28. trova un modo

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Era una sera come tante alla tenuta Malfoy.
Draco era tornato a casa dopo essere rimasto fuori per due giorni consecutivi. Quando era tornato da casa di Astoria, aveva avuto giusto il tempo per scambiarsi qualche furtiva informazione con sua madre, infuriarsi, sbraitare, rompere un vaso che valeva quanto l'intera tenuta, non preoccuparsi di raccoglierne i cocci, ed uscire di nuovo di casa. Dal momento in cui era uscito, sbattendo la pesante porta d'ingresso, Narcissa si era rifugiata nel suo appartamento, e aveva rifiutato ogni offerta di cibo che Kora si preoccupava di farle. Quando lo aveva sentito tornare, aveva avuto l'impressione di tornare a respirare, e aveva chiesto all'elfo di prepararle il suo pasticcio di carne cruda preferito.
Naturalmente, lei e Draco non si erano rivolti la parola; lei, però, lo aveva guardato allenarsi in giardino per tutto il giorno, percependo la sua rabbia anche attraverso gli spessi vetri scuri.
Quando era rientrato in casa, Narcissa aveva chiesto a Kora di assicurarsi che mangiasse abbastanza. E Draco aveva chiesto a Kora di assicurarsi che la madre facesse lo stesso. Ora, Draco se ne stava seduto in poltrona in una posizione apparentemente scomoda, ma era così immobile che sembrava non accorgersene assolutamente. Quando sentì l'elfo dirigersi verso l'ingresso a grandi passi, non si mosse, e quando la sentì aprire la porta e sparirvi dietro, smise di pensare a chi potesse essersi spinto fino lì – chiunque fosse, ammise, non gli importava.
Kora aprì la pesante porta della Malfoy Manor con un semplice schiocco di dita. «Buonasera» disse, alla bellissima ragazza che si trovò davanti.
Boccoli corvini facevano da cornice ad uno splendido viso a forma di cuore, con espressione gentile, labbra carnose, un sorriso cordiale e degli immancabili occhi grigi. Portava un cappotto celeste abbottonato solo fino sotto al seno, perché nessun cappotto sarebbe stato in grado di contenere il ventre gravido a quel punto della gravidanza.
«Tu devi essere Kora» le sorrise. «Io mi chiamo Kayla Black, sto cercando Draco»
«Kora ci può provare, signora Black» rispose l'elfa. «Ma padron Draco non è di ottimo umore, da quando è tornato»
«Oh, lo immagino» rispose Kayla, mantenendo il dolce sorriso. «Potresti fare comunque un tentativo, per favore?»
«Kora farà un tentativo, signora Black» rispose allora l'elfa, stupendosi per la gentilezza adoperata anche da quella Black. «Kora però si chiede se la signora Black non si voglia sedere nell'attesa, viste le sue delicate condizioni»
Kayla allargò il suo sorriso. «Credo aspetterò qui, ma grazie per il pensiero»
«In questo caso, Kora torna subito, signora Black» Kayla annuì e giocherellò con un bottone del cappotto, per poi prendere ad accarezzarsi la pancia. Si guardò attorno, scuotendo la testa nel cercare di immaginare cosa avrebbe risposto se anche qualche anno prima le avessero detto che avrebbe chiesto udienza a Draco Malfoy per cercare di sistemare la sua relazione con Anastasia, mentre portava al dito la fede che la rendeva la nuova signora Weasley, e mentre portava in grembo due bambini che sembravano giocare a prendersi a calci tra di loro.
Draco si Smaterializzò sulla porta con gli occhi sbarrati. Spalancò la bocca quando si rese conto di essere davanti a Kayla. «Perdonami» esordì. «Quando Kora ha detto "signora Black", pensavo ...»
Lei sorrise e fece segno che non importava. «Immaginavo succedesse» rispose. «Anzi, forse un po' ci speravo» aggiunse. «Ma è proprio per questo che sono qui»
Draco annuì. «Uh, ehm, entra pure» disse poi, come se si fosse scordato delle buone maniere. «Non penserai che lasci in piedi al freddo una persona nelle tue condizioni!» Kayla stava per rispondere, ma lui la capì ancora prima che lei potesse aprire bocca. Uscì dalla porta e saltò i cinque scalini di pietra che li separavano, per mettersi accanto a lei e tenderle il braccio.
«Sei diventato un vero galantuomo» commentò lei, accettando il suo aiuto. Sorridendo, salirono i cinque scalini e lei si trovò nell'atrio della famosa Malfoy Manor. Si sfilò i guanti da passeggio e lasciò che l'appendiabiti l'aiutò a sfilarsi il cappotto, sorridendo quando notò che Draco le stava fissando la pancia.
«Perdonami, è che ... deve pesare moltissimo» constatò. «Senza contare che ... beh, che non lo sapevo»Lei strabuzzò gli occhi. «Ah no?»
«No» ammise lui. «Con il senno di poi, credo che Blaise abbia provato a dirmelo un paio di volte»
Kayla annuì, posandosi una mano sulla pancia. «Che tu ci creda o no, non sono qui per chiederti di aiutarmi a scegliere il nome per i miei figli»
«Figli?!» si stupì di nuovo lui.«Vuoi dirmi ... che ce n'è più di uno, lì dentro?»
Kayla sorrise di nuovo e annuì. «Due» spiegò, alzando due dita della mano.
«Oh, beh, certo» rispose lui. «Buon Weasley non mente mai»
Kayla finse di guardarsi attorno, mentre lui le fece segno di seguirla per il labirinto di corridoi fino ad arrivare allo studio di Lucius. Le aprì la porta e poi, come un vero galantuomo, le indicò una delle poltrone verdi davanti al camino.
«Praticamente vivi in una gigantesca Sala Comune Serpeverde»
Draco finse di sorridere, prendendo posto davanti a lei. «Vogliamo fingere che tu sia qui per questo?»
Lei scosse la testa. «Sono qui perché a quanto pare sono l'ultima a sapere le cose»
«Sono sicuro che tu ne capisca il motivo, Kayla»
«E sono qui anche perché, di tutto il clan di disgraziati che è la mia famiglia, sono la sola che vuole concederti il beneficio del dubbio e ascoltare anche la tua versione dei fatti»
«Pensavo fossi qui per farmi la ramanzina»
«Forse dopo» rispose lei. «Cominci tu o comincio io?» «Che cosa vuoi sapere?»
«Tutto»
Draco fece un respiro profondo e si sforzò di fingersi calmo.
Raccontò di come la sua relazione con Astoria si stesse sgretolando sotto i suoi stessi occhi, ma di come lui avesse abilmente imparato ad ignorare la cosa. Raccontò di come gli sembrasse facile, adesso, riconoscere che quella non fosse una vera relazione. Raccontò di come lei se n'era andata, e di come lui se ne fosse a malapena accorto. Raccontò di quando, un giorno allenandosi, decise che non sarebbe finita così. Rimanere solo gli dava l'impressione di essere più cattivo di quanto non si sentisse. Allora raccontò di come l'aveva cercata, per chiederle di rimettere insieme i pezzi.
Raccontò delle ore che aveva passato ad aspettarla al Paiolo Magico, e di come, ad un certo punto, tutto il locale sembrava avere occhi solo per la bellissima diciottenne che rideva con Hannah Abbott.
Guardando Kayla negli occhi, per la prima volta riuscì a dire ad alta voce che l'aveva riconosciuta proprio per Kayla, perché sapeva essere così diversa da lei, ma così simile.
Raccontò di come si era sentito completamente spiazzato davanti alla sua gentilezza, raccontò di come essere Draco Malfoy, negli ultimi quindici anni, non significa altro aspettarsi che la gente ti odi, ti schivi, ti eviti.
Raccontò di come lei sapeva essere tutto il contrario di come lui si aspettava. Raccontò di come sapeva sorprenderlo, di come non aveva mai creduto di potersi credere buono, gentile, o addirittura compassionevole, e di come lei invece gli avesse insegnato ad esserlo. Racconto di Notturn Alley e del pugno sul naso, del cappuccio di Lottie, della sbronza in mezzo ai pavoni, e di come fosse stato felice di addormentarsi con lei sul divano. Raccontò della Polaroid, di come fosse strano trovare una nuova immagine di sé stesso, di come lei lo facesse sembrare semplice.
Raccontò della festa di Blaise, delle partite di Quidditch al castello, delle Burrobirre e delle risate con Ted, Lyall, e Nicole, di come non se lo sarebbe mai aspettato.
Raccontò di come aveva accolto il racconto della vita di suo padre, di come era rimasta in silenzio quando gli aveva raccontato di Silente, e della dolcezza con cui gli aveva accarezzato il viso quando aveva sentito la sua voce spezzarsi.
Raccontò anche delle litigate, di come lo facesse andare su tutte le furie. Di come il solo pensiero di Edward Scott gli facesse venire il sangue al cervello come non gli era mai successo, di cose avesse paura di sé stesso per questa cosa.
Raccontò di come riusciva a farsi adorare anche da Kora, di come suonava il piano, e di come sembrasse ancora più bella quando rideva.
Raccontò di quel primo bacio e di tutte le notti insieme, della sensazione di non volersi staccare mai, di temere l'arrivo dell'alba, e di come si era scoperto bramoso del costante contatto con la sua pelle diafana.Raccontò anche di come Astoria fosse tornata nella sua vita senza chiedere e senza avvisare.
«Vedi, Astoria è ... è malata» sospirò. «Non lo sa nessuno, a parte me. E Blaise, ovviamente. E te, adesso»
Kayla sbarrò gli occhi. «Malata?»
«Una ... maledizione del sangue, per così dire. Un suo antenato è stato maledetto, ed è venuto fuori in lei. Sai ... può succedere»
Lei annuì, visibilmente dispiaciuta.
«Ha sempre saputo di non essere destinata ad invecchiare, non me lo ha mai nascosto. Ora è ... debole, estremamente. È successo tutto così in fretta, non ... non se ne è nemmeno resa conto» continuò. «Sua sorella mi ha mandato dei gufi, io ho capito di cosa si trattasse, ma per non allarmare Anastasia ho mentito e ho detto che erano cose di mio padre. Anzi, forse ... forse l'ho fatto per mentire a me stesso, per posticipare il momento in cui avrei aperto quelle lettere. Ho passato una mattinata con lei e i suoi – i vostri – nipoti, poi mi sono deciso ad aprirle, e ... sono dovuto correre al San Mungo, la situazione era più grave di quanto mi aspettasse. Ha chiesto di essere riportata a casa, subito. La conosci, è ... insomma, tiene più alla sua reputazione che a qualsiasi altra cosa. Non vuole che nessuno la veda ridotta così. Non fa che peggiorare, e tutto quello che mi dice è di lasciarla andare ma ... sono così codardo che non ci riesco. Anastasia si è accorta che le stessi nascondendo qualcosa, ma ... ho giurato a me stesso di lasciarla fuori da questa storia. Non so perché: forse perché la vedo come troppo pura per avere a che fare con qualcosa del genere. Astoria non fa che pregarmi di andarle a raccontare tutto, e io ... non ci riesco. Una sera, con la testa che scoppiava sono andato alla Testa di Porco, e poi mi sono svegliato a Grimmauld Place con Anya in lacrime che mi chiedeva di dirle cosa stesse succedendo, si assicurava che non mi fossi messo dei guai e che non avessi fatto del male a nessuno. E mi sono reso conto ... che se riesco a vivere attaccato al capezzale di Astoria perché non sopporto l'idea che muoia da sola, è grazie a tutte quelle piccole cose che mi ha insegnato Anya. Il vecchio me non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe neppure aperto le lettere di Daphne» scosse la testa, perdendosi a guardare il fuoco. «Ha detto che mi ama, e io non sono riuscito a dire niente. Nessuno me lo aveva mai detto. Neanche Astoria, in secoli di relazione, e neanche adesso che sta così male» si passò una mano sul viso. «Blaise mi ha portato a casa, e io non riuscivo a dire niente. Niente. Ero sconvolto. Sono solo riuscito a tornare da Astoria e a raccontarle tutto, e lei non ha fatto che sgridarmi, in lacrime. Dice ... che era terrorizzata all'idea che io rimanessi solo, ma che con qualcuno che ti ama così tanto, non si è mai soli. Io sapevo solo che nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere e che non riuscivo a pensare ad altro, e me ne sono andato. Non ho detto a mia madre o all'elfo dove andavo, e mia madre ... ha dedotto che fossi da Astoria, di nuovo. Così, quando Anya è venuta a cercarmi, le ha detto che quello stronzo di suo figlio Draco aveva evidentemente fatto la sua scelta»
«Ora si spiega tutto»
«E io ero da Blaise a tirare pugni al sacco da boxe e a rendermi conto che la amo anche io» scosse di nuovo la testa. «Sono tornato a casa, deciso a mettermi il vestito buono e andare ad urlarle che la amo anche io. Kora mi ha detto che qualcuno mi aveva cercato, ma non aveva fatto in tempo a vedere chi fosse, perché mia madre glielo aveva impedito. Ho capito subito. Sono corso da lei e l'ho costretta a dirmi cosa si fossero dette. Ero ... ero fuori di me» continuò. «L'ho cercata ovunque: da Lottie, al Paiolo, a Hogwarts, a Grimmauld Place. Sapevo che cercarla a Villa Black voleva dire trovarmi faccia a faccia con i vostri genitori, i vostri fratelli o addirittura con te. E sapevo quanto ci teneva a ... a fare le cose a modo suo, ecco. Sapevo quanto le pesava non riuscire a parlarne con voi, di tutta questa storia. Però mi sono deciso e ho raggiunto Villa Black. E il resto ... credo che tu lo sappia»
Kayla si accarezzò la pancia, e si perse ad osservare Draco alla luce del caminetto. «Draco Malfoy si è innamorato»
«Non dirlo troppo in giro»
Kayla annuì, soffocando una risata. «Vedi, io sono venuta qui con la presunzione di essere la sola persona a poter mettere a posto questa storia. Credevo di urlarti contro un paio di frasi fatte, costringerti a prendere il coraggio a quattro mani e dare a questa storia un degno finale. Non avrei mai creduto ... di trovarti innamorato della mia piccola Anya»
«Speravo anche io che tu avessi qualche saggio consiglio che mi facesse stare un po' meglio» ammise lui. «Oh, ma ce l'ho, un consiglio: non ti arrendere. Per quanto mi renda conto che sia la cosa più semplice, soprattutto in certi casi, soprattutto per te, non farlo. Non lasciare che il sipario cali, Draco. Quella che mi hai raccontato è una storia vera e bellissima, e non merita di finire con Narcissa che decreta che tu abbia fatto la tua scelta. Se proprio deve finire, deve essere un finale grandioso. Ma per come la vedo io, sai ... quando ci si innamora è solo l'inizio» con non poca fatica, si alzò dalla poltrona.
Lui seguì il suo gesto, allargando le braccia, pronto a prenderla se fosse caduta.
«Stammi bene a sentire» disse poi Kayla. «Anastasia è una delle persone migliori che io conosca. Sarò fortunata se i miei figli saranno leali e sinceri la metà di quanto lo è lei. E non lo dico perché è mia sorella è perché ne sei innamorato, lo dico perché è vero. Robert non fa che ripetere che è proprio per questo che si merita di meglio, io dico che è proprio per questo che si merita la verità. Trova un modo, scrivilo sui muri di tutta Londra, scrivile una canzone, manda a Villa Black dieci gufi al giorno, ma trova un modo per farle sapere la verità» sorrise e tese la mano verso il suo viso sbigottito. «Anche questa nuova versione di te merita la verità. E Anya merita di sapere che se sei l'uomo che sei oggi, il merito è suo. Trova un modo: non lasciare che il sipario cali»
Draco sfoggiò il suo sorriso più vero e le strizzò l'occhio. «Hai la mia parola, Black»
Lei allargò il suo sorriso.
«Promettimi che mi farai sapere quando ...» con un gesto, le indicò la pancia gonfia.
«D'accordo» disse lei, indietreggiando. «Non ti scomodare: per nulla al mondo rifarei quei gradini» con un sonoro POP, scomparve. E lui si coprì il viso con le mani come per proteggersi dalla piega assurda che stava prendendo tutta quella situazione.


Kayla entrò a Villa Black con i ricci zuppi di pioggia, mentre Martha le veniva incontro dallo studio con gli occhiali sul naso e una matita nei capelli. «Tesoro» le disse, allargando le braccia per abbracciarla e baciarle una guancia. «Tutto okay?»
Kayla annuì. «Stai lavorando?»
«Sono un po' indietro con alcune cose» spiegò Martha, invitandola a levare il cappotto. «Cosa fai in giro?»
«Sono, ehm ... ho parlato con Anastasia, stamattina»
Martha sorrise e annuì dolcemente. «Che ne dici se ci beviamo un tè e facciamo due chiacchiere?»
«Oh, sì» sospirò lei. «Ne avrei davvero bisogno»

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