14. esci

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Pansy Parkinson si stava lamentando di ... Nill? Niall? Liam, forse? Di qualcuno, insomma, che non le dava abbastanza attenzioni. C'era stato un tempo, un tempo molto, molto lontano da quel momento, in cui a Draco piaceva ascoltare Pansy. Primo, perché lo facevano sorridere quelli che Pansy considerava "problemi", come un brutto voto in Pozioni o i punti da sottrarre ai Grifondoro per ogni minima cosa. Poi, perché di solito, ascoltarla voleva dire che poi lei avrebbe avuto voglia di andarci a letto, e ... lui non si era mai tirato indietro. A differenza di questo Nill o Niall o Liam, che pareva un vero cretino. Ma era americano, e lui aveva una pessima opinione degli americani. Aveva una pessima opinione di chiunque non fosse britannico e non avesse il sangue puro, a dirla tutta, ma questa è un'altra storia.
Aveva smesso di ascoltare Pansy da parecchi minuti, quando, fissando un punto indefinito dietro di lei, vide Blaise ridere rumorosamente. Non riusciva a vedere con chi stesse parlando, ma rideva davvero di gusto, e quando riuscì a scostarsi quel tanto che bastava per vedere con chi stesse parlando, gli prese un colpo. Non gli era possibile metterli a fuoco da lì, ma erano due persone apparentemente identiche, sorprendentemente alte e con una folta chioma rossa ben impiantata in testa.
Oh, Merlino.
«Pansy, a questo disgraziato non gliene frega niente, di te» sentenziò. «E non fare quella faccia, se ci pensi, lo hai capito anche tu tempo fa» si alzò e voltò le spalle sia a Pansy che ai gemelli Weasley.
Se Anastasia fosse arrivata e li avesse visti, sarebbe andata nel panico. Draco aveva fatto fatica a convincerla che nonostante fosse una strega molto conosciuta, a nessuno dei presenti a quella festa importava di andare a dire ai suoi fratelli o ai suoi genitori che era stata vista in compagnia di Draco Malfoy, almeno che non volessero qualcosa in cambio. E se c'era una cosa che nessuno dei presenti a quella festa voleva, era avere a che fare con Harry Potter o la sua famiglia.
Per Anastasia però, si era convinto, avrebbero fatto un'eccezione.
Primo, perché emanava così tanta bontà da rendere impossibile non volere avere a che fare con lei. E poi, perché sarebbe stata in sua compagnia: il suo nome valeva meno rispetto a qualche anno prima, era vero, ma valeva ancora tanto. Nessuno le avrebbe fatto domande, o tantomeno ne avrebbe fatte a lui.
Ricordandosi di staccare la testa a Blaise alla prima occasione, uscì a grandi passi dalla Malfoy Manor e si diresse verso il cancello, salutando con un gesto Marcus Flint e la sua futura moglie, di cui Draco non ricordava assolutamente il nome. Dopo aver schivato abilmente qualche altro vecchio compagno di Casa, raggiunse il cancello, e, come se fossero stati sincronizzati, la vide.
Con i capelli raccolti in un morbido cucù, un vestito nero con le maniche di pizzo, delle zeppe nere e un rossetto rosso fuoco, si era Smaterializzata a pochi metri da lui.
«Mi aspettavi?» domandò, sorridendogli.
Lui annuì, trovandosi spiazzato da quanto la bellezza potesse essere semplice.

«Non puoi esserteli dimenticati!»
«Tu non puoi esserteli dimenticati!» replicò lui, avvicinando il calice alle labbra. «Tu hai voluto dar loro dei nomi!»
«Sì, ma sono i tuoi pavoni
«I tuoi pantaloni?» domandò Blaise avvicinandosi.
«Pavoni!» ripeté Anastasia. «Blaise!» esclamò poi, come se si fosse resa conto solo in quel momento che Zabini li avesse raggiunti. «Tanti auguri!»
Lui sorrise, come se non si aspettasse affatto quel commento. «Grazie, Anastasia» le disse, cordiale. «Ma me lo hai già detto» aggiunse. «Tre volte»
«E con questa siamo a quattro» rispose lei scocciata. «Nessuno si lamenta perché riceve troppi auguri»
«Posso sapere perché siete gli unici che non hanno ancora messo piede in casa?»
«Perché Pansy riprenderà a parlarmi di ... per Salazar, perché non ricordo mai come si chiami ...»
«Oh, ma Pansy si è appartata con Theodore» rispose Blaise. «Non c'è pericolo»
Draco cercò di fare mente locale, ma Anastasia interruppe immediatamente i suoi pensieri.
«Blaise Zabini, posso sapere perché sei sobrio alla tua festa di compleanno?» domandò, visibilmente sconcertata dalla cosa.
«Perché è divertente essere quello sobrio mentre tutti sono ubriachi»
«Ohhhh, tu sei un vero stronzo» gli disse allora la ragazza. «Quindi è per questo che le tue feste sono così famose? Perché tu sei astemio
«Io non sono astemio» rispose lui calmo. «Semplicemente, non arrivo mai al punto in cui faccio gli auguri tre volte al festeggiato nel corso della stessa serata ... o do dei nomi ai pavoni di Draco»
«Quei pavoni hanno diritto ad avere dei nomi!» protestò Anastasia. «E tieniteli, tutti quegli auguri: non verrò mai più ad una tua festa, se tu rimani sobrio» poi si rivolse a Draco. «Apprezzo che tu non voglia che sappia che George Weasley è qui, ma ...» e alzò il bicchiere. «... che io sappia, un solo mago al mondo sa fare questo incantesimo così bene»
«George è andato via» le rispose Blaise tranquillamente, battendo di nuovo Draco sullo scatto alla risposta. «E comunque è stato qui molto prima che tu arrivassi»
Anastasia annuì, soddisfatta. «Draco?» chiamò.
«Non riesco a ricordarmi come si chiama l'amico americano di Pansy!» si lamentò lui, fissando il nulla con espressione preoccupata. «Eppure me lo ha ripetuto così tante volte
Anastasia scoppiò a ridere, e con il suono della sua risata, lui si dimenticò per che cosa si stava lamentando.

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