3. Chiudi gli occhi e rilassati...

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Sono passate due settimane da quando mi sono trasferita a casa di Evan e domenica sarà un mese da quando il mio papà mi ha lasciata.
Ripenso ai nostri momenti felici...mentre osservo il cielo guardando fuori dal finestrino, una lacrima scende incontrollata sulla mia guancia, mi affretto a scacciarla via non voglio che Jacob se ne accorga...se c'è una cosa che proprio non sopporto è fare compassione alle persone.

Evan non ha mai mostrato compassione nei miei confronti e questo l'ha reso attraente ai miei occhi, il modo con cui si pone, come mi tratta, la cura e l'attenzione che ci mette nelle cose che mi riguardano...l'hanno reso con il passare del tempo affascinante ai miei occhi.

'Basta Angela' mi suggerisce la mia coscienza, ma proprio non riesco a spiegarmi perchè di tanto in tanto nella mia mente si insinua il pensiero di Evan e questo accade ogni giorno...da un paio di giorni.

Tiro un sospiro di sollievo quando la Jeep imbocca l'ingresso del parcheggio sotterraneo, non vedo l'ora di stendermi sul letto, la giornata universitaria è stata sfiancante.

"A domani Jacob" dico aprendo la portiera.
"Aspetta Angela" dice e io mi blocco " venerdì io e il mio gruppo andiamo in un locale che ha  aperto da poco nella periferia di Toronto, ti va di venirci? Puoi portare chi vuoi" aggiunge sorridente.
"Con immenso piacere" dico uscendo finalmente dall'auto.

Entro in ascensore e quando le porte si aprono il profumo familiare di Evan mi entra nelle narici.
Che buon profumo penso tra me e me, sfilandomi le scarpe e camminando a piedi nudi sul pavimento in marmo.

"Sono a casa Greta" dico alzando il tono della voce.
"Sono in cucina tesoro" urla di rimando.
Percorro il corridoio e mi fermo davanti alla porta della cucina, c'è un profumino nell'aria.
"Che cucini di buono?" chiedo avvicinandomi a lei e salutandola con un sonoro bacio sulla guancia.
"Penne all'arrabbiata, stasera ti tengo compagnia a cena" dice e avverto un senso di fastidio allo stomaco.
"Evan non c'è?" chiedo mascherando la mia delusione.
"No" dice osservandomi attentamente.
"Serata romantica?" chiedo fingendomi indifferente.
"Cena di lavoro" risponde divertita.
Sono sollevata, ma poi perchè non deve importarmi  ció che fa Evan nel suo tempo libero.

"Vado a darmi una ripulita, mi metto comoda e sono subito da te" dico sorridendole.
"Non metterci più di mezz'ora" dice autoritaria.
Alzo le mani al cielo e giro i tacchi salendo al piano di sopra.

Entro in camera e mi spoglio velocemente, completamente nuda entro in bagno e mi fiondo sotto al getto caldo della doccia, dopo essermi lavata per bene esco e mi avvolgo nell'accappatoio, è così morbido che mi viene voglia di scendere così a cena, ma non posso..
Mi asciugo in fretta e indosso il mio pigiama, pantaloncini e canotta anche d'inverno...la sola idea di avere pantaloni e maniche lunghe tra le lenzuola mi fa venire la claustrofobia.
Indosso la vestaglia e le pantofole e scendo al piano di sotto.

"Eccomi pulita e profumata" dico sorridente.
"Sai quando sei arrivata, Evan mi ha chiesto se avessi cambiato il profumo per ambienti" dice e io la osservo incuriosita.
"Che vuoi dire?" chiedo.
"È entrato in casa e mi ha detto che c'era un buon profumo nell'aria e che avevo fatto bene a cambiare profumatore" dice " ma non avevo cambiato nulla" aggiunge facendomi sorridere.
A Evan piace il mio profumo, come a me piace il suo.
'Piantala Angela'.
Greta mi fissa cercando di capire cosa mi frulla per la testa.

"È pronto o no?" chiedo sviando l'argomento.
"È pronto" dice felice "siediti" mi ordina e dopo poco mi mette davanti un enorme piatto fumante.
Inizio a mangiare con foga.

"Non hai mangiato oggi?" chiede divertita.
Ingoio il boccone "solo un pacco di salitini" rispondo imbarazzata.
"Menomale che ho buttato un pó di pasta in più" ridacchia divertita.
"Si mi sa proprio che faró il bis" dico soddisfatta.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora