12. qualcosa di bello

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«Non sono d'accordo»
«Lo so»
«Credo che dovremmo intervenire»
«E invece devi rimanere qui»
Lo sguardo che Martha rivolse a Sirius, lo fece tornare a sedersi a tavola con l'aspetto di un bambino in punizione.
«Ragiona, Sirius Black» gli disse calma la moglie. «Le hai chiesto per ben tre volte cosa fosse successo, e per ben tre volte lei non ti ha risposto. A cosa ti servirebbe seguirla in camera? Per farti dire di no per la quarta volta e farla arrabbiare ancora di più?»
Sirius roteò gli occhi. «Fammi riprovare!» implorò.
Martha scosse la testa.
«Provo a chiedere a Robert» decretò Sirius, alzandosi di nuovo dalla sedia.
«Lo sai che non ti direbbe niente»
Sirius si sedette di nuovo indossando la migliore delle sue espressioni imbronciate, mentre la moglie sparecchiava con un colpo di bacchetta. Dopo una manciata di secondi, Sirius si alzò di nuovo da tavola.
«Sirius» lo richiamò la moglie.
«Rilassati, donna» sorrise lui. «Sto andando ad aprire la porta»
Lei non fece a tempo a dire che non avevano suonato, perché in quel momento, il suono del campanello invase la casa. Martha scosse la testa e sbuffò. Maledetti sensi da Padfoot. Sirius uscì dalla cucina per attraversare l'atrio con passo stanco, e spiare attraverso lo spioncino chi fosse che a quell'ora poteva presentarsi alla loro porta. Scuotendo la testa, aprì la porta.
Edward Scott, nascondendo l'imbarazzo dietro una posa da duro, stava in piedi davanti a lui con una scatola di cartone in mano.
«Edward» lo salutò Sirius, non riuscendo a nascondere un sorrisetto. «Questa che è una sorpresa»
«Buonasera, signor Black» salutò lui cordialmente. «Chiedo scusa per il disturbo, sono passato solo per lasciare questo» e porse lo scatolone ad un incredulo Sirius.
«Immaginavo fossi qui per vedere Anastasia» rispose Sirius perplesso afferrando lo scatolone.
«Oh, no, signore, ci siamo già visti qualche ora fa ed è stata abbastanza chiara, non credo abbia voglia di vedermi»
Sirius alzò le sopracciglia e si trattenne dall'urlare e saltellare verso la moglie. Ecco, ecco cosa è successo.
«Capisco» si limitò a dire, sforzandosi di continuare a recitare la parte del padre calmo e risoluto come aveva fatto per anni davanti a quel ragazzo.
«Ma quelli ... sono dei libri che mi aveva prestato, e altre cose a cui so che teneva ma non ho mai avuto modo di restituirli»
Sirius annuì di nuovo. «Sei un caro ragazzo, Edward. Voglio dire, sei uno stronzo, ma ... sei anche un caro ragazzo»
Edward incassò il colpo e annuì. «Grazie per la schiettezza, signor Black»
«Capisci però che non posso trattenermi dal chiederti se sei tornato per restare»
«No, no, riparto tra qualche giorno» rispose lui subito. «Mio fratello, Peter ...»
«Oh, ho saputo!» sorrise Sirius d'improvviso. «Incrocio spesso vostro padre al Ministero» spiegò. «Porta a Peter e Laetitia di nuovo le mie congratulazioni!»
Edward mostrò un sorriso sincero. «Non mancherò, signor Black. Lei porga i miei omaggi alla sua signora»
Sirius annuì, e prima che potesse ringraziarlo, lui gli aveva voltato le spalle e stava attraversando il giardino per raggiungere il cancello. Chiuse la porta e scosse la testa.
Uno stronzo, ma anche un caro ragazzo.
«Chi era, tesoro?» domandò Martha uscendo dalla cucina.
«Non te lo dico» sorrise il marito, salendo le scale di marmo.
«Sirius!» s'inasprì la moglie, richiamandolo con il tono con cui richiamava gli apprendisti Auror.
«Così impari!» strillò, ormai alla fine delle scale.


Anastasia era in piedi davanti alla finestra. In pochi minuti, sarebbe arrivato un temporale. I tuoni e i lampi notturni, pensò, riflettevano in pieno il suo umore. Era così arrabbiata, che non sapeva per cosa essere arrabbiata di più. Per la faccia tosta di Edward o per l'omertà di Ted?
Da Ted si sentiva tradita, da Edward si sentiva umiliata.
Quale sentimento la feriva di più?
Toc toc.
«Vattene, mamma» sbuffò lei.
«Ho una cosa per te» rispose suo padre, al di là della porta di legno bianco.
«Una bottiglia di Whiskey Incendiario?»
«No, ma se vuoi possiamo andare a prenderla»
Anya scosse la testa e aprì la porta con un colpo di bacchetta. Rimase a fissare suo padre, con in mano quella scatola sigillata, e alzò le sopracciglia. «Traslochiamo?»
«Posso entrare?» domandò Sirius con garbo.
Lei annuì. Lui mosse qualche passo all'interno della stanza e posò la scatola ai piedi del letto. «Dunque, ehm, io non ... non sono troppo bravo in queste cose, senza contare che non lo ammetterò mai davanti a lei, ma mi scoccia molto agire senza il consenso di tua madre»
Anya piegò gli angoli della bocca, sforzandosi di sorridere.
«Ma poco fa, il signor Edward Joseph Scott ha bussato alla nostra porta»
Anastasia inclinò la testa e sospirò, sentendosi anche peggio di qualche secondo prima.
«Mi dispiace, papà»
«Oh, non hai di che scusarti: come suo solito, è stato incredibilmente gentile»
La ragazza corrucciò la fronte.
«Ha lasciato questo, per te» disse, indicando lo scatolone. «Ha detto che sono libri che gli avevi prestato e altre cose a cui tenevi e che non aveva avuto modo di restituirti» spiegò. «Dunque, non dico di essere d'accordo con tua madre, ma credo che certe cose vadano affrontate da soli, quindi ... adesso me ne vado. Però sappi che ho un po' di lavoro arretrato da portare a termine, quindi mi troverai nello studiolo, per qualsiasi cosa. Anche solo se ti andasse di portare una tisana al tuo vecchio e condividere il silenzio»
Anastasia gli rivolse un convincente sorriso di gratitudine. «Grazie, papà»
Lui le strizzò l'occhio e se ne andò. E lei rimase a fissare quella scatola, convinta che si sarebbe aperta da sola e ne sarebbero uscite tutte le emozioni negative che sentiva nel petto in quel momento.

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