49. Lei è affar mio!

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Evan

Dopo essermi assicurato che Angela dorme profondamente, indosso un pantalone di tuta nera, una felpa grigia con il cappuccio e senza nemmeno guardarmi allo specchio, mi infilo nell'ascensore.

Da quando ho sentito quella voce, la sua, il mio cuore martella nel petto senza sosta e l'ansia mi sta logorando lo stomaco espandendosi a macchia d'olio lungo i miei arti, costringendomi a contrarre la mani più e più volte.

Sono passati anni dall'ultima volta che l'ho vista, provo ad immaginare come possa essere diventata, ma quello che mi preoccupa di più è il motivo che l'ha spinta a venire qui.

Era inevitabile, avrei dovuto prevederlo, avrei dovuto mettere in conto questa eventualità. Sono stato stupido e cieco. Infondo questo è uno dei difetti dell'amore, ti fotte il cervello e ti fa agire di impulso.

Le porte dell'ascensore si aprono, rivelando l'ampio ingresso illuminato a giorno, del palazzo in cui abito.
Passo accanto alla reception, salutando con un cenno del capo Edward per poi raggiungere la piccola hall.

Rallento il passo quando seduta su uno dei divanetti in pelle nera, riconosco la sua figura familiare.
La osservo attentamente, i suoi capelli biondi sono ormai scuri come la pece e la sua aria sbarazzina è stata sostituita da un'espressione a me sconosciuta.

"Evan" afferma scattando in piedi appena si accorge di me "devo dire che in tuta hai tutto un altro fascino" aggiunge superando il tavolino di vetro e una volta allargate le braccia si butta letteralmente al mio collo, stringendosi a me con forza.

"Non mi inviti a salire?" chiede dopo poco staccandosi da me quel tanto che basta per guardarmi negli occhi con aria sospettosa.
"Lei è qui?" chiede ancora ed i suoi occhi tristi sono attraversati da una scintilla di curiosità.
"Andiamo alla caffetteria all'angolo" le dico voltandomi di spalle proseguendo in direzione del portone d'ingresso.

Entriamo nella caffetteria e ci accomodiamo in un tavolo infondo alla sala. Ce ne stiamo in silenzio per un pò, imbarazzati e intenti a scrutarci con attenzione.

"Sei cambiata" sospiro e lei alza le spalle " da quanto sei qui?" chiedo ancora senza smettere di guardarla. Sta per rispondermi, ma poi si zittisce quando il cameriere poggia sul tavolo le nostre ordinazioni.

"Tu sei sempre bello, Evan" afferma afferrando il suo muffin per poi morderlo con avidità. Sembra non mangi da giorni e ha delle occhiaie spaventose, il che mi suggerisce che non deve passarsela poi così bene.

"Perchè sei qui Cristine?" le chiedo diretto per poi prendere un sorso del mio caffè nero "perchè sei venuta a bussare alla mia porta e non alla sua?" chiedo ancora e lei abbassa lo sguardo.

"Non è facile" sospira giocando con la sua tazza di cioccolata calda " ho scoperto il suo nome poche settimane fa, attraverso i giornali. Potevo mai presentarmi alla sua porta?" chiede ancora riportando l'attenzione alla sua tazza.

"Da quanto state insieme? Dio Evan mi sembra uno strano scherzo del destino. Tu e lei, insieme c'è dell'incredibile" afferma appoggiandosi allo schienale della sedia.

"Da un pò, sono innamorato pazzo di lei" affermo confessandole i miei sentimenti. È inutile mentirle, è meglio che sappia con chiarezza come stanno le cose.

"Cavolo, Evan Sanders il ragazzo con il cuore di ghiaccio si è innamorato" afferma divertita alzando lo sguardo in direzione del mio viso "e Carlo? Come l'ha presa?" chiede distogliendo lo sguardo "conoscendolo posso immaginare. Da ragazzini era geloso anche di te" afferma sorridendo divertita e per un attimo riconosco di nuovo la ragazzina che abitava infondo alla strada.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora