5. non mi crederesti

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Anastasia aprì l'acqua calda e si sfilò la maglietta. Raccolse il telefonino dal bancone di marmo pregiato, e aprì i messaggi che Draco aveva letto ad alta voce poco prima. Si guardò nello specchio e non poté fare a meno di concordare sul fatto di avere bisogno di una doccia e forse anche di qualcosa per correggere le occhiaie, che sulla sua pelle chiara sembravano sempre più gravi di quanto non fossero.
Scrisse a Robert che li avrebbe raggiunti alla locanda per mezzogiorno, e poi digitò il numero di Ted e portò il telefono all'orecchio.
Lui rispose quasi subito, con voce assonnata. «Sei viva?!»
«Sono mortificata» sussurrò lei. «Ti devo una decina di cappuccini di Lottie»
«Venti, per avermi anche svegliato» replicò lui in un grugnito.
«Cappucci pagati fino alla fine dell'anno se mi copri un altro paio d'ore» rilanciò lei subito.
« Tanto lo sai che non ci crederebbe nessuno, se raccontassi davvero dove sei» ridacchiò lui. «Hai qualche particolare piccante da anticiparmi?»
«Ci siamo ubriacati e addormentati sul divano, Ted» sbuffò lei appoggiandosi al bancone per dare le spalle allo specchio. «Devo entrare in doccia»
«E lui è lì che ti aspetta?» ridacchiò Ted.
«No, sono nella stanza degli ospiti, che secondo l'elfo ora è mia»
«E lui dov'è?»
«A farsi la doccia da qualche altra parte»
«Senti, i babbani sostengono che questo pianeta stia morendo e che si debba salvare il salvabile e consumare meno acqua possibile, quindi ...»
«Sto per attaccare, Ted»
«Devo coprirti senza che tu abbia effettivamente combinato niente?!» si lamentò l'amico.
Chiuse la telefonata e gettò di nuovo il telefono sul marmo chiaro, scuotendo la testa. Si spogliò e sperò che l'acqua le fermasse i pensieri.

Draco uscì dal bagno avvolto nell'accappatoio, asciugandosi i capelli con il cappuccio, e sbadigliando. Sobbalzò quando, sulla poltrona di pelle posta vicino all'enorme finestra, vide seduta sua madre ancora in vestaglia. «Non si usa più bussare?!» disse, cercando di nascondere lo spavento in uno stridulo.
«Anche se avessi bussato, non mi avresti sentita» rispose Narcissa con tono calmo e freddo. «Ti ho visto nel parco, ieri sera» aggiunse poi, dando l'impressione di avere attentamente studiato e pesato ogni parola.
Draco si portò le mani sui fianchi e spalancò gli occhi, aspettando che Narcissa procedesse con il suo discorso studiato e pesato.
«La ragazza che era con te non mi sembrava Astoria»
«Sai benissimo che non era Astoria, mamma» rispose lui già spazientito.
«E per questo mi chiedo: Astoria sa che scorrazzi nel parco con un'altra ragazza? Tra l'altro, se posso permettermi ...»
«Non puoi»
« ... mi pare sia straordinariamente giovane, Draco»
«Ho detto che non puoi»
«Non hai risposto alla mia domanda»
Lui fece un respiro profondo. «Astoria mi ha lasciato più di un mese fa»
Narcissa, con il viso segnato dall'età e dal dispiacere per la perdita del marito, non tradì espressione. «Non me lo hai detto» disse, abbassando notevolmente il tono di voce.
Draco parve dispiaciuto più per l'espressione della madre che per qualsiasi altra cosa. «Lo so, ma te lo sto dicendo ora»
La donna si perse a guardare fuori dalla finestra. «E ora stai con la ragazza che ho visto ieri con te nel parco?»
Draco recuperò in fretta il suo tono spazientito. «È un'amica»
«Mi pare abbia dormito qui, la tua amica» sentenziò, riprendendo il suo tono duro. «Se ci fosse tuo padre, non ...»
«Mamma» la richiamò lui immediatamente.
Draco non parlava di Lucius.
Mai, con nessuno, nemmeno con lei.
«Si può sapere chi è? La conosco? O conosco i suoi genitori?»
«Assolutamente no» rispose lui troppo velocemente, così veloce da pentirsene e coprirsi il viso con la mano.
«Probabilmente è troppo giovane perché io possa conoscere i suoi genitori» commentò allora lei con tono sempre più scocciato, e lui si sentì raggelare il sangue nelle vene. «Almeno, è Purosangue?» chiese, sempre più infastidita.
«Mamma, basta» rispose lui, alzando i toni. «Questa conversazione finisce qui» con un gesto, le indicò la grande porta d'ingresso.
«Immagino di non potermi unire a te e alla tua giovane amica per colazione, allora»
«Immagini bene» sputò lui, ricordando tutte le volte in cui a sorpresa era apparsa mentre lui e Astoria facevano colazione. Narcissa si alzò e con eleganza, raggiunse la porta. Posò la mano sulla maniglia, e tornò a guardare suo figlio.
«Stai attento, Draco» sussurrò. Poi, silenziosamente come era arrivata, lasciò la stanza.

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