Pride of Portree»
«Contro chi?»
«Holyheads» spiegò lei, posando il libro sul comodino. Guardò il marito,trovandolo pensieroso ma non contrariato, come si sarebbe aspettato.
«Mi stai chiedendo di venire con te o di cucinare di nuovo per la nostra prole?»
Ginny rise, stendendosi accanto a lui. «Di cucinare»
«Oh, ti prego, posso portarli da tua madre?» finse di piagnucolare lui.
«Devi imparare a cucinare, Harry Potter»
Lui si avvicinò a Ginny e le posò un bacio sulle labbra. «So fare un sacco di altre cose»
Ginny sorrise, gli posò una mano sul viso e lo baciò di nuovo. «Ad esempio?»
Harry le regalò un terzo bacio e poi trascinò la coperta fin sopra le loro teste, e Ginny non poté che essere d'accordo con lui.
Alla fine, nella vita che si era scelta, stava davvero bene.


Hermione se ne stava sul divano con la figlia addormentata addosso, e il libro Le avventure di Peter e Wendy stretto nella mano. Gli occhiali sul naso, leggeva con attenzione. La bambina si era addormentata da un pezzo, ma come spesso succedeva, Hermione aveva continuato a leggere per il solo piacere di farlo. Alla fine, quello era il libro della sua infanzia, ed era sempre gradevole tornare a perdersi tra quelle pagine; Robert aveva trovato in una libreria babbana un'edizione piena di figure, così che la bambina potesse perdercisi e raccontare lei stessa quella vecchia storia. Non era escluso, secondo Hermione, che non sapesse già leggere o che non l'avesse imparata a memoria. Lei, aveva detto, alla sua età sapeva già fare entrambe le cose. Robert, dal canto suo, aveva risposto dicendo che al mondo di Hermione Granger ne esisteva una sola, ma nessuno aveva capito se si trattasse di una nota positiva o negativa.
Quando Robert e il piccolo William varcarono la soglia di casa, lei fu costretta a fare loro segno di fare silenzio in ogni modo possibile. Robert, ridendo, coprì la bocca del figlio con una mano, per poi lasciarlo correre verso la mamma e la sorella addormentata. Hermione fece segno al figlio di darle un bacio sulla guancia e lui eseguì entusiasta.
«Come è andata?» chiese, in un sussurro. «Hai vinto?»
«No» rispose William senza perdere l'entusiasmo. «Però zia Anastasia ci ha portati lo stesso al McDonald's!»
«Ah, ecco perché sei così felice» sorrise Hermione, mentre Robert si avvicinava per baciarle le labbra e accarezzare i boccoli della figlia.
«Se lo sono meritati, hanno giocato benissimo» spiegò. «Da quanto dorme?»
Hermione controllò di fretta il suo orologio da polso. «Quaranta minuti»
Robert annuì e, con fare abitudinario, si caricò in braccio la bambina, che non sembrava essersi accorta di niente. Mentre Hermione si stiracchiava il braccio su cui la bimba si era addormentata, Robert posò una mano sulla testa di William. «Ometto, avevamo un patto» gli ricordò.
«Subito a nanna, se vuoi il frappé» ripeté lui seguendo il padre verso il corridoio che portava alle camere da letto.
«Bravissimo» si congratulò il padre, guardandolo entrare nella sua camera da letto con portamento fiero. Voltandosi, con la bambina sulle spalle, trovò Hermione ancora seduta sul divano, che lo guardava con quello sguardo che ancora dopo anni gli faceva girare la testa.
Le fece l'occhiolino e lei sorrise così tanto da illuminare l'intera casa.

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