Martha si stava spazzolando i lunghi capelli biondo miele nel bagno privato della stanza patronale di Villa Black. «Sirius?» chiamò.
Dopo aver cenato da Damian, erano tornati a casa e lei si era fiondata in camera per cambiarsi, perché, aveva detto, era maledettamente tardi e lei la mattina dopo si sarebbe dovuta alzare all'alba. Mentre Sirius la prendeva in giro dicendole che era invecchiata, si era infilata una vecchia camicia da notte azzurro pastello e aveva sentito il marito passeggiare per la casa.
«Martha?» le rispose lui, salendo le scale che portavano alla loro stanza. «Anastasia non è ancora tornata»
Martha, sistemando la spazzola al suo posto, scosse la testa. «Non mi sorprende» gli rispose.
«Non ti sorprende?» domandò lui, sistemando su un appendiabiti incantato i suoi abiti per l'indomani. «Che cosa vuol dire, Redfort, che non ti sorprende?»
Martha scosse la testa ed uscì dal bagno. «Mi vuoi dire che non hai notato niente?»
Lui la guardò con sorpresa. «Ho notato che hai addosso una camicia da notte molto, molto sexy, che non ti vedevo addosso dalla notte del matrimonio di Remus»
Martha gli sorrise, con una nota di malizia a lui ben nota ma sempre sorprendente e gradita.
«Oh, ma immagino tu parlassi della nostra bambina»
«La nostra bambina ha diciotto anni, Sirius» rispose lei spazientita, sedendosi sul letto. «E ha una storia»
«Ha una che cosa?!» sputò il marito, portandosi le mani sui fianchi.
«Una storia, Godric, una relazione, un inciucio» gli disse lei spazientita. «Ma tu davvero non ti sei accorto di niente?»
«Di che cosa mi sarei dovuto accorgere?!» sputò di nuovo lui, con aria quasi spaventata.
«Beh, per esempio, che sono quasi due settimane che non dorme a casa»
«Non dorme a casa?» si stupì nuovamente lui.
«No» rispose Martha stringendosi nelle spalle.
«Ma ieri ha fatto colazione con me!»
Martha scosse la testa. «Dorme fuori» spiegò. «Trasfigura qualche cuscino alla bene e meglio per metterli sotto le coperte, e la mattina all'alba si Smaterializza in camera di Harry per sgattaiolare verso camera sua in punta di piedi»
Sirius la guardò con gli occhi fuori dalle orbite. «Non ci posso credere» sussurrò. «Piccola Malandrina! Ma tu ... Redfort, come diamine fai a saperlo?» si stranì ancora di più. «Non può avertelo detto!» si lamentò, raccogliendo le coperte per stendersi nella sua metà di letto.
«Naturalmente non me lo ha detto, Sirius, ho solo prestato attenzione ai dettagli»
«I dettagli sarebbero dei cuscini Trasfigurati?»
«Non solo quello» spiegò, stendendosi accanto a lui. «Non hai notato che è più felice?»
«Perché dorme da uno sconosciuto?!»
La moglie lo guardò torva. «Il fatto che tu non sappia chi sia, non significa che sia uno sconosciuto»
«Tu sai chi è?»
Martha scosse la testa.
«E questa cosa non ti sta uccidendo?»
Lei continuò a scuotere la testa.
«Come no?»
«Lei è felice, Sirius. E lui le presta le camice, a quanto pare»
«Le presta le camice?»
Martha annuì. «Lunedì scorso, aveva addosso una camicia da uomo»
«Ha detto che era di Lyall!»
«Oh, e tu le hai creduto?» sorrise Martha. «Quando mai hai visto Lyall con una camicia?»
Sirius si trovò a dover incrociare le braccia sul petto e ammettere che la moglie avesse ragione, di nuovo. «Martha?»
«Ti ho detto che non lo so, chi è» rispose lei scocciata. «E comunque, anche se lo sapessi, non starebbe a me dirtelo!»
«No, non è per quello» sbuffò lui. «Da quanto sai che Harry è riuscito a togliere l'incantesimo Anti-Smaterializzazione dalla sua stanza?»
«Oh, amore mio» gli sorrise la moglie. «L'ho messo io, quell'incantesimo: l'ho saputo subito»
Sirius scosse la testa di nuovo, visibilmente contrariato.
«Puoi stare tranquillo, Padfoot»
«Se tu sei tranquilla, bimba, io sono tranquillo»
«Quindi non cercherai in ogni modo di scoprire chi sia?»
«Non ho detto questo»
Martha sorrise e baciò il marito, posandogli una mano sul viso. «Sei il solito idiota»
«Ti amo anche io, Martha»Draco salutò Anya con un bacio a fior di labbra, dopo aver controllato l'orologio da taschino ed essersi scusato, dicendo che doveva scappare, altrimenti Blaise l'avrebbe ucciso. Lei lo aveva guardato salutare Lottie con garbo, e allontanarsi dal bar con la sua solita grazia, avvolto nel suo completo nero. A nulla era servito ricordargli che Lottie era una babbana e che il suo bar, quindi, sarebbe stato pieno di babbani che si sarebbero insospettiti nel vedere un completo da mago.
Anastasia lo guardò sparire dietro l'angolo e riprese a leggere il suo libro di Rune, con gli occhiali da vista posati sul naso, sentendo le signore dietro di lei chiedersi cosa mai stesse leggendo. Era completamente persa nel suo mondo, quando sentì Lottie esclamare: «Oh, George! Non ti si vedeva da settimane!»
Anastasia aveva alzato la testa di scatto.
Non era George.
Era Fred.
Il cognato la salutò con un cenno e indicò la sedia vuota davanti a lei, e lei annuì senza perdere il sorriso, ma guardandolo con sospetto. «Non è orario d'ufficio, questo?»
Fred annuì, fingendo di spiare il quotidiano babbano posato sul piccolo tavolo di metallo. «Certamente. Ma sono stato spedito a fare degli ordini per le materie prime nuove» Indicò un rettangolo scuro sul quotidiano. «Che vuol dire che le azioni crollano?»
Lei scosse la testa. «Lascia stare» gli disse. «Chiedi a Robert, lui lo sa spiegare bene»
Fred annuì, poco convinto, mentre Lottie si avvicinava per prendere la sua ordinazione, e Anya pregò che non dicesse niente riguardo il bel biondo che era stato lì poco prima. Fred le disse che doveva pranzare, e guardò Anastasia per chiederle cosa invece avrebbe preso lei.
«Io ho già mangiato, Fred, grazie» gli rispose, con lo stomaco ridotto ad una lenticchia per paura che facesse qualche domanda riguardo il suo pranzo.
«Che materie prime nuove ti servono?» si trovò a chiedergli, con finta nonchalance.
«Voglio aggiornare le penne Rispostapronta» rispose subito lui, tornando a spiare il quotidiano.
«La formula che usate non funziona più?»
«Oh, no. Funziona benissimo, ma io vorrei che funzionasse ancora meglio» spiegò. «Non è nulla di ufficiale, solo una mia idea di ieri sera, non riuscivo a prendere sonno» continuò. «Oh, che brutta fine che ha fatto»
«Ma chi?»
«Leggi: donna scozzese accoltellata dall'ex compagno a Earl's Court» le disse, passandole il giornale indicando un titolo alla fine della prima pagina. «È dove abitiamo noi»
«Lo so che è dove abitate voi» sorrise lei, afferrando il giornale e scorrendo le pagine fino a quella con l'articolo, fingendo di non essersi accorta che il cognato la stesse scrutando. «È il terzo femminicidio in Inghilterra questo mese» commentò, leggendo l'articolo.
«Anastasia?» la chiamò il rosso.
«Mh?»
«Sei radiosa» le disse, incrociando le braccia sul petto e lasciandosi cadere sulla sedia.
Lei finse di scuotere la testa e non sapere di cosa stesse parlando.
«Dico sul serio, Anya, brilli di luce propria»
«Addirittura?» rispose lei con un sorrisetto e chiudendo il giornale.
Fred annuì con convinzione, mentre Lottie gli serviva il suo hamburger e le sue patatine. Lui la ringraziò con un sorriso, mentre Anastasia si passava una mano nei capelli e faceva ballare una gamba sotto al tavolo per sfogare il nervosismo per la piega che aveva preso quella conversazione.
«Dicevamo?» riprese il rosso.
«Io non ti stavo dicendo proprio niente» sorrise Anya, mentre chiedeva a Lottie di portarle uno dei suoi magici cappiccini.
«Hai la maglietta a rovescio, razza di troll» la provocò allora Fred, spargendo le salse sulle patatine.
Lei, allarmata, si controllò: si rese conto subito che la sua maglietta fosse a posto, e alzò lo sguardo verso il cognato per trovarlo sinceramente compiaciuto.
«Bingo»
Anastasia scosse la testa con aria contrariata.
«Voglio dire, in diciotto anni non hai ancora imparato?»
«Sono in silenzio stampa» sentenziò.
«Guarda che sono contento, se ti vedi con qualcuno» le disse, addentando l'hamburger. Lei rimase sbigottita dal cambio di tono di voce: da divertito per lo scherzo della maglietta, a maledettamente sincero.
«Io non ho detto che mi vedo con qualcuno» rispose lei con tono più scocciato di quanto avrebbe voluto.
«No, infatti» le sorrise lui. «L'ho detto io» spiegò. «Ma non vedo altri motivi per cui avresti dovuto temere così tanto di avere la maglietta a rovescio» aggiunse, dando un altro morso all'hamburger.
Lei si sfilò gli occhiali da vista, sentendosi totalmente disarmata. «Fred»
«Non lo dirò a nessuno, tranquilla» la tranquillizzò lui, coprendosi la bocca piena con la mano.
«A nessuno tranne George, Ron, Robert, Kayla e magari Harry e Ginny, e ...»
«Calmati» le impose lui, mandando giù il boccone. «Se dico che non lo dirò a nessuno, intendo nessuno. Ti stupiresti, sapendo quanti segreti mi porterò nella tomba»
Lei lo guardò torva, sentendosi sempre più agitata sapendo che Fred non avrebbe mollato l'osso tanto facilmente. Per quanto la sua relazione la rendesse felice, non era pronta a parlarne con qualcuno al di fuori di Ted, Nicole o Minerva.
«Allora: lui chi è? Quello della torta?»
Lei avrebbe voluto mostrarsi spazientita, ma non riuscì a non accennare un sorriso.
«Fred» lo richiamò di nuovo.
«Ci ho preso» le sorrise. «Mi fa piacere, insomma, seriamente. Voglio dire, te lo meriti»
«Puoi elogiarmi quanto vuoi» disse di nuovo lei. «Non ti dirò nulla»
«Va bene, non dirmi nulla»
Anya si mostrò stranita. Fred non poteva arrendersi così, lo conosceva così bene da poterci giurare.
«Non ho bisogno che tu me lo dica ...»
Avrebbe davvero voluto ignorarlo, ma sentì qualcosa stringerle il petto in una morsa fredda, mentre il cuore pareva averle preso a battere al centro del collo anziché nel suo solito posto.
« ... perché lo so già»
Rimase a guardarlo per qualche secondo, reggendone lo sguardo con qualche difficoltà.
Sapeva di doversi giocare benissimo la prossima carta. «Stai bleffando di nuovo»
Fred allargò le braccia per allacciare le mani dietro la testa, senza perdere il sorriso.
E lei rimase a scrutarlo, cercando di capire se avesse davvero in mano la carta vincente.
«Tiro a indovinare, okay?»
«No» rispose secca lei.
«Draco Malfoy»
Avrebbe voluto replicare in qualche modo – qualsiasi modo – per sviarlo, fargli credere di avere preso un granchio, ma rimase a fissarlo, senza riuscire nemmeno a sbattere le palpebre, mentre lui sembrava essere sinceramente divertito da quella situazione paradossale.
«Cento punti a Grifondoro!» esclamò allora, sperando di ottenere da lei qualsiasi reazione che fosse diversa da quella faccia imbambolata. Decise di godersela ancora per qualche secondo, poi posò i gomiti sul tavolo per avvicinarsi a lei. «Non ti preoccupare, non l'ho detto a nessuno. E non lo dirò a nessuno, fino a che non sarai tu a farlo»
Lei tornò a respirare e si mise una mano sul petto, come per controllare che il suo cuore fosse ancora lì.
«La festa» ringhiò, come un cane rabbioso.
Fred rise di nuovo. «Ero alla festa di Blaise, sì» ammise, addentando il muffin. «Blaise ci ha chiesto del Whiskey delle nostre speciali scorte e poi ci ha chiesto di fermarci, sai, per ringraziarci. George se n'è andato quasi subito, ma io vi ho visti ... arrivare dal cancello. Lui ... rideva, e te lo giuro, non lo avevo mai sentito ridere. Mi sono goduto lo spettacolo qualche secondo, poi ... me ne sono andato, sai, per lasciarvi vivere in pace questa cosa, qualsiasi cosa sia»
«Perché non me lo hai detto? Insomma, so che eri alla festa, ho litigato con Draco, per questo, ma ... non sapevo ci avessi visti, ecco. Perché non dirmelo?» chiese lei con un filo di voce.
Fred si strinse nelle spalle. «So che hai la testa a posto, Anastasia, e non ti cacceresti mai in quel tipo di guaio. Se sei in questa situazione, è perché ti va di starci, perché ci stai bene» esitò. «Ci stai bene, in questa situazione? Voglio dire, lui ... ti tratta bene? Ti fa stare bene? Al di là del sesso, non voglio sapere di quello, a meno che tu non abbia bisogno di consigli o cose simili, perché per te farei anche quello, ma lasciatelo dire, diventerebbero un po' imbarazzante»
Il modo in cui lei sorrise fu la risposta più sincera. «Non hai nulla di che preoccuparti»
«L'importante è che tu non abbia nulla di che preoccuparti» si pulì la bocca con il tovagliolo per sorseggiare un po' di Fanta. «La Fanta è una delle cose migliori che i Babbani abbiano mai inventato» le disse, sottovoce. «Meglio anche degli aeroplani» Sperava di smorzare un po' la tensione, ma vedeva il panico nei suoi occhi. «Puoi stare tranquilla, Anastasia, per quello che conta, avete la mia benedizione»
Lei si lasciò cadere sulla sedia e scosse la testa. «Promettimi di non dirlo a nessuno»
«Prometto»
«Neanche a George»
Lui esitò. «Neanche a George» acconsentì poi. «Non ne parlerò neanche più, se ti infastidisce. Volevo solo dirti che lo so, e che puoi contare su di me»
«Fred ma io so che posso contare su di te»
Lui le strizzò l'occhio, nascondendo una punta di commozione. «Allora, dimmi: è bravo come si dice?»
Anya gli tirò il suo tovagliolo usato, fingendosi scandalizzata.
«Mi è sempre sembrato uno che sa il fatto suo, in materia»
«Non avremo questo tipo di conversazione»
«Tuo padre e Remus ti hanno fatto il Discorso? Perché a noi lo fecero, e fu terribile»
Lei continuò a scuotere la testa. «Sono sempre in silenzio stampa» gli disse. «Fred, è una cosa mia» gli spiegò poi, cercando di mostrarsi calma ma decisa. «È una cosa meravigliosa, certo, e sono dannatamente felice e vorrei poterlo urlare al mondo intero, ma è una cosa mia, e per ora non voglio che lo sappia nessuno» gli spiegò, con aria implorante.
«Nessuno, chiaro. Ma a me sta bene, mi piacciono i segreti. Puoi contare su di me» ripeté lui. «Soprattutto se mi attribuisci i meriti del suo elfo» aggiunse sorridendo.
Lei rise di nuovo, scuotendo la testa. «Pensavo fossi preoccupato» ammise, poi.
«Che non sappia il fatto suo? Certe cose si imparano solo con l'esperienza» ridacchiò di nuovo. Poi, tornò serio. «Ti riferisci al tatuaggio che ha sul braccio o alla storia con mia moglie?»
«A Kayla, ovviamente. Non mi importa nulla, del Marchio e di tutto il resto»
Fred scosse la testa. «Ho una mia idea, al riguardo»
Anastasia gli fece segno di esporla.
«Non sarebbero durati»
«Perché tu e lei eravate predestinati?»
«No, no, non c'entra» spiegò. «Perché era tutto un volerlo salvare da parte di lei, e non volersi lasciare salvare da parte di lui. Era più un gioco, una corsa, una gara. Se si fossero trovati, lei forse lo avrebbe anche salvato, ma non avrebbero avuto più nulla da dirsi»
Anya annuì, trovandosi stranamente d'accordo.
«E forse sì, alla fine noi eravamo predestinati ... ma loro non sarebbero durati»
Lei annuì di nuovo, riuscendo finalmente ad esporre a parole ciò che si teneva dentro da settimane. «Vorrei tanto poterne parlare con Robert» disse, quasi in un sussurro. «Di tutta questa storia, è ... è la cosa che mi fa più male. Anche più dei trascorsi con Harry, di sua zia Bellatrix o della storia con Kayla»
Non si pentì di averlo detto, perché Fred sorrise e annuì, come per dirle: lo so.
E lei seppe che era sincero.
«Mi dispiace, Draco»
«Non hai nulla di che dispiacerti» rispose lui dall'altra parte del telefono. «Dovresti imparare a scusarti solo quando hai davvero delle colpe»
Anastasia sorrise, seduta sul gabinetto chiuso nel bagno della stanza di Harry e Ginny.
«Incredibile, che ora tu dia delle lezioni di vita a me» lo punzecchiò.
Lo sentì sorridere. «Mai dire mai» le rispose, con un sospiro. «Senti, non mi importa se Fred Weasley lo sa, davvero» la tranquillizzò. «Alla fine, non facciamo nulla di male. Sei più preoccupata di quanto serva. Hai detto che di lui ti fidi, o no?»
«Certo»
«Ecco. È qualcosa di bello, Anastasia. Non hai di che preoccuparti»
Anya chiuse gli occhi. Qualcosa di bello. Draco aveva appena citato Robert, senza saperlo. Forse, alla fine, non era necessario essere così spaventata dall'idea che la sua famiglia lo venisse a sapere. Perché era davvero qualcosa di bello.
«Pensavo che ... beh, che tu fossi preoccupato. Per quello che potrebbe pensare tua madre o ... altra gente»
«Altri ex Mangiamorte, intendi?»
«Più o meno»
«Black, quello che pensa mia madre, che tu ci creda o no, non conta più come una volta. Se ci fosse mio padre, ecco, se ci fosse lui, sarebbe diverso; ma se lui ci fosse ancora, forse io e te non ci saremmo mai incontrati. E poi, una volta era la normalità, sposarsi tra cugini Purosangue»
«Non ti sembra un po' avventato?»
«Nel senso che non siamo esattamente cugini?»
«No»
«Oh, era per dire, santo Salazar»
Lei rise e qualcuno bussò alla porta. «Occupato!» strillò.
«Ma dove sei?» chiese Draco. «Chiusa in bagno?»
«Anya, sto scoppiando»rispose la voce di Kayla dall'altra parte della porta.
«Vai nell'altro bagno, Kayla» le intimò la sorella.
«Okay, sei in bagno. Di quale casa?» sogghignò Draco.
«Di Harry» rispose Anastasia in un sussurro.
«Ma sei al telefono?» le chiese Kayla.
«Kayla, vai nell'altro!»
«Non puoi occupare un bagno per stare al telefono!» si lamentò la maggiore.
«Quindi sei al telefono con me nel bagno di casa Potter mentre Kayla bussa alla porta» le disse Draco trattenendosi dal ridere. «Forse non sono io che ho paura di cosa potrebbe pensare la mia famiglia»
«Vai a -»
«Anastasia, non osare» le disse Kayla.
Draco rise di cuore, senza più riuscire a trattenersi. «Vorrei chiudere questa telefonata, ti giuro, so che ti aiuterebbe. Ma è troppo divertente»
«Non parlavo con te, Kayla» sbuffò Anastasia. «Dammi un minuto»
«Oh, vorrei avercelo, un minuto» sbuffò la Serpeverde. «Quando sarai-»
«Ti richiamo»
«Mi manchi, Anastasia Black. Mi manchi più di quanto non mi piaccia ammettere, quando non ci sei»
«Lo dici perché sai che non posso risponderti a dovere»
«Si, può essere» ridacchiò lui. E attaccò. Lei rimase a fissare il telefono spento per qualche secondo prima di alzarsi e spalancare la porta.
«Mi hai davvero fatto un discorso che aveva a che fare con "quando sarai madre capirai"?» chiese alla sorella, corrucciando la fronte.
«No, non sono ancora così vecchia» rispose Kayla. «Era "quando sarai incinta e avrai due bambini che giocano a Quidditch con la tua vescica, capirai"» Entrò nel bagno e chiuse la porta dietro di sé. «E comunque lo sappiamo tutti, che hai un nuovo ragazzo» aggiunse, mentre Anya pensava che sarebbe stato meglio andarsene. «Non serve che tu ti chiuda in bagno per telefonargli»
Scuotendo la testa, si allontanò dalla porta e recuperò le scale per scendere e dedicarsi ai suoi nipoti con l'obiettivo di distrarsi da quella conversazione.
Kayla, se solo sapessi, non saresti così serena.
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cascasse il mondo
Romance(SEQUEL DI PIU DI IERI) «Anastasia Black» «Sì?» «Rifammi la domanda» Lei inclinò la testa di lato, fingendosi scocciata. «Quale?» «La prima, del primo giorno» rispose lui sicuro. «Sai cosa è una Marlboro?» domandò di nuovo, senza capire. «Non q...