19. Grifondoro contro Tassorosso

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Draco si rigirò nel letto, non del tutto sicuro di volersi svegliare. Gli ci vollero una manciata di secondi per rendersi conto che Anastasia non fosse nel letto con lui, nonostante fosse più che convinto di essersi addormentato con un braccio attorno alla sua schiena.
Con enorme fatica, aprì un occhio, giusto in tempo per vedere la giovane Black uscire dal bagno saltellando su un piede solo mentre cercava di infilarsi la scarpa destra e con l'altra mano si pettinava i capelli.
Sempre più confuso, Draco si alzò per reggersi sui gomiti. «Credevo avessimo deciso che andava tutto bene» le disse con voce roca.
Lei si voltò verso di lui, riuscendo finalmente ad infilarsi la scarpa. «Certo che va tutto bene» lo tranquillizzò, senza nascondere una certa fretta anche nel tono di voce.
«Allora perché sembra che tu stia scappando?»
Anastasia regalò a Draco un mezzo sorriso. «Sono in ritardo» spiegò.
«Dove devi andare?»
Lei si infilò la giacca di pelle che avevano abbandonato ai piedi della poltrona su cui lei spesso si perdeva a leggere. «In uno dei miei posti preferiti al mondo» sorrise di nuovo. «Vuoi venirci con me?»
Allora lui le sorrise di rimando. «Certo» le disse, mettendosi a sedere sul letto per poi alzarsi, recuperare la bacchetta dal comò e vestirsi con un rapido incantesimo.
«Oh, sei così Purosangue a volte» si lamentò lei mettendosi gli occhiali da sole sul naso. «Io impiego dieci minuti solo per capire dove sia la bacchetta»
«Lo so» sorrise lui torvo. «Allora, dove andiamo?»
Anastasia rovistò in una delle tasche laterali della sua giacca di pelle fino al gomito per estrarne una cornetta di un telefono con il cavo arricciato tagliato di netto. La allungò verso di lui tenendone un margine, e nel momento in cui Draco l'afferrò, si maledisse per non essersi chiesto perché Anastasia portasse con sé un vecchio telefono scollegato.
La Passaporta diede loro il solito giramento di testa, ma entrambi riuscirono ad atterrare in piedi, e Anastasia riuscì a godersi appieno la faccia dell'ultimo dei Malfoy quando si rese conto di essere atterrato nel cortile della torre dell'orologio, nel cuore di una Hogwarts che si preparava ad abbracciare l'autunno.
«Anastasia ...» iniziò lui con il tono di un serpente sibilante di rabbia, ma lei fu più veloce: gli afferrò la mano e gli posò un bacio sulla guancia.
«Non ti preoccupare» gli disse. «Nessuno si accorgerà di noi»
«Certo» sputò lui. «Avresti dovuto dirmelo»
«Non saresti venuto»
«Certo che non sarei venuto!» sputò di nuovo lui.
Anastasia scosse la testa e si incamminò verso quella che – Draco tirò un sospiro di sollievo – era l'uscita del castello. Bene. Quindi non sarebbe entrato a Hogwarts accanto ad Anastasia eccetera eccetera Black. Molto bene. Una volta resosi conto del fracasso che proveniva dall'immenso parco che circondava il castello, però realizzò che ci fosse qualcosa di ben peggiore dell'entrare dalla porta principale o qualsiasi altra cosa si fosse immaginato in quei pochi secondi che gli erano stati concessi per realizzare che forma avrebbe avuto la sua domenica. Era ormai evidente che Anastasia lo stesse conducendo verso lo stadio di Quidditch, dove era altrettanto evidente che si stesse per svolgere una partita.
«Avresti dovuto dirmelo» ripeté allora lui, a denti strettissimi.
Camminandole accanto, notò comunque che Anastasia alzò gli occhi al cielo.
«Eddai, biondo, è la prima partita dell'anno» gli spiegò. «E ti giuro che siamo così in ritardo che nessuno si accorgerà che-»
«Anastasia!» tuonò una voce alle loro spalle.
Draco si voltò sentendo lo stomaco in una gelida morsa: Minerva McGranitt, con il solito cappello da strega e un mantello rosso di velluto pregiato, camminava dietro di loro allo stesso passo spedito.
«Per Godric, Anastasia, riuscirai mai ad arrivare puntuale da qualche parte?»
«Sei in ritardo quanto me, Minnie, o sbaglio?» la incalzò la ragazza.
«Io sono la Preside!» ribatté, superandoli di gran lunga per poi girarsi verso Draco. «Signor Malfoy, è un piacere riaverti tra noi» gli disse con un sorriso di pura gentilezza. Poi, riprese a camminare quasi trotterellando verso il campo da Quidditch che si faceva sempre più vicino.
«Che partita è?» domandò allora facendo un respiro profondo e capendo che non avrebbe avuto scampo.
«Grifondoro contro Tassorosso»
«Non esiste» rispose allora lui. «Io devo tifare per la mia Casa»
Anastasia gli sorrise con la stessa gentilezza di Minerva poco prima.
«Non posso sedermi in mezzo ai Grifondoro o ai Tassorosso, io devo ...»
«Draco, non ci siederemo tra gli studenti» lo tranquillizzò lei con tono dolce. «Ci sono le tribune bianche e nere, te ne sei dimenticato?»
«Ci sono i professori, lì»
«Biondo, la metà dei professori non ti conosce, e l'altra metà non ha voglia di parlarti» sbuffò lei, rallentando perché erano giunti alla porta degli spogliatoi. «Lupin!» chiamò, a gran voce.
«Quale Lupin, adesso?!»
«Senti, la devi smettere di pensare che la gente voglia farti a fette e mangiarti per cena, solo perché – finalmente
Un ragazzo troppo alto e troppo magro, con dei capelli rossi e oro, uscì dalla tenda. «Oh, tu dici a me 'finalmente'?! Dovevi essere qui mezz'ora fa!» si lamentò. «Lyall è teso come una molla, Nicole è in mutismo selettivo, Augustus ha sognato di cadere dalla scopa e Anne non – hai portato il tuo biondo!» si accorse poi. «Potevi avvertire, testa d-»
«Non mi sembra sia questo il problema principale» tagliò corto Anya. «Com'è la formazione?»
«Non lo so, Anastasia, anche mamma me l'ha chiesto, ma io non lo so, non capisco un accidenti di queste cose, lo sai, lo sapete!» continuò a lamentarsi lui.
«Tua madre Ninfadora?» domandò Draco sentendosi improvvisamente la fronte sudata. «Ninfadora è qui
«Si, ma è un segreto, Lyall si agita il triplo se sa che ci sono mamma e pap-»
«Anche tuo padre?! Anastasia, non posso-»
«Stai un po' zitto, biondo» tagliò corto lei di nuovo. «Dora e Remus sono con Neville e Minerva e gli altri insegnanti»
«Neville Paciock?!» sputò lui.
«Anastasia!» improvvisamente, un ragazzo con le spalle larghe quanto un armadio uscì dalla tenda e strinse Anya in un abbraccio che sembrava più una morsa letale. A Draco ci volle qualche secondo per riconoscere quel naso sottile e quegli occhi dorati, ma poi, senza margine di errore, catalogò quello che apparentemente era una sottospecie di gorilla come Lyall Lupin.
Distolse l'attenzione dalla conversazione tra i due quando notò come Anastasia con estrema cura si impegnasse a mantenere il contatto visivo con Lyall per tranquillizzarlo, fino a quando non fu effettivamente chiaro a tutti che il giovane Grifondoro fosse sinceramente più tranquillo. Anastasia allora gli batté un pugno forse troppo forte sul braccio muscoloso, perché a Draco non sfuggì affatto che ad essersi fatta male alle nocche, in realtà fosse lei.
«Torno dentro, sennò mi toglieranno la spilla da Capitano» decretò Lyall. «Grazie, Anya. Oh, tu devi essere Draco!» sorrise verso di lui. «Chiedo scusa, sono un po' agitato» si pulì la mano destra dal sudore nei pantaloni della divisa da gioco e la tese verso di lui. «Sono Lyall Lupin, tanto piacere»
Draco si trovò spiazzato: quel ragazzo era stato così gentile che non riuscì a fare altro che improvvisare un sorriso che assomigliava troppo ad una smorfia di dolore e accettare la stretta di mano.
«Spero che potremo offrirti da bere, alla festa dopo la partita»
«Lyall, non-»lo stava fermando Anastasia, ma una ragazza con capelli castani raccolti in due strettissime trecce e occhi verdi colmi di curiosità, saltellò fuori dalla tenda mostrando una divisa identica a quella di Lyall. «Draco? Hai detto Draco? Anya ha portato Draco?» domandò in uno squittio. «Uh!» come Lyall, si asciugò la mano dal sudore nella divisa e tese la mano verso il Serpeverde. «Finalmente!» squittì di nuovo. «Io sono Nicole, Nicole Redfort-Levre, e sono-»
«Oh, certo»le sorrise Draco. «Ho sentito molto parlare di voi» si sforzò di aggiungere, stringendole la mano, mentre sorrideva ai tre ragazzi. «In bocca al lupo, ehm ... si fa per dire, ovviamente! Buona fortuna, ecco»
Sentì su di sé lo sguardo stupito e commosso di Anastasia e se ne compiacque. Alla fine, sapeva che tutto questo per lei era importante, e il fatto che lo avesse portato lì, per farlo stare a pochi passi di distanza da tre delle persone più importanti della sua vita, era una cosa importante e bella, e se ne era reso conto solo guardando Nicole che gli si presentava con fin troppo entusiasmo.
«Grazie» risposero i due giocatori, mentre Lyall lo scrutava cercando di non farsi notare.
E Anastasia, con tutta la naturalezza del mondo, si riavvicinò a lui per prendergli la mano e insieme si incamminarono verso la tribuna bianca e nera.

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