35. "Rosa Rossa"

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Annuso il dolce profumo delle rose che mi hanno appena fatto recapitare a casa, provo a contarle ma sono davvero tante ed a sorreggerle vi è un bellissimo vaso in vetro nero.

Perfettamente al centro dell'enorme mazzo, tra le rose bianche come il latte, spicca l'unica rosa rossa. Ne accarezzo i petali morbidi con la punta delle dita ed un sorriso spontaneo si fa spazio sul mio viso.

"C'è un biglietto" sussurra Camila al mio fianco, inclino di poco la testa per osservare la bustina argentata legata al vaso con un nastro rosso.
L'afferro e la apro lentamente, come se avessi il timore di scoprire che il mittente non sia chi voglio io. Nella mia mente si ripete un solo nome, ma il mio cuore in apprensione ha paura di rimanere deluso.
Prendo un bel respiro ed estraggo il biglietto bianco custodito all'interno della bustina.

Chi non osa afferrare le spine, non dovrebbe mai desiderare la rosa.
Prendi la rosa rossa e portala con te, ti aspetto di sotto.

"Non c'è la firma" sospiro ansiosa poggiando il biglietto sul tavolo e Camila ne approfitta per impossessarsene e leggerlo  per poi precipitarsi verso le grandi finestre.

"Non riesco a vedere" sbuffa cercando di sporsi il più possibile contro la vetrata. Mi avvicino piano a lei con l'ansia che mi divora lo stomaco.
E se non fosse lui?
Le rose bianche simboleggiano l'amicizia e la rosa rossa potrebbe sottendere una proposta d'amore. Il pensiero che tutto questo sia opera di Alex, comincia a farsi spazio nella mia mente ampliando quel buco di delusione che si è creato al centro del mio petto.

"Non capisco perché tu stia ancora qui impalata" sospira Cami.
"Che dovrei fare?" le chiedo e lei mi osserva sconvolta.
"Andare a prepararti e scendere di sotto dal tuo ammiratore segreto?" mi chiede sarcastica.
"E se fosse Alex?" le chiedo " cosa dovrei dirgli?" domando ancora sbuffando.
"Ne approfitti per chiarire la tua posizione, anche se io non credo sia lui" risponde accendendo in me quel barlume di speranza.
"Va bene" sospiro per poi seguirla in camera mia.

Mezz'ora più tardi mi infilo nell'ascensore del mio palazzo, osservando la rosa che stringo tra le mie dita, facendo attenzione a non pungermi con le sue spine. L'avvicino al mio naso e annuso ancora quel suo dolce profumo, cercando di rendere sopportabile quel senso d'ansia che mi attanaglia lo stomaco e mi rende irrequieta.

L'ascensore si apre e a passi lenti e leggeri mi avvicino al portone del palazzo. Il sole è alto nel cielo ed i suoi raggi che riflettono sul vetro della pensilina mi colpiscono gli occhi, li socchiudo per poi portarmi la mano libera all'altezza della fronte.

Mi guardo intorno e mi soffermo ad osservare l'enorme Mercedes nero che occupa il marciapiede alla fine della scalinata del mio palazzo. Quella macchina non mi dice proprio nulla e questo non fa altro che confermare la mia ipotesi, ricordandomi che ad ogni uscita con Alex lui era solito presentarsi con un'auto diversa.

Prendo un bel respiro e scendo quelle scale aumentando la presa delle mie dita sul gambo della rosa a causa della tensione che cresce sempre di più, passo dopo passo.

Sceso l'ultimo scalino, mi avvicino tremolante per l'ansia a quell'auto dai vetri oscurati, ne afferro la maniglia e mi sembra quasi di svenire quando quel profumo virile, che ormai è divenuto l'essenza della mia vita, mi investe come un'ondata e quei suoi occhi di ghiaccio si incastrano ai miei senza lasciarli mai, nemmeno quando salgo in auto e mi sistemo sul comodo sedile in pelle rossa.

Emetto un sospiro di sollievo quando la sua mano si posa sulla mia coscia nuda, investendo la mia pelle di tanti piccoli brividi.
È lui, penso felice.
È lui, mi ripeto sospirando.

"Angelina" mi saluta con un sorrisetto compiaciuto sul viso.
"Evan, grazie per le rose" gli rispondo e lui mi sorride osservando la rosa rossa che ho tra le dita.
"Lei è quella speciale" sospira per poi mettere in moto l'auto.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora