Sono passati tre giorni da quando Evan è apparso sulle reti nazionali del Canada. Il suo appello struggente ha smosso un' intera nazione. Le forze dell'ordine hanno chiuso i confini del paese e ci sono squadre di ricerca che lavorano giorno e notte senza sosta. La città è tappezzata di foto di Aran e si parla di lui in tutti i programmi televisivi e ai notiziari.Da un lato è stato commovente vedere che i miei concittadini, che avrebbero potuto fregarsene di Evan, si siano mobilitati per trovare, come ormai lo definiscono tutti, il bambino dagli occhi verdi. Dall'altro è estenuante ricevere ogni giorno chiamate di false segnalazioni, solo per accaparrarsi la ricompensa messa in palio da Evan.
I suoi rapitori sembravano spariti nel nulla e questo ci ha tenuto con il fiato sospeso fino a poco fa, quando il telefono personale di Evan ha iniziato a suonare e la voce di uno dei rapitori ha riempito ogni angolo di questa casa.
Osservo Evan parlare in modo calmo e preciso, mentre la squadra di poliziotti, che da tre giorni si è accampata nel nostro salotto, ascolta con un strano telefono che registra e filtra ogni singolo rumore, la chiamata. Evan si sta impegnando a far durare la telefonata quanto più possibile, in modo che la polizia possa agganciarsi alla cella per capire in che parte della città occorre muoversi.
"Ho fatto quello che era in mio potere" afferma Evan tagliente, dal suo tono di voce non trapela alcun tipo di sentimento. Lo osservo mentre ascolta attentamente ogni singola parola che l'interlocutore gli sta riferendo fino a quando la sua espressione da seria si trasforma in un cipiglio.
Alza una mano per attirare l'attenzione dei poliziotti e fa segno loro di aspettare. Conclusa la chiamata il suo petto va su e giù per l'agitazione "forse so dov'è" afferma facendo scattare in piedi tutti i presenti in sala.
"Greg ti ricordi quando andammo da Miss Vivian la prima volta?" chiede all'amico che annuisce con un espressione confusa.
"Si e con questo?" chiede Greg non capendo dove voglia arrivare. Così come noi che non capiamo cosa stia dicendo.
"Dove vuole arrivare signor Sanders?" gli chiede uno dei poliziotti.
"Miss Vivian ci svelò un dettaglio che credo nessuno possa conoscere oltre lei" afferma e questa volta sorride, ma è un sorriso amaro "mi sono lasciato fottere davvero" afferma incredulo.
"Evan?" lo richiamo e lui mi osserva "ci aiuti a capire?" gli chiedo avvicinandomi e lui annuisce.
"Il rapitore mi ha appena detto che Aran è un bastardo e che è stato messo al mondo da sua madre mentre era in coma etilico" afferma e Greg batte le mani tra di loro.
"L'unica a possedere la cartella clinica di tuo fratello è lei" afferma Evan.
"Dobbiamo andare all'orfanotrofio e rivoltarlo come un calzino" afferma Greg alzandosi in piedi, prende il cellulare dalla sua tasca e se lo porta all'orecchio "ho bisogno di un mandato...Adesso" afferma per poi fare cenno ai poliziotti e ad Evan di seguirlo.
"Vengo con te" affermo avvicinandomi a lui.
"No, aspettami qui. Questa volta ti prometto che non tornerò a mani vuote" sospira afferrandomi per i fianchi e stampandomi un bacio dolce sulle labbra.
Osservo la sua schiena e le sue grandi spalle allontanarsi dal salotto, mentre un senso di ansia mi attanaglia lo stomaco, speriamo che questa volta lui abbia ragione.
Evan
Premo il piede contro l'acceleratore con tutta la forza che ho in corpo, muovendomi tra le altre auto e fregandomene di tutti gli stop, dei semafori e delle strisce pedonali che incontro.
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Prenditi cura di lei
Romance•Prenditi cura di lei Quando il destino ti porta via i tuoi affetti, quelli che per natura dovrebbero sorreggerti e aiutarti in questo percorso chiamato vita...mettendo in discussione tutto ció in cui credi... ...ma poi quello stesso destino ti port...